Incominciare.

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Scusate per il ritardo e gli eventuali errori, in questi giorni sono stanchissima. Godetevi questo capitolo, pubblicheró presto il resto del discorso di Seth. <3

- Ciao. -

Sussulto, sentendo la voce di Seth.

È sulla soglia della mia stanza, appoggiato a braccia incrociate allo stipite. Ma perchè Maddie non chiude mai la porta quando esce? A volte penso che lo faccia apposta.

- Ciao. - rispondo, incerta.

Non ci vediamo da quando gli ho detto di amarlo, e lui non mi ha risposto niente.

Si avvicina, e si siede sulla sedia dietro la scrivania, chiudendosi la porta alle spalle.

- Come va? - mormora, dolcemente. Dov'è il trucco? Per qualche motivo, Seth si è trasformato in un lunatico con continui sbalzi d'umore. Il giorno prima fa come se non gli importasse niente di me, il giorno dopo è premuroso e pieno di cure.

Vorrei tanto che potessimo parlare come facevamo una volta, un discorso chiaro, semplice.

Ma sembra che adesso non sia possibile.

- Bene. - rispondo. Più o meno bene, come sempre.

- Bene. - dice.

Resta un attimo in silenzio.

- Non hai bisogno di niente? - aggiunge.
Di te.

Alzo le spalle.

- Niente. -

Resta di nuovo in silenzio, poi, improvvisamente, si alza e si avvicina.

Si siede sul letto, davanti a me, ed io indietreggio.

- Io sì. - alza lo sguardo, e mi guarda negli occhi.

In un secondo, l'aria tra noi diventa elettrica, scorre attraverso il suo sguardo verso di me.

Vedo il vecchio Seth, per un secondo, il ragazzo sereno che mi sentiva sentire a casa, felice. Ma vedo anche il lui di adesso, tutta la rabbia e il dolore, e la paura, tantissima paura.

Paura di rimanere solo.

- Io ho bisogno di qualcuno. -

Fa una pausa, incerto se dire la parola che si è formata sulle sue labbra. Inspira.

- Te. -

Mi sporgo in avanti e lo bacio, prima che possa finire di dire la "e" di "te".

Affondo le mani nei suoi capelli e lui mi afferra per la vita, facendo aderire il suo corpo al mio.

Gli salgo in grembo, attorcigliando la lingua alla sua, e lui si fa sfuggire un gemito profondo, di gola.

Sento l'esigenza, il bisogno bruciante, di essergli più vicina, più vicina possibile, di fondermi con lui, lasciando fuori tutta la sofferenza e il freddo che provo.

Mi morde il labbro, e scende a baciarmi il mento, segue la linea della mascella e mi traccia un sentiero caldo lungo il collo.

Inarco la schiena, e lui scende sempre più giù, fino al seno, dove si ferma all'altezza della scollatura. Appena separa le sue labbra da me, faccio per togliermi la maglietta, ma lui mi ferma.

Mi sento di nuovo come quando ci siamo baciati in camera sua: rifiutata, non voluta. Scendo dalle sue gambe, senza guardarlo negli occhi.

- No. - dice, con il fiatone. - Ehi, piccola. Vieni qui. -

Mi riprende in braccio, e mi bacia dolcemente, ad occhi aperti.

- Io ti voglio. - dice. - Dio, non credere che non ti voglia! -

Sorride, e mi bacia di nuovo. Poi assume un'espressione triste.

- Ma non ti merito. Non ancora. Se dopo quello... - non riesce a dirlo.

Sospira, riprende.

- Se dopo quello che ti devo dire vorrai ancora vedermi, ti giuro che potrai fare di me quello che vorrai. Sarò tuo. -

Le sue parole mi fanno tremare.

- Cosa mi devi dire? - sussurro.

Lui sospira di nuovo, e strofina il naso contro il mio collo.

- Niente di bello. -

Poi mi posa davanti a sè, e si mette a gambe incrociate.

Respira piano. Una, due volte.

Poi parla.

- Bay, la colpa della morte di Jo è colpa mia. -

- L'hai già detto. - mormoro. - Ma...non ti devi sentire in colpa. Non è colpa di nessuno. Era Jo a drogarsi, non potevamo fare niente... -

- Bay. - mi interrompe. - Ascolta e basta, okay? -

Annuisco, inquieta.

Ho paura delle sue parole, mi rendo conto. Ho paura di perderlo, perchè lui ne sembra convinto.

- Prima di conoscerti, ero un drogato. -

Sussulto.

- Mi faceva sentire forte, e beccavo un sacco. Avevo cominciato così, sai, per i soliti motivi...per non sentirmi escluso, perchè ero timido. Ma mi era piaciuto, e non avevo smesso. Dopo qualche tempo, però, ho incominciato a non poterne fare a meno. Se non mi facevo una spada prima di andare a scuola  mi sentivo male, ne avevo bisogno. Ho capito di essere un drogato, e mi facevo schifo. Poi ti ho conosciuta. Bay, sembravi un angelo, eri così bella...ho capito che se volevo meritarti dovevo smettere. Così ho smesso. È stata la cosa più difficile che abbia mai fatto, ma ogni volta che avevo la tentazione di bucarmi pensavo a te. Mi hai tirato fuori dalla droga, B., e per questo ti sarò sempre grato. In ogni caso, nascosi diverse dosi dietro un mattone divelto del muro, nel seminterrato di una fabbrica abbandonata. E lì le ha trovate Jo. -

- È così che ha incominciato a... - dico, con voce tremante.

- Drogarsi. - conclude lui. - Si. -

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