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Lei corre. Corre finché non si stanca e cade a terra. Si fa male ma il dolore è sopportabile in confronto al resto. Lo spazio in cui si trova è costituito dal buio. Forse è una stanza o forse è un labirinto. Non riesce a trovare la strada per tornare a casa. Non riesce a stare un minuto in più in quel posto buio e dall'aspetto macabro. Ha bisogno di fuggire via da quel posto così tenebroso.

Riprende a correre, non fa caso alle ginocchia sbucciate, va avanti senza mai fermarsi. In lontananza vede qualcosa, una luce più precisamente. Quella luce è così forte che riesce persino ad abbagliarla. Raggiunta la luce nota che non si trova più immersa nell'oscurità.
Vede lampeggiare dei lampioni sopra la sua testa. La sua vista però è diventata sempre più offuscata. Le gira la testa e vorrebbe gettarsi a terra per il forte dolore ma deve resistere.

«c'è qualcuno?» ma non riceve nessuna risposta. «aiutatemi, vi prego» scongiura al nulla di aiutarla.
Però guardandosi bene attorno, capisce di conoscere quel posto. È il suo ricco quartiere, trova però delle differenze rispetto a quello che riesce a ricordare.
Riesce a vedere in lontananza una folla. Inizia a correre, deve riuscire a raggiungerla perché ha bisogno d'aiuto.

Li raggiunge con immensa fatica, le gira ancora la testa. Nessuno appartenente alla folla degna di un misero sguardo alla povera ragazza impaurita. Viene attratta da un rumore. Il pianto di un bambino riesce ad ipnotizzarla. La ragazza si fa spazio fra la folla e sorprendentemente riesce a trapassare i loro corpi.
«cosa mi sta accadendo?» non ricorda in effetti di possedere dei poteri che le permettono di trapassare i corpi.

Vede il bambino piangere, quel bambino dall'aspetto così familiare. Accanto a lui vi è il corpo di una gracile bambina, distesa a terra con la testa macchiata di sangue.
La bambina ha un aspetto così familiare: quei vestiti, quel corpo bianco latte e quei capelli castani corti. Non c'era altra spiegazione: la bambina è proprio lei.

LUCAS' POV

Violet sta strillando. Sono rimasto sempre al suo fianco ma nonostante questo lei continua ad avere paura. Sta sudando, i suoi soliti incubi le fanno visita.

Entro in panico ogni qual volta succede.
Non so cosa fare. Potrei dirle mille cose per farla calmare ma non ne riesco a dire nemmeno una.

«Violet» è l'unica cosa che riesco a pronunciare. Lei non mi sente, sta ancora sognando e delle lacrime iniziano a solcare il suo volto.

Il suo battito cardiaco è accelerato, riesco a percepirlo. Scalcia, urla e chiede aiuto. Ma non sono io il "salvatore". Non sarò mai io colui che potrà salvarla. Perché io non sono lui.

Questo incubo la sta lacerando lentamente. Non riuscirò mai a dirle la verità. Non riuscirei a perdonarmi se lo venisse a scoprire. Dovrò tenere questo peso per il resto della mia vita.

Il suo battito ha ripreso a battere normalmente, si è calmata ma ho fallito miseramente.

VIOLET'S POV

Anche stanotte non sono riuscita a dormire. Perché questo maledetto incubo mi perseguita?

Lucas ed io siamo rimasti abbracciati per l'intera notte, spero solo di non averlo svegliato. Sa del mio incubo ma ha detto che non è nulla di grave.

«buongiorno Hazel» la sua voce roca al mattino riesce a farmi tornare nella realtà.

«buongiorno» non ho neanche la forza di continuare a parlare che richiudo gli occhi.

«Violet è tardi» si premura a dirmi.

«altri cinque minuti mammina» lo scongiuro ma non cambierà niente. L'aereo mi aspetta e devo prepararmi.

Con la delicatezza di un elefante la procreatrice si piomba nella mia stanza.«forza tesoro preparati, tuo padre ha finito di mettere le valige in macchina. Buongiorno Lucas dormito bene?» ma se fino a ieri era contraria, bipolare.

«buongiorno signora Cullen, ho dormito bene, grazie»

«come cavolo sei entrata? Ho chiuso a chiave ieri, adesso inizi anche a scassinare le porte?» sono in preda ad una crisi, mi sento male.

«Violet lascia stare» parla sottovoce Lucas.

«Violet stanotte ti ho sentito gridare o mi sbaglio?» quindi mi ha sentito. Cara madre tua figlia, la cosiddetta "pazza psicopatica" ogni notte fa lo stesso incubo, non riesce a trovare una motivazione valida. Sicuramente hai sentito male.

«ti sbagli. Non ho gridato, te lo sarai sognato. Adesso devi uscire, devo cambiarmi» mi alzo di malavoglia dal letto e la spingo fuori dalla porta.

«allora esco anch'io» Lucas è diventato rosso. Il mio Lucas si imbarazza, è così dolce.

«non c'è bisogno. Mi hai già visto in intimo, ricordi?» lo stuzzico, voglio vedere come reagisce.

«smettila» si copre il viso con le mani.

«ormoni in subbuglio» strillo e inizio a spogliarmi. Metto un top nero ed un paio di pantaloncini bianchi e per finire le mie adorate scarpette everlast. Non mi trucco, non ho voglia di fare niente.
Il mio incubo continua anche da sveglia.

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«Tesoro prendiamo noi le valige, comincia ad entrare insieme a Lucas, noi ora ti raggiungiamo» grida la donna che per l'intero viaggio non ha fatto altro che darmi raccomandazioni.

Sono all'aeroporto e ho l'ansia a mille.
Lucas però nonostante tutto continua a starmi vicino anche se non dovrebbe.

Mi volto verso Lucas e delle lacrime iniziano ad inumidirmi le guance fino a scendere sulle mie labbra. L'abbraccio e non voglio più lasciarlo andare, mi stringe forte a sé.

«piccolina non fare così»

«odio lasciarti nelle loro grinfie. Ti prego, non farti convincere. Sono degli ottimi bugiardi»

«Violet devi stare tranquilla. Io mi fido ciecamente di te» lui si fida ciecamente di me, sta sbagliando, non dovrebbe fidarsi di me. Sono una pessima amica, la peggiore che potesse mai avere. Mi rincresce lasciarlo con tutte le bugie che gli ho raccontato. Lucas non ne sarebbe così entusiasta.

Sorrido e gli bacio la guancia, dicendogli per la milionesima volta che mi mancherà, lui fa lo stesso e mi lascia percorrere l'uscita per raggiungere l'aereo. I miei genitori arrivano con le valige. Le prendo, i mei "parenti" provano ad abbracciarmi ma li schivo. Non voglio avere nessun tipo di contatto umano con loro.

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Sto già sudando. Le mie mani tremano.

«appena scendiamo se hai bisogno con le valige non dubitare a chiamarmi» mi sussurra all'orecchio.

«grazie ma non sono una pappa molle, ho abbastanza forza per prendere due misere valige»

«okay... forzutella»

«grazie Luke» mi rivolge un sorriso smagliante e continua a riprendere quello che aveva interrotto: picchiettare sul seggiolino a ritmo di musica. Non so bene quale sia ma è una bellissima melodia.

Lui è Luke. Luke: muscoloso, alto, sguardo magnetico. Mi perdo nei suoi occhi color oceano. Ci si può specchiare dentro. Il suo sguardo mi annebbia il cervello. Capelli biondi, ma ha sfumature castane. Il suo labbro è roseo e carnoso. Il piercing nel labbro inferiore gli sta da dio.

Avverto un rumore brusco.
Dopo svariate ore l'aereo è atterrato in Italia.
Che la nuova avventura abbia inizio.

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