Sembrare morto.

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È qualcosa di inebriante, stare sul palco con milioni di persone che sono venute lì solo per sentire te, che pendono dalle tue labbra.

Quel tour è la cosa più appagante che io abbia mai fatto con la mia voce.

La gente urlava il mio nome (il mio finto nome, Lee) e quello di Jo. E, sopratutto, "Black light! Black light!"

E poi urlavano e basta, una baraonda tremenda.

Era bellissimo.

- Grazie! - urlavo alla fine di ogni spettacolo.

Ringraziavo, e Jo mi imitiva, e uscivamo dal palco ridendo. Dopo, uscendo, era tutto un chiamarci, la gente che voleva i nostri autografi.

A pensarci adesso, a mente lucida, è stato assurdo il successo che abbiamo fatto con un solo disco.

Uno soltanto.

Una sera, tornando in albergo, Jo era stranamente irritabile.

- Jo? - dissi. - Tutto bene? -

Lui mi guardò, stizzito.

- La devi smettere. Di chiamarmi Jo. - sbottò.

Sbattei le palpebre, perplessa.

- Perchè? - chiesi. - È il tuo nome. -

Lui sbuffò.

- La sentivi quella gente laggiù? - disse, indicando vagamente dietro di noi. - Quale nome gridava? -

Ammiccò verso Hana, e lei sbuffò.

Era stranamente acido.

Io scossi la testa, inarcando il sopracciglio.

- E...quindi? - dissi.

- Nick è molto meglio di Jo, credetemi, molto meglio. - borbottò.

Io risi, ignara.

- Non ha senso questo discorso. -

Lui alzò le spalle, appoggiando la testa al finestrino e chiudendo gli occhi.

Quando arrivammo all'albergo, scomparve da qualche parte.

Io mi rifugiai nella stanza di Seth, dove, di fatto, dormivo, ma non riuscivo a smettere di pensare a ciò che Jo mi aveva detto.

- È strano. - non riuscii a trattenermi dal dire.

Seth uscì dal bagno con lo spazzolino in bocca.

- Cosa? - biascicò.

- Jo. -

Seth sospirò.

Mi rannicchiai sul suo letto, sotto le coperte.

- Quella storia su Nick... -

Scossi la testa.

Seth tornò in bagno, sputò il dentifricio e mi raggiunse in camera.

Spense la luce e si infilò sotto il piumone, rabbrividendo.

Si avvicinò a me e mi abbracciò da dietro.

Sorrisi, girandomi verso di lui.

- Ehi. - disse.

- Ehi. - risposi.

- Sai che ti amo? - sussurrò, appoggiando la fronte alla mia.

- E io amo te. -

- Allora fidati. - mormorò. - Non ti preoccupare, va tutto bene. -

Risi, sulle sue labbra.

Mi fidavo di Seth, e sapevo che se ne stava occupando lui, qualunque cosa fosse.

Ma, malgrado questo, restava quel senso di inquietudine.

- Bè, se lo dici tu... -

Rise anche lui, baciandomi.

- Già. -

Alle 3 passate, non riuscivo ancora ad addormentarmi.

Mentre mi rigiravo nervosamente tra le coperte, Seth mugolò qualcosa.

- Seth? - dissi.

Lui mi abbracciò, semi-sveglio, ed io gli baciai il collo.

- Cosa c'è? - mormorò, con la voce impastata.

- Niente, tesoro. Ritorna a dormire. -

Lui affondò la testa nel mio petto, e sentii il suo respiro diventare nuovamente regolare.

Dopo qualche minuto, mi alzai.

Seth, forse rassicurato dalle mie parole, non si svegliò di nuovo, ed io ebbi campo libero.

Mi infilai la vestaglia da camera e uscii dalla stanza. Non sapevo esattamente dove stavo andando,  fino a quando non mi trovai davanti alla porta di Jo.

Bussai, ma lui non rispose.

Pensai di andarmene, ma ero troppo agitata. Decisi di usare la mia tessera magnetica "per le emergenze" e la porta, magicamente, si aprì.

Azzardai qualche passo, e chiamai di nuovo il suo nome. Jo non rispose, ed entrai nella sua stanza.

E lì, lo vidi.

Jo era lì, così pallido da sembrare morto, immobile e freddo.

Vicino ad una siringa di eroina.

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