La più nobile specie di bellezza
è quella che non trascina a un tratto,
che non scatena assalti tempestosi e inebrianti,
ma che si insinua lentamente,
che quasi inavvertitamente si porta via con sé
e che un giorno ci si ritrova davanti in sogno,
ma che alla fine,
dopo aver a lungo con modestia giaciuto nel nostro cuore,
si impossessa completamente di noi e
ci riempie gli occhi di lacrime e il cuore di nostalgia.
(Nietzsche)
Affondo il viso sulla spalla di Elijah mentre lui mi stringe altrettanto forte.
«Mi hai fatto prendere uno spavento!» sussurro.
Elijah allenta la presa intorno al mio corpo per potermi guardare negli occhi.
«Me lo sono preso anch'io.. Non sono mai stato così felice di rivederti.»
Gli sorrido, lasciando scorrere il mio polpastrello sulla sua guancia.
«Potrei vomitare.» esclama Rebekah.
Solo in quel momento, mi accorgo della sua presenza concreta. Mi giro verso di lei.
Non riesco a vedere niente di minaccioso, a parte la lingua tagliente.
Ma non posso fare a meno di pensare che é stata proprio lei a uccidere i nostri amici, a uccidere Elijah. Non ci penso due volte e la scaravento a terra con tutta la forza che ho, mettendomi a cavalcioni sopra di lei.
«Passami le corde con la verbena.» mi rivolgo a Elijah mentre Rebekah ha quell'espressione strafottente sul viso.
Elijah resta immobile per un istante e, prima che possa reagire, Klaus si separa da Caroline e si china vicino a me.
«Non credo che sia necessario, ma grazie lo stesso. Devo parlare con lei e ho bisogno che sia libera.»
Non vorrei lasciarla andare, ma sarei insensibile se non riuscissi a vedere la preghiera negli occhi di Klaus.
Mi alzo e lascio andare Rebekah.
Klaus la prende per un braccio e la porta fuori, fisicamente lontana da noi, ma acusticamente vicina per il nostro udito.
«Hai sentito quello che ti ho detto, prima che mi pugnalassi?»
«Sí, Nick. Ho sentito le tue scuse. Mi hanno stupita, ma non bastano comunque a cancellare tutto quello che ho passato per colpa tua.»
Il tono di voce di Rebekah riesce sempre a spezzarsi quando parla di se stessa e di quello che ha vissuto.
«Le mie scuse erano sincere. Mi sono pentito di avervi trasformato, di avervi abbandonato, poco dopo averlo fatto.»
«E le scuse ti sono venute con quei secoli di ritardo, vero?»
Il tono tagliente é tornato.
«Ammetto di essere stato un codardo con voi. Più volte, sono stato sul punto di cercarvi per scusarmi, ma non sono mai andato fino in fondo. Ho preferito lasciarvi soli.»
«Sono d'accordo solo su questo. Sei un codardo, Nick. Non sei riuscito nemmeno a farti morire quando ti ho voluto uccidere. Ti avrei potuto perdonare se ti fossi lasciato morire.»
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You Have Me
RomanceOgni viaggio é una vita. Una vita a se stante, sempre diversa dalle altre, mai uguale a quella che l'ha preceduta. Questo viaggio ci ha portati qui, nella Grande Mela, popolata da giovani pieni di speranza, speranza in una rinascita dopo la Gran...