Affascinato.

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La sentii cantare per la prima volta un giovedì pomeriggio.

Era soffocata dai muri, stemperata dagli schiamazzi di mio fratello, coperta dai mille schricchioli e tacchetii degli altri inquilini, eppure, nella mia mente, la sua voce svettava come una montagna in mezzo ad una pianura, sovrastava ogni cosa.

Non avevo mai sentito qualcuno cantare in quel modo...in un appartamento. Non si trattava solamente del volume della voce, ma piuttosto della cura, diciamo...del sentimento che ne trasudavano.

Rimasi ad ascoltarla.

Ripeteva il ritornello ed alcune delle strofe di una canzone che non conoscevo: non mi importava.

Mi stavo soltanto...godendo quel momento.

Nei giorni successivi, mi informai, chiesi in giro. Siccome non potevo essere certo dell'appartamento di provenienza della voce, il giovedì successivo mi sistemai sulle scale del piano terra e attesi.

E poi venne. Quella volta era solo un canticchiare, infinito, che si srotolava senza regole, interrotto e poi ripreso.

Ero affascinato. Già.

Ero letteralmente affascinato.

Conclusi che la voce non poteva che venire dalla libreria, e, verso le sei, mi accovacciai accanto alla porta interna, che dava sul corridoio.

Era maggio inoltrato, credo.  L'estate era vicina, e a quell'ora c'era ancora luce.

Lei uscì, e io balzai in piedi.

- Ciao! - esclami.

Era una ragazza carina, con quei capelli biondo cenere tagliati corti, tutti scompigliati, e gli occhi scuri. Aveva un modo di comportarsi molto...schivo. Si appoggiò allo stipite, incrociò le braccia sul petto e disse:

- Ciao. -

Quando parlava, la sua voce era scura, un po' arrochita all'inizio della frase, come se non parlasse molto.

Fece un mezzo sorriso, e mi chiese:

- Ti serve qualcosa? -

Io ricambiai il sorriso, e risposi:

- Scusa, io...ti ho sentita cantare. -

- Oh. Scusa. Ti ho disturbato? -

Scossi la testa.

- No, no...anzi, l'ho trovato...sei molto brava. -

Dio, sei più che brava. Mi hai sconvolto.

Lei sorrise, imbarazzata.

- Grazie. -

Ci fu un momento di silenzio, poi presi coraggio e le dissi:

- Sai, io suono la chitarra. Elettrica. -

In realtà anche quella classica, e il piano.

Ma non importava, in quel momento.

Vidi i suoi occhi illuminarsi.

- Oh, ti ho sentito. Sei davvero bravo. -

Mi chiesi se saremmo rimasti tutta la conversazione a dirci "bravo, brava" a vicenda.

Avanti, mi dissi.

Ma fu lei a parlare per prima. Prese un gran respiro, e disse:

- Io e mio fratello...abbiamo sempre voluto fare tipo...una band, sai, un...gruppo...? -

Mi guardò. Sembrava proprio...una domanda. Mi stava chiedendo di formare una band con lei? Mi stava proprio chiedendo di formare un band con lei.

Aveva un modo strano di guardare le persone, molto...dimesso. Abbassava la testa e alzava gli occhi, guardandoti attraverso i ciuffi di capelli.

- Sai, - la rassicurai. - Stavo pensando esattamente alla stessa identica cosa. Tu...mi piacerebbe davvero tanto accompagnare la tua voce. -

- Davvero? - chiese, chiese, mordendosi il labbro e sorridendo un po'.

- Si, davvero. -

- Allora...io dovrei andare, ma...-

- Ti aspetto qui domani pomeriggio. Va bene? -

Annuì e sorrise. Fece per andare, ma, davanti al portone, le dissi:

- Io comunque sono Seth. -

Lei sorrise , voltandasi.

- Bay. -

Poi si avviò fuori, i capelli, avvolti dalla luce, simili ad un'aureola.

Il mio piccolo angelo della porta accanto.

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