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La vita è una merda.
Una vera merda.
Sono sdraita in pancia in su sul mio letto a una piazza e mezza mentre, come già detto, penso a quanto la vita sia una merda. Perché è così, perché è sempre brutto svegliarsi e ricordarsi di aver assistito alla morte di una persona importante per te. In questo caso io ho perso mia madre. Esattamente cinque anni fa, alla bellezza di sedici anni e a distanza di due settimane dopo il mio compleanno. Mi ricordo ogni cosa di lei, dalle piccole smorfie che faceva, alla sua risata contagiosa. Era così bella, talmente bella che il solo ricordo di lei mi lacerava la carne del petto, arrivando dritto al cuore.
Non voglio ricordare.

No, non voglio.
Farebbe solo male e riaprirebbe certe ferite che non voglio ricordare e che ormai ho cucito nel mio cuore.
Mi giro verso il comodino per prendere il telefono notando che sono ancora le sei del mattino.
Avrei potuto dormire ancora una buona mezzoretta ma ormai ho perso il sonno.
Purtroppo sono così, una volta sveglia non riesco più a prendere sonno e forse è meglio: eviterei di ritrovarmela nei meandri dei miei sogni. Preferisco non dormire anziché chiudere gli occhi e sognare mia madre o quel demone di mio padre che mi picchia quando ne ha più voglia.
Decido di alzarmi e di incamminarmi verso il mio bagno. Mi guardo allo specchio e come sempre il mio viso ha due belle borse sotto i miei occhi marroni scuro.
Mi volto e apro l'acqua della doccia per farla scaldare mentre lentamente mi spoglio dei miei indumenti. Entro nella doccia, facendomi avvolgere dal vapore e dal calore dell'acqua, insaponandomi con il bagnoschiuma alla vaniglia, il mio preferito.
Finita la doccia mi lavo i denti e mi trucco ma senza abbondare.
Non ho mai abbondato perché mi basta poco trucco per essere presentabile, almeno così diceva mia madre. Secondo lei la mia bellezza, non ha mai necessitato di tanto trucco. Decisi di mettermi dei jeans neri con una canotta bianca di seta, con uno scollo profondo, che misi dentro ai jeans neri, e la sblusai giusto un po'. Optai per metteremi i miei anfibi neri e subito dopo andai in cucina per bere un bicchiere di spremuta.

Come ogni mattina ero sola in casa. Meglio cosí, almeno quello sclerato di mio padre non mi avrebbe picchiata. Secondo lui la morte di mia madre è dovuta a me e, dopo cinque anni, ancora mi incolpa. Lo odio, come puó pensare che sia colpa mia? Cazzo capisco che sta male e gli manca la mamma ma arrivare a picchiarmi e a darmi la colpa, no! È anche per questo che ci siamo trasferiti a New York dopo la sua morte, avevamo troppo ricordi di lei a Seattle.
Ma non ci siamo lasciati solo dei ricordi, ci siamo lasciati dietro un pezzo della nostra famiglia.

Oggi inizio per la prima volta il mio nuovo anno di università. Non ho mai avuto l'occasione di andarci prima perché purtroppo non ho soldi, ma siccome lavoro sono riuscita, per tre anni, a mettere da parte i soldi per iscrivermi. Non devo neanche iniziare dal primo anno perché ho fatto dei test straordinari per entrare a far parte subito del terzo anno insieme alle mie amiche. Ovviamente sono passata, perché quando ho degli obiettivi li raggiungo sempre.
Prendo il mio giubbotto di pelle nero, la borsa, esco di casa e mi dirigo verso casa del mio amico Alex.
Alex è un mio grande amico. Per me è come un fratello se si può dire. Sapete quel genere di ragazzo che non potrebbe essere di più di un semplice amico? Ecco lui per me è cosí, nel senso ci conosciamo da parecchi anni, non potremmo mai essere qualcosa di più. E poi non voglio nulla con lui.
<< Buongiorno Rose >> mi saluta Alex con voce roca.
<< Ciao Alex. Dormito bene? >> gli domando. << Lo sai che sono abituato a dormire tanto e di conseguenza di primo mattino non mi devi rompere i coglioni! Mi da su i nervi. >> mi risponde scocciato.
Scoppiò a ride. Lo so benissimo che gli da fastidio il fatto che ogni mattina gli chiedo sempre la stessa cosa, ma è più forte di me. Mi piace infastidirlo.

Prendo le cuffie, come sempre mentre Alex si dirige a prendere la mia migliore amica e il mio ex ragazzo. Cosa importante toglietemi tutto ma non la musica di primo mattino soprattutto la musica reggaeton. È l'unica cosa che mi da quella scarica di adrenalina, quella voglia di vivere e quella voglia di ballare fino allo sfinimento. Appena arriviamo davanti a casa di Jennifer noto subito che Chris è già arrivato.
Meglio, così non dobbiamo aspettarlo venti minuti. Io e Chris siamo stati insieme per due anni; è stato il mio primo amore e la mia prima volta, ma ormai sono cambiata. Non provo più nulla per lui se non il semplice affetto che si prova per un amico. Ha un anno in più di me ed è stato bocciato tre volte per problemi di famiglia. Jennifer la conosco da tutta la vita, è la mia amica d'infanzia nonché mia migliore amica ed è come una sorella per me e pur di non lasciarmi, si è trasferita con me a New York andando a vivere dalla nonna. Ha un anno in meno ed è la più piccola della compagnia. Però frequenta il terzo anno di Università con me perché ha fatto la primina.
Jennifer corre verso la macchina e mi abbraccia dai posti dei passeggeri dietro bloccandomi contro il mio sedile.

<< Cazzo Jen, mollami un pochino. Capisco se non ci fossimo viste per una settimana...ma cristo ci siamo viste tutta l'estate e pure ieri! >> grido in modo scorbutico. << Che hai mangiato stamattina? No sai, sembri acida come lo yogurt greco! >> risponde sbuffando.
<< Ma come sempre, siccome ti voglio un bene dell'anima, ti perdono Rose. >> aggiuge lei mentre alzo gli occhi al cielo. Sono fatta cosí, sono fatta davvero male e ho un carattere di merda. Purtroppo nella vita ci succedono cose che possono cambiare una persone e lei e Madison, l'altra mia migliore amica e di Jen, lo sanno e le ringrazio per non avermi abbandonata quando ne avevo più bisogno. In fondo mi spiace essere così acida con lei perché non mi ha fatto nulla, ma purtroppo mi viene facile essere stronza.
Mi aiuta a non aspettarmi nulla dalla vita perché più hai aspettative, più finirai fregato.

Quando arriviamo in classe la prima persona che io e Jen salutiamo è Madison. Con lei ci siamo conosciute in terza liceo ma per me è come se ci conoscessimo da una vita.
È una ragazza bellissima, con un piercing al naso e ha un anno in più di me. L'unico suo difetto? Si trucca troppo, è bellissima anche con un solo filo di mascara ma non mi crede. Io e lei ci prendiamo sempre per il culo a vicenda e questa cosa mi piace. È il nostro modo per dirci che ci vogliamo bene e che ci saremmo sempre l'una per l'altra. Stessa cosa con Jennifer.
<< La mia piccola Roseeeee >> disse lei prendendomi in braccio e soffocandomi. << Mad no...non..non respiro. Lasciami andar..andare.>> dico io mentre soffoco. Che cazzo di forza ha? Ha per caso fatto palestra?!
<< Che palle! Sei sempre così acida cazzo. Non ci siamo viste per tre settimane e manco ti fai abbracciare?>> domanda offesa.
<< Concordo socia, è acida stamattina.>> dice Jen.
Non è colpa mia è se sono una persona riservata..sono cambiata tanto e mi sono chiusa in me stessa alzando dei muri spessi intorno a me. Però rido, rido sempre e amo fare cazzate con queste due dementi.
<< Cazzo quanto siete simpatiche.>> dico sbuffando. In questo momento voglio solo sedermi al mio posto e prepararmi a un nuovo anno in questa Università.

Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia e spero che vi piacerà. Non fermatevi subito al primo capitolo perché è dal secondo capitolo che inizia davvero la storia.
Se vi piace la storia mi piacerebbe vedere delle 🌟🌟 e anche dei commenti, giusto per sapere cosa ne pensate. Grazie Mille😘😘

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