Ventisette

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Una volta usciti fuori dal locale. All'improvviso, Lyndon le fu addosso e la prese per le anche affondando i pollici ai due lati del ventre. Ora l'odio gli usciva da tutti i pori, Lyndon accentuò la pressione. <Dopo quello che è successo non puoi metterti a fare questi giochini stupida> furibonda, Selly si dibattè "Cosa ti salta in mente?" La faccia di Lyndon era a pochi centimetri dai suoi. I suoi occhi erano fissi, il respiro sibilante. Se Selly gli avesse ceduto il suo odio e la sua rabbia sarebbero svaniti.

<Questo e il tuo ringraziamento per averti salvata? Ho sempre messo te prima di me l'unica a non accorgertene sei tu!> rispose.
La deve smettere con queste pazzie, sono libera di fare quello che voglio, non sono un cane o un oggetto non appartengo a nessuno.

"Chi te là mai chiesto eh? Per me potresti anche morire non cambierebbe niente, anzi starei meglio" rispose con voce strozzata, e sottolineando la parola meglio.

Lo schiaffo partì così veloce che lei non fece in tempo a evitarlo.
Stordita Selly cadde contro il muro, con la guancia e l'occhio intorpiditi; la testa gli andava a destra e sinistra.
A Lyndon parve che urlasse, ma nessun suono usciva dalle sue labbra.

Con la mano sinistra, Lyndon la afferrò per la gola e comincio a sbatterle la testa contro il muro.
<Tu mi appartieni>poiché lei scivolava la incollo contro il muro. Selly urlò.
<Se gridi ti strangolo> ringhio Lyndon.
La molla di improvviso e la guardò, mentre riprendeva fiato. La ragazza aveva l'occhio destro chiuso e gonfio,
e la guancia con un livido.
Selly cerco di dominare il suo tremito e balbetto: "Ma Lyndon cosa ti ho fatto? Che c'è? Spiegami!" Dopodiché lui le afferrò il polso e lo torse. Selly urlò dal dolore. Quella violenza gratuita l' annebbiava non gli permetteva di difendersi e riflettere. Era sopraffatta da una paura atroce. Avrebbe fatto qualsiasi cosa purché Lyndon la lasciasse. Ma lui di prepotenza la fece sedere su una sedia, davanti al tavolo.
<Visto che non te ne rendi conto da sola, parliamone!> disse con tono cattivo. <Ora mi dirai chi é l'individuo con cui stavi ballando. Che cosa fa qui? Cosa fai tu, a Pretoria?> rispose.

"Non mi parve poi di così tanta importanza , visto che un minuto fa ti stavi divertendo alla grande e poi vieni da me a farmi la predica ma dai su" Selly provò un'immensa gioia dopo avergli urlato contro.

<Non posso permettere che qualcuno ti faccia male, quanto ti ho detto che dovevi dirmi dei tuoi spostamenti non scherzavo cazzo!> disse con voce bassa e controllata. Lui sentì una lama penetragli nella pelle all'idea.

"Intanto..sei tu a farmene" chi non coglie questi pensieri si liberi dal odio.
Selly appoggio le mani sul tavolo per impedire che tremassero. Sentiva caldo un caldo soffocante e, a causa di Lyndon. Lo odiava, di certo non era amore. Il caso è chiuso.

<Cazzo perché non capisci>Lyndon si voltò osservando un volto segnato dal rossore degli schiaffi, sapeva di averla delusa, che però i suoi occhi vedevano ancora una piccola speranza.

SEI MIA CHE TU LO VOGLIA O NO (revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora