Battiti.

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La incontrammo il giorno dopo, a casa di Bay e Jo.

Quando entrai nel vialetto lei era già arrivata, e stava parlando con Johna.

Bay mi notò, e mi corse incontro, giù per le scale.

Mi saltò addosso, circondandomi la vita con le gambe e baciandomi, piano.

- Ciao. - sussurrò.

- Ehi, piccola. - risposi dolcemente, posandola a terra. - Come va l'interrogatorio? -

Lei ridacchiò, camminando all'indietro per guardarmi.

- Jo sta facendo il bravo. -

Rise.

Sembrava davvero felice di vedermi.

Le presi la mano, costringendola a camminare accanto a me.

- Potresti evitare di camminare così? Mi spaventi, penso sempre che cadrai e ti romperai la testa. -

Lei alzò le spalle.

- Okay, capo. -

Intrecciai le dita alle sue.

- Ora sei una mia sottoposta, quindi? - chiesi, malizioso.

Lei mi lanciò uno sguardo, del tipo: "poi ti faccio vedere quanto sono la tua sottoposta", ma non disse niente, perchè avevamo raggiunto gli altri.

- Ciao. - salutai la ragazza. - Io sono Seth. -

Lei sorrise.

Aveva all'incirca la nostra età, dei lunghi capelli neri e un corpo da sballo. Osservai le sue unghie smaltate, e non riuscii proprio ad immaginarmela dietro ad una batteria.

Che razza di batterista ava trovato Jo?

Gli lanciai un'occhiataccia, prima di ricordarmi che mi ero scopato sua sorella, e, per di più, senza chiedergli il permesso.

Lui rispose alzando un sopracciglio.

Mi chiesi quanto fosse incazzato con me. Sperai non tanto, perchè Jo era una delle persone più simpatiche che conoscevo.

Guardai Bay, che intanto stava osservando la ragazza.

Aveva un'espressione corrucciata, assorta, mentre beveva qualcosa che Jo le aveva passato. Un milkshake, forse.

All'improvviso, mi accorsi che eravamo tutti rimasti in silenzio, e mi dispiacqui per la nostra povera "forse" batterista.

Decisi di rompere il silenzio.

- E tu? Come ti chiami? - chiesi.

- Johanna. - rispose.

Bay quasi sputò il milkshake.

Incominciò a ridere, battendo un pugno sul tavolo e coprendosi la bocca con l'altra mano.

Si aggrappò al braccio di Jo, indicando lei e lui, cercando di dire qualcosa.

Johanna ci rimase un po' male, immagino. Lanciò a Bay un'occhiata non troppo simpatica.

- Scusala. - intervenni. - Lei...Bay ride perchè lui si chiama Jonha, no? E i vostri nomi sono molto simili. -

- Ah. - disse, sorridendo debolmente.

Bay la stava mettendo in imbarazzo, ed io ero inbarazzo per lei. Insomma, ora che eravamo...una coppia, ciò che lei faceva si rifletteva su di me.

- B? - la chiamai.

Lei si voltò verso di me, allertata dal mio tono.

- Vieni qui. - mormorai, aprendo il braccio. Lei mi si avvicinò, affondando il viso nella mia felpa.

Poi, rivolto agli altri:

- Che ne dite se sentiamo cosa sa fare Johanna? -

Entrambi guardarono me, e Bay tra le mie braccia. Avrei preferito non attirare l'attenzione di Jo su di noi così, ma, in qualche modo, avevo capito che Bay, malgrado sembrasse molto di buonumore, si sentiva minacciata, e non sapevo come altro fare per rassicurarla.

- Okay. - disse Johanna, e Jo le fece strada dentro casa.

Io rimasi fermo dov'ero, e anche Bay.

Tra noi calò il silenzio, fino a quando lei non disse:

- È bella, vero? -

Oh.

Quindi era quello il problema?

Mi circondò la vita con le braccia, e rimase zitta ad aspettare la mia risposta.

- Si. - risposi. - Ma sai perfettamente che io preferisco te a chiunque altra. -

- So che é assurdo. Ma ora che sei qui, con me, ora che ti posseggo... -

Sorrisi.

Ora che ti posseggo.

- ...non voglio perderti. - concluse.

- Bè... - risposi. - continua a parlare così e stà pur certa che non mi perderai. -

Alzò la testa.

Sorrise.

- Alloro mi sa che continuerò a parlare così per sempre. -

Sorrisi anch'io, e la baciai.

Poi lei si staccò da me e, prendendomi per mano, mi trascinò nella stanza in cui provavamo, adiacente al garage.

Quando entrammo, stavano ancora sistemando le casse.

Mi appropiai della chitarra, e mi sedetti sulla poltona all'angolo.

Bay si sistemò sul bracciolo, schiarendosi la voce.

- Avanti, piccola. - mormorai.

Lei mi guardò e canticchiò, pianissimo, il la.

Incominciai ad accordare la chitarra, seguendo la sua voce.

Sentii lo sguardo di Johanna su di noi, ma non smisi finchè non ebbi finito.

A quel punto, mi alzai.

Ci mettemmo tutti ai nostri posti, e Jo incominciò a cantare.

Johanna lo seguì con la batteria, subito dopo, insieme alla mia chitarra.

Il suono delle sue bacchette risuonò come i battiti di un cuore, i nostri cuori all'unisono.

Completò ciò che avevamo iniziato, ci completò.

Finalmente, eravamo pronti per andare oltre.

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