29.

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I don't wanna live forever -T.S.

Voglio scappare.
Voglio andarmene un'altra volta, cambiare città, cambiare vita, cambiare me stessa.
Sono un disastro..penso di essere venuta al mondo per sbaglio, e non per amore dei miei genitori.
Dai, non ci prendiamo in giro. Ognuno di noi ha un proprio destino che è già stato scritto da qualche deficente e ovviamente, per me, ha scelto il destino più brutto, più oscuro e più merdoso.
Solo all'inizio pensavo di avere tutto.
Una mamma fantastica, un papá fantastico, nonni magnifici e amici super.
Ma subito dopo cambiai prospettiva.
Dopo la morte di mia madre, la famiglia si spezzò. Cercai di tenerla unita ma fu tutto inutile.
Guardavo le persone, le cose, con una prospettiva diversa..forse sbagliata.
Per me era tutto una perdita di tempo, era tutto inutile e pensavo che fosse inutile provare emozioni. Certo Jennifer mi è sempre stata vicina, ma non puó capire quello che ho passato.
Le sorridevo, ma dentro avevo una rabbia che mi mangiava viva, giorno dopo giorno, finché non ho incominciato a farci l'abitudine.
Esco, indosso la maschera della felicità, torno a casa e mi tolgo la maschera che nasconde tutta quella rabbia, tutta quella paura, tutto quel dolore che..che sinceramente non auguro a nessuno.
Ho superato tutto a modo mio, tenendomi sempre tutto dentro.
Perché diciamocelo, là fuori, in quel mondo di merda con persone di merda e false, non c'è nessuno a cui interessa veramente quello che ti succede. Se lo vogliono sapere è solo per trovare un punto debole con cui abbattarti e ovviamente ne sono stata vittima. È anche per questo che sono stronza e riservata.
Perché in questo mondo, se non sei cosi, muori.
E sinceramente io voglio sopravvivere.

Mi siedo sul pavimento della mia camera, davanti allo specchio.
Subito dopo essermi sfogata piangendo al locale, ho deciso di tornare a casa.
Non mi andava di esibirmi.
Torno a fissarmi allo specchio e vedo una persona vuota, che ha subito troppo ingiustizie dalla vita, che è così brava ad allontanare le persone che ama.
Una persona piena di lividi, di ferite.
Ferite che con il tempo sono diventate cicatrici.
Ho reso la mia pelle più forte, finché tutte le ferite che mi recavano le persone non sono diventata solo graffi evidenti.
Sono così problematica..
Mi viene da piangere, non posso vivere senza Madison.
Cerco di sfogarmi piangendo, come non facevo da tanto tempo.
Torno a fissarmi allo specchio e mi ripeto che devo essere forte.

Vivi con tutti i tuoi graffi, e portali come si porta un tacco dodici.

Se mia madre fosse qui, mi ripeterebbe questa frase all'infinito.
Me la ripeto almeno una decina di volte prima di alzarmi dal letto e andare in cucina per bere.
Apro la porta della stanza ma vado a sbattere contro il petto di Michael.
Ha tutte è due le mani appoggiate agli stipiti della porta.
Che cosa ci fa davanti alla mia porta?

Ci fissiamo per un tempo indefinito finché non inizia a parlare.
<< Ti ho sentito piangere e...chi ti ha picchiata?>> chiede serrando la mascella.
Il mio cuore perde un battito a sentire la prima frase.
Allora, qualcosa di me gli interessa..
<< Scusa...non volevo intromettermi..>> dice tranquillo, staccando le mani dagli stipiti e andandosene.
<< Aspetta..>> gli dico afferrandolo dalla maglietta.
Lui si gira e rimane stupito e sinceramente..anche io sono stupita dal mio comportamento.
<< Volevo solo sapere chi..non sei obbligata a dirmelo.>> dice fissandomi.
Non ho mai visto questo lato premuroso, preoccupato e quasi dolce di Michael.
Vorrei che lo fosse sempre, ma so che qualcosa lo blocca dall'essere così.
Glielo leggo negli occhi..
Alcune lacrime iniziano a scendere sulle mie guance, senza il mio volere.
<< Forse è meglio se vado a dormire.>> dice andando verso la porta della sua stanza e aprendola.
Voglio dirgli quel poco della mia vita?
Le mie gambe rispondono per me perché mi ritrovo sulla soglia della sua camera scura, buia.
L'unica cosa che riesco a intravedere dalla luce che entra nella stanza è Michael, che si toglie la maglia.
Mi avvicino piano.
<< È stato mio padre..>> dico quasi sottovoce, sperando che non mi abbia sentito.
Si gira di scatto e mi ritrovo con la schiena contro il muro.
Perché dobbiamo finire sempre così?
Però sembra incazzato..anche troppo.
Ha il respiro affannato e quella piccola ruga tra le sopracciglia, segno che è davvero incazzato.
<< Perché lo ha fatto?!>> chiede tenendo la testa china, a pochi centimetri dalla mia testa.
<< È un alcolizzato e d-drogato..>> dico scoppiando ancora a piangere e balbettando.
Mi sento così debole.
Michael sferra un pugno all'altezza della mia testa e per lo spavento sobbalzo e grido appena mettendomi una mano davanti alla bocca.
Lui si stacca e mi da le spalle.
Devo uscire da questa stanza, quando sto con lui mi sento debole e sento le mie barriere crollare, piano piano.
Vado verso la porta ma vengo bloccata da lui che mi afferra da un braccio e mi fa girare verso di lui.
Stasera è troppo strano..lo guardo negli occhi.
Da quel poco che vedo, sembrano rossi ma non puzza di alcool.
<< Hai fumato?>> gli chiedo tranquilla.
<< Si, avevo bisogno di tranquillizzarmi..>>
<< e ora ci sono riuscito..>> aggiunge.
<< C-cosa intendi?>> chiedo non capendo.
<< Ora che ci sei tu, sono più tranquillo.>> dice fissandomi le labbra.

Oh..non va bene. Non devo toccarlo, non devo volerlo e..
<< Tu, tu mi fai qualcosa..>> continua.
<< E ti odio per questo. Ti odio davvero tanto, Rose.>> oddio..quando pronuncia il mio nome, mi sciolgo.
<< Allora è meglio che io vada. Buona notte..>> dico rimanendo ferma a guardarlo.
Perché non me ne vado?
<< No, rimani. Voglio sapere tutto di te..>>
<< Non potresti capire..per me è difficile.>> dico seria.
<< Capirei benissimo, so cosa si nasconde dietro quegli occhi.>> dice fissandomi negli occhi.
Il mio cuore mi dice di rimanere qui, di raccontargli ogni cosa.
Ma il mio cervello mi dice di andarmene, perché se gli racconto qualcosa lo userà contro di me, come hanno già fatto.
Ovviamente vince il cuore, come sempre.
Che stupida che sono.
<< Ok, ma prima ho bisogno di fumare una sigaretta.>> dico staccandomi da lui.
In questo momento sento il bisogno di sfogarmi..un bisogno che non ho mai provato.
Ma che cazzo! Lui mi fa questo effetto.
Mi fa sentire a casa..e non mi sento così da molti anni.
Davvero voglio raccontare a Michael cosa mi passa per la testa?
Non capisco più nulla..
Va verso il letto, si sdraia, prende il pacchetto di sigaretta e se ne accende una.
È davvero sexy quando fuma.
Quando si porta la sigaretta tra le labbra, quando le chiede e aspira.
Quasi quasi, sono gelosa di quel cavolo di filtro che tiene tra le labbra.
Lui può toccarle, mentre io no.
Sto impazzendo.
Questo ragazzo mi fa impazzire ogni giorno che passa.
<< Non ti mangio mocciosa, vieni qui.>> dice facendo un cenno con la testa per sedermi al suo fianco, sul suo letto, dove ci sono le sue fantastiche lenzuola di seta nera.
Mi avvio verso il letto e gli rubo una sigaretta dal suo pacchetto.
Prendo l'accendino e accendo la mia sigaretta.
L'aspiro bene, buttando giù tutto il fumo.
Ok, sono pronta.
<< Ero piccola quando mia madre iniziò ad ammalarsi. Non ci diedi tanto penso, anche perché ero solo una bambina. Non mi è mai mancato nulla dalla vita, finché un giorno mia madre morì. Davanti ai miei occhi.
Vidi i suoi occhi spegnersi davanti a me..>> sento che si sta alzando a sedere sul letto. Non mi interrompe.
<< Mio padre incominciò a bere. Come biasimarlo, era la donna che amava di più al mondo dopo di me ed era il suo modo per sfogarsi.
Solo che lui perse le staffe. Incominciò a bere sempre di più, i soldi finivano e io dovetti rimboccarmi le maniche e prendere le redini della situazione in mano. Inizia a lavorare ma fu tutto inutile, perché ogni soldo che gli davo per pagare le bollette lo usava per comprarsi da bere e io mi incazzavo, così lui iniziò..>>
<< Iniziò a picchiarti. È per questo che ti trovi qui.>> dice stringendo le mani in due pungi.
<< Michael, tutto bene?>> gli chiedo toccandogli la mano.
<< Stammi lontano Rose! E meglio per te>> sbotta alzandosi dal letto.
<< M-ma..>>
<< Esci da questa cazzo di stanza! Devi starmi lontano, potresti rischiare di bruciarti se mi stai vicino!>> grida.
Mi alzo dal letto e vado verso la porta.
<< Vaffanculo! Lo sapevo! Volevi sapere i miei punti di debolezza. Ti odio!>> dico aprendo la porta e sbattendola dietro di me.
Fanculo!
Sono stata una cretina, non dovevo fissarmi.
Appoggio la testa sulla porta e mi ripeto che odio Michael, che lo odio con tutta me stessa.
Penso a quello che mi ha detto, ovvero che devo stargli lontano, così evito di bruciarmi.
Ma il punto è che io voglio..voglio bruciarmi.
Voglio essere bruciata solo e soltanto da lui..

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