Sette

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-"A tavola"- tempismo perfetto, un sospiro di sollievo le percorse la schiena dorsale,per fortuna sua madre la tirò fuori da quella situazione al quanto orrenda. Dio esiste.

-Signora io vado via, avevo dimenticato di avere un impegno importante sarà per la prossima volta- inutile dire che la madre di Selly, cerco in tutti i modi di trattenerlo ma lui insistette nel voler andare via.

La serata passo in tranquillità a parte qualche domanda fuori luogo di sua madre su Lyndon. Le piaceva molto, come possibile che piaceva a tutti tranne alla diretta interessata?

Dov'è che era andato di così tanta fretta? Quasi da risultare anche maleducato.

Ed ecco che parlando del diavolo spuntano le...

Il telefono nei jeans vibro
Da Lyndon: Scendi sono sotto casa tua.

A Lyndon: E tardi non posso

Da Lyndon: Se non vuoi peggiorare le cose scendi.

Se non vuoi peggiorare le cose scendi le diceva il suo inconscio, era indecisa se scendere o no. Insomma la aveva piantata in asso, non poteva sempre fare di testa sua. Non aveva più voglia di stare ai suoi ordini, quindi decise di scendere per rimproverarlo severamente fregandosene di prendere altri pugni.

Era appoggiato all'auto grigia, con indosso ancora gli stessi abiti di poche ore fa, segno che non tornò a casa a cambiarsi e quindi lavarsi.

"Dove sei stato?" domandò guardando le sue scarpe, per non reggere il suo sguardo che sicuramente era contrario a ciò che stava dicendo.

-Sono affari miei- risposte  apparentemente seccato da quella domanda, si passo una mano nei capelli, sospiro per poi accendersi una cicca.

"Bene allora io vado a farmi gli affarmi miei, ciao" la sua voce era un soffio, si incamminò verso il portone di casa ma, lui gli afferrò il polso "lasciami" urlo Selly in prenda al nervosismo , a ciò lui la strinse leggermente più forte e, la spinse  verso di sé, tanto da essere uno difronte all'altro, il cuore le martellava tanto da pensare che sarebbe caduto a terra ai suoi piedi da un momento al altro.

Si era ripromessa di essere forte e dura, infatti  con fatica, indietreggio immediatamente per poi affermare la sua idea.

"Se non rispondi alle mie domande,io non ti penserò più" disse per niente convincente, sapeva che non ci sarebbe mai riuscita, perché lui non glielo avrebbe mai permesso.

Era una persecuzione. La sua persecuzione.

-Quindi mi pensi? E così? - sembrava  incuriosito  e anche un po sorpreso.

Riusciva sempre a svincolare il discorso.

"S-si" ammise debolmente.

-Allora ho ragione, è vero che mi vuoi?- il tono di voce risultava, basso e roco, e non poteva fare a meno di essere estrafatta da quel suono meraviglioso. Era più sensuale del solito.

Con estrema lentezza Lyndon  le accarezzo il viso, alzandogli il mento, invitandola a guardarlo negli occhi.

I suoi occhi erano di un azzurro cielo, e gli sembrò di essere su una nuvola soffice. Quella sua dolcezza, la catturo come non mai, perché non era sempre così? Perché non potevano essere una coppia normale?

Coppia?

Ma a cosa sto pensando?

Okay basta, con questi pensieri inopportuni e sciocchi. Passiamo hai fatti.

Svincolo alla sua domanda impertinente.

"Perché sei qua?"cerco di risvegliarsi dai suoi sogni, di qui lui ne era colpevole a pieno.

-Sono arrivato in ritardo al appuntamento è la ragazza già era andata via-

ah e quindi per questo era li? Stupida stupida veramente pensavi che era venuto perché gli mancavi? Ed ecco di nuovo la sua vocina che la tormenta di tanto in tanto.

"Ah" abbasso la testa dispiaciuta, aveva voglia di andare via. Perché vuole che lei sia sua? Se poi lui può avere chiunque? Ed essere di chiunque?

-Che hai?- mormorò Lyndon poggiandogli, le mani fianchi stringendo la felpa tra le dita e accostando il corpo al suo.

"Niente che ti importi" disse cercando di non far trasparire la sua delusione.

-Guardami- non riusciva a guardarlo negli occhi, altrimenti sarebbe esplosa in un pianto liberatorio.

-Guardami- ripeté ancora, alzando la voce, lentamente alzo lo sguardo per incrociare i suoi meravigliosi occhi che avevano una luce diversa.

Si guardarono una manciata di secondi,  si avvicinò, per poi azzerare le distanze in un lungo bacio.

Quelle labbra che tanto odiava in quel momento amava, erano così morbide sapevano tanto di lui la facevano sentire così viva, si sentiva di appartenere a qualcuno ma l'idea che lui non le appartenesse la fece rabbrividire e si staccò, lui la guardò con disappunto.

"Chi era la ragazza?" domandò piano.
Non rispose. Gli diede le spalle e sali in macchina per poi sgommare via. Ma vaffanculo oh.

SEI MIA CHE TU LO VOGLIA O NO (revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora