Ventotto

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Le delusioni chiudono il cuore, e Selly aveva voglia solo di andare via di lì, via da lui ancora una volta. Perché lei credeva vero ciò che desiderava, credeva che Lyndon fosse cambiato invece era tutto un illusione.
Scoppiò in un pianto liberatorio, un pianto da bambina singhiozzò senza freni né vergogna. Voleva liberarsi e lo fece senza contegno.

Lyndon, la prese in braccio come si fa con una bimba piccola, la accarezzo amorevolmente, dimostrandole tutto il suo amore. La bionda rimase in silenzio , socchiudendo pensosamente i suoi occhi nocciola.

Il raggio di sole che entrava dalla finestra, quasi come se li stesse accarezzando, Lyndon era disteso al suo fianco con un braccio intorno alla vita della bimba. Aveva le somiglianze di un angioletto, peccato che era un diavolo super rosso.

La cosa peggiore che una persona possa fare è non far trasparire emozioni, mostrare indifferenza totale è così decise di fare. Era ormai troppo esasperata, le aveva provate tutte, quella era l'ultima carta da giocare. Sapeva che Lyndon si sarebbe preoccupato più di un suo silenzio che delle urla, avrebbe dovuto imparare da lui. Pensò che non doveva essere poi così tanto difficile.

Sì alzo velocemente dal letto,  fregandosene se si potesse svegliare.
Prese tutto l'occorrente e andò in bagno, una volta fatte tutte le abitudini mattutine uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle appositamente con mano scialla tant'è che sbatte e sveglia Lyndon che era in un letargo bestiale. Lui però strizza gli occhi e la  osservò con troppa attenzione. Sentì i suoi occhi incollati alla sua schiena.
È inutile che mi guardi, non leggerai nulla di ciò che provo.
<Io...mi dispiace tanto, mia piccola> si scusò, vergognandosi. Alcune note risuonavano nel aria. Lyndon era ritornato a sedersi, pizzicando le lenzuola del letto.
"Il dispiacere, caro Lyndon, è davvero l'ultima cosa che voglio da te."

<Perdo la testa solo a l'idea di non saperti mia..io ho bisogno..>le sussurrò, piegandosi sul lungo collo della sua amata. Veramente questa è la giustificazione all' umiliazione che mi ha riservato? Veramente merito questo? Lui poi alzò la testa, fissando i suoi occhi scuri pieni di astio.
"Ecco appunto parliamo sempre dei tuoi bisogni.. mai dei miei" lo interruppe in tono glacialiale, più di quanto lei stesse si aspettasse.

Terminato il discorso , si alzò con nervosa eleganza dal letto, tornò in camera per prepararsi. Le mattinate  di febbraio  erano piuttosto fredde, sì avvolse  in una pesante sciarpa di lana. Ad una prima occhiata poteva sembrare che un pitone la stesse strangolando, ma almeno la teneva caldo.
Uscì di casa e iniziò a camminare. Passò sopra le mura e si guardò  intorno alla ricerca di un uomo, un simpatico clochard che spesso sonnecchiava sulle panchine.
Sua madre era solita portargli qualcosa da mangiare e quella mattina decise di fare lo stesso. I suoi occhi tristi avevano il dono di guardare nell'animo e quando si posavano su di lei aveva come l'impressione che riuscissero a leggergli dentro.

In quel momento si senti vuota dentro, guardava il suo riflesso in un finestrino di un auto, il suo sguardo era il nulla.
Era vuoto. Si domandò frustata come era passibile che ogni volta senza di lui , lei si sentisse così.

L'illusione di un Lyndon diverso ebbe il sopravvento, una delusione troppo forte per il suo cuore grande. Un cuore ormai rotto in mille pezzi. Chissà se lui ne era consapevole del male che gli faceva. Quella violenza gratuita, era viva dentro di lei forte più che mai. La aveva colpita come un fulmine al ciel sereno. È sicuramente tutto quello l'averebbe fatta cambiare.

SEI MIA CHE TU LO VOGLIA O NO (revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora