Mentire.

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- Perchè non me l'avete detto? - chiese Bay, continuando a cammimare.

Eravamo all' ospedale da tutta la notte, e ancora non ci avevano dato notizie.

Naturalmente, Bay era isterica, sconvolta.

Camminava avanti e indietro davanti alle poltroncine di plastica, ed io e Hana la guardavamo nervosamente.

Aveva capito subito che lo sapevamo, ovviamente.

- Per proteggerti, piccola. - risposi, di nuovo. Ci aveva fatto questa domanda almeno una decina di volte, ma non ascoltava la risposta: riusciva solo a pensare a suo fratello.

- Stavamo cercando di farlo smettere. - intervenne Hana.

Questo attirò la sua attenzione.

- Bè, vedo che avete fatto un buon lavoro. - ci schernì, ironica.

- Sta bene. - mormorò, in risposta.

- Non l'avrebbero tenuto così tanto se non stesse bene. - rincarai.

Poi Hana si alzò e fermò Bay, afferramdola per un mano.

- B? -

Lei la guardò, e scoppiò a piangere.

- Oh, B. - mugolò Hana, abbracciandola, piangendo una sulla spalla dell'altra.

Mi passai la mano tra i capelli, poggiando i gomiti sulle ginocchia.

Ero stanco, avevo freddo e, sopratutto, non ne potevo più di mentire a Bay.

Aveva capito che Jo si drogava, e quindi? Mi avrebbe perdonato l'omissione, perchè in fondo sapeva che lo facevo per proteggerla, ma c'erano ancora tante cose che ignorava.

Troppe cose.

In quel momento, arrivò il dottore, un uomo di mezz'età con i capelli ingrigiti.

Saltai in piedi.

- Siete suoi parenti? - chiese, guardandoci.

Bay si fece avanti.

- Sono sua sorella. - disse con voce tremante.

Era palliddissima, quasi sul punto di svenire. Sentii un moto di tenerezza verso di lei, così indifesa, e, avvicinandomi, le passai una mano intorno alla vita.

- Sta bene. - disse l'uomo.

Tutto il corpo di Bay si rilassò, mentre lei sospirava.

- Ma consiglio di occuparsi dal lato psicologico. La morte per overdose non è una cosa rara tra i ragazzi, e suo fratello potrebbe correre un serio rischio. -

- Cosa devo fare? - mormorò lei.

- La cosa migliore sarebbe inserirlo in qualche programma di riabilitazione. - rispose lui, guardando la sua cartella.

Bay annuì.

- D'accordo, ci pensi. Lo tengo in ospedale ancora per qualche tempo, poi sarà libero di tornare a casa. -

Bay annuì di nuovo.

- Siete liberi di fargli visita, una alla volta. - aggiunse, prima di salutarci ed andare via.

La prima ad entrare fu Bay, che uscì dopo poco. Aveva il volto rigato di lacrime, e venne a sedermisi in braccio, affondando il viso nel mio petto.

Poi entrò Hana, che tornò qualche secondo dopo, perfettamente composta, apparentemente tranquilla. Ma io la conoscevo, ormai. Malgrado non sapessi esattamente quale fosse il suo rapporto con Jo, sapevo che teneva a lui, forse persino quanto Bay.

Ci scambiammo uno sguardo, e lei indicò la stanza da cui era appena uscita.

Le affidai Bay, ed entrai anch'io.

Jo era steso su un lettino d'ospedale, palliddissimo, con il tubino per respirare infilato nel naso.

Mi sedetti sulla sedia accanto al letto, e Jo sospirò.

- Mi dispiace. - mormorò.

Non lo guardai.

- Ti avevo detto di fartela durare per tutto il tour. - risposi.

- Lo so. -

- E allora che cazzo ti è venuto in mente? - sbottai, dando un pugno al bracciolo della sedia di plastica.

Lui sussultò.

Alzai la testa e lo guardai negli occhi vitrei.

- Stavi per morire, brutto pezzo di merda. Non sai cosa sia stato. Sembrava che il mondo stesse cadendo a pezzi. Bay... -

Scossi la testa.

- Bay cosa? - chiese Jo, ignaro.

- Bay è andata fuori di testa, Jo. Dopo stanotte non sarà più la stessa. - mormorai.

- Cazzo! - esclamò lui.

- Ed è anche colpa mia. - aggiunsi, ricominciando a guardare il pavimento.

- Non è cosí, lo sai. - mi riprese Jo.

- E così. - lo corressi. - E appena Bay lo saprà, mi odierà. -

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