Il giorno in cui il signor Lise ci chiamò, dopo aver sentito il nostro primo brano, Jo disse di non poter venire a sentire cosa ci voleva dire.
Non dimenticherò mai l'espressione di Bay in quel momento.
Dopo, si girò verso di me.
- Mi accompagni tu, tesoro? - mormorò.
La osservai, con la gonna corta, la t-shirt larga e i guanti senza dita.
- Davvero, ti accompagnerei, ma ho da fare. - disse Jo, dispiaciuto.
Bay continuò a fissarmi, ignorando il fratello.
- Certo, piccola. - assicurai, scompigliandole i capelli con una mano.
Lei mi si avvicinò e mi abbracciò, dolce e carina come suo solito.
Le baciai la testa, e Jo, dietro di lei, sorrise.
- Bene, allora. - esclamò, risoluto. - Hana è già lì. Fatemi sapere, okay? -
E poi, facendo un cenno con la testa verso di noi, uscì.
Bay si girò appena in tempo per vederlo oltrepassare la soglia, e accennò un:
- Ciao, Jo! -
Alla "a" di "ciao", già si sentivano risuonare i suoi passi sul vialetto.
Lei sospirò.
- Jo... - disse. - In questo periodo è...non so, distante. -
Sembrava davvero preoccupata, quasi sofferente.
- È normale che lo sia, ora che anche tu hai una...vita separata. - la rassicurai, prendendola per mano e tirandola fuori, verso la mia macchina.
- Non lo so... - disse lei, quasi tra sè e sè.
Poi salì in auto, scuotendo la testa, come a dire "non è niente".
Eppure, era lampante quanto quella situazione la impensierisse.
Lasciò perdere, perchè in fondo si fidava.
Aveva fiducia nella vita, nel tempo.
Aveva fiducia in Jo.
Non sapeva quanto si sbagliava.
Johanna ci accolse con un sorrisone sul volto.
- Gliel'ho fatta ascoltare. - ci spiegò. - Non ha voluto dirmi niente prima del vostro arrivo, ma dalla sua faccia direi che abbiamo... E Jo? - chiese, interrompendosi di colpo.
- Non può venire. - si scusò Bay.
Ci fu un attimo di silenzio. Presi la mano di Bay e la strinsi, forte.
- Ah. - mormorò Hana.
Poi sorrise, di nuovo, e ci guidò fino all'ufficio del padre.
Era una stanza quadrata, interamente bianca: le pareti, il pavimento, persino i quadri.
Lui stava dietro la scrivania (bianca, ovviamente), un signore robusto di una cinquantina d'anni e lo sguardo di un uomo deciso.
- Bene. - disse, appena entrammo.
Si alzò in piedi, costeggiò il tavolo, e ci venne davanti.
- Ragazzi. - declamò, serio.
Mi porse la mano.
- Benvenuti in questa casa dicografica. -
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Again
RomanceDue ragazzi In fuga dal passato Un destino Che li unirà di nuovo Bay ha un solo obiettivo per il suo primo anno di università: dimenticare. Ma, quando il ragazzo che ha amato piú di chiunque altra persona al mondo ritorna nella sua vita, portando co...