Tre

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Finita la giornata scolastica un sorriso e un misto di sollievo si impradoni di sé stessa, e con esso anche un sospiro.

Per fortuna non aveva più incrociato Lyndon. Si diresse nel autobus e in quattro quattr'otto fu a casa.

Il silenzio regnava in casa, ed era al quanto insolito dato che sua madre a quel ora era sempre ai fornelli con i mille aggeggi tra le mani che emettevano abbastanza rumore, per non parlare del piccolo fratellino che urlava gioioso al suo ritorno ma oggi niente. Nessun rumore, nessuno ad aspettarla.

Si diresse in cucina e trovò sul frigorifero un post-it sono al lavoro e Frank e dalla nonna, arrangiati bacio la tua mamma.

Si guardò intorno, senza saper bene cosa fare. Non aveva fame, così si diresse al piano di sopra per farsi un bel bagno rilassante era proprio quello che ci voleva dopo una giornata così stressante.

I suoi pensieri ricadevano sempre su Lyndon, del perché non la lasciasse in pace. Insomma poteva avere chiunque perché proprio lei?

La sua fortuna era quella di incontrarlo solo a scuola, così da mettergli di poter essere libera durante tutto il pomeriggio e la sera.

Si era imposta di non pensarlo ma non ci riusciva, ormai le esplodeva la testa così affondo la testa nell'acqua era l'unico modo per scacciare via i pensieri risalì per prendere aria e si accorse di una presenza nella stanza accanto, non poteva essere sua madre allora chi era?

Rimase in silenzio per un po', per accertarsi che fosse soltanto un semplice rumore o il gatto o una semplice impressione delle volte capita.

Zero rumori, si rilassò e ritorno sotto.

Appena risalita c'era lui, Lyndon, chiuse gli occhi e li riapri pensando che fosse un allucinazione e invece, lui era proprio lì davanti a lei che l'osservava in modo indescrivibile.

Presa la consapevolezza della sua presenza, gli uscì un gridolino di paura.

Che spavento.

-Mantengo sempre le promesse- un ghigno malefico sul quel viso, la fece rabbrividire.

-Avevo detto che non era finita-

Stava per allungare una mano sui capelli bagnati della bionda che furbamente lo anticipo e si spostò, era evidente che era spaventata chi non lo sarebbe stato.

A ciò stranamente lui uscì dal bagno sbattendo malamente la porta, sussurrando qualcosa di non comprensibile.

Il riflesso della giovane, nello specchio risaltava i suoi capelli bagnati, che da bagnati sembravano di un castano scuro eppure erano biondi oro soprattutto al sole,risplendevano. Fuori pioveva, è così si vestì velocemente mettendo un maglione di lana che le arrivava sotto al sedere senza mettere niente altro, in casa c'erano i riscaldamenti faceva caldo o per lo meno si stava bene.

Il resto della casa era buia a parte la luce della bagno accesa alle sue spalle, c'era un silenzio assordante quasi da mettere i brividi. Si diresse in cucina dove la luce era accesa stranamente, e lo rivide di spalle molto concentrato a cercare qualcosa nella dispensa. Non era ancora andato via?

"Hey hey cosa fai? Adesso cerchi di rubarmi anche il cibo?" Disse in soffio, il cuore gli stava uscendo fuori dal sincrono.

Lui accorgendosi della sua presenza, si volto in un attimo e le sorrise dolcemente.

-Sai sono un grandissimo chef? Cercavo qualcosa di commestibile da prepararti- a questa affermazione rimase sconvolta, e la bocca semi aperta risaltava è metteva in evidenza la sua sconvolgente reazione.

Non lo aveva mai visto in quelle vesti, di solito era scorbutico. Si rivolgeva a lei soltanto in modo dispregiativo, la  considerazione  che aveva di sé stessa era paragonabile a un brutto scarafaggio o almeno era così che si immaginava che la vedesse Lyndon.

Un comportamento del genere non povera farle che piacere, e un sorriso spontaneo gli si recò in viso.

Le sembrava quasi, la felicità. Quella immensità di emozioni nel suo spomaco, degli elefanti altro che farfalle.

In men che non si dica si capulto nella realtà, non poteva provare quelle assurdità.

Un maniaco gli era entrato in casa così, senza preavviso e chissà con quale mezzo poi.

Dalla felicità più in assoluto ad una rabbia infuocata, sospiro cercando di essere più ragionevole possibile.

Cercò di formulare una frase sensata che non lo facesse infuriare.

Insomma doveva pur tutelarsi, era pur sempre da sola con un ragazzo super bipolare. Se gli fosse successo qualcosa, di certo non sarebbe arrivato un super eroe a salvarla.

"Sai che questo è grandissimo reato? Sai potrei denunciarti" sussurro, facendo attenzione al tono di voce. Ci andò molto cauta. Forse non troppo.

La sua insicurezza, non gli permise di alzare troppo la voce, era quasi un sussurro impercettibile, credeva non lo avesse sentito.

Intanto, lui continuava a friggere delle uova nel tegamino, dopo alcuni secondi  si fermò a guardala.

-Ah e dimmi che reato ho commesso? C'è per caso il rischio di morte?- l'espressione del viso era rilassata e a tratti quasi buffa. Era sicuramente di buon umore.

Selly sempre più sorpresa, quasi non sembrava lui, lo guardava, lo osservava, lo studiava. E tutto ciò che stava ammirando, gli piaceva e non poteva fare a meno di sorridere.

Un ridiolio, gli fuori uscì in modo molto naturale.

-Cosa c'è da ridere ragazzina?- eccolo è ritornato il solito Lyndon, il suo sguardo freddo. Non cantar vittoria prima del tempo.

"Stavo.. Pensando" balbettó velocemente, non voleva farlo arrabbiare.

Bipolare era bipolare e lei doveva sopportarlo proprio così come era senza fiatare non aveva alternative.

Passo dopo passo, si avvicino a lei,
viso a viso, si scrutavano con gli occhi per dei secondi forse minuti, sfioro le sue labbra sensualmente

-pensavi a quanto fossi estremante attraente?- Oh no, è un genio questo.

Non stava pensando a niente del genere, gli sarebbe piaciuto forse.

A sto idiota.

Era alquanto inquietante, ma alla fine dei conti lo assecondo e così un sorriso sincero si allargo sulle loro labbra.

SEI MIA CHE TU LO VOGLIA O NO (revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora