35. Fides

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Il dubbio o la fiducia

che hai nel prossimo

sono strettamente connessi

con i dubbi e la fiducia

che hai in te stesso.

(Kahlil Gibran)

Mi sveglio non appena le prime luci dell'alba attraversano le mie palpebre.

Non ho dormito molto.

Non dormo da quando Damon se n'è andato e quella parte di luce, che dovrebbe esserci ogni giorno, mi sembra più spenta che mai.

Anche se sono sdraiata nel suo letto, avvolta nel suo profumo con il suo ritratto che mi scruta con quei suoi occhi blu che riescono a farmi arrossire anche nella loro versione su tela.

Quando vado ad aprire la porta per prendere il giornale, una sagoma scura ricade sul pavimento.

«DAMON!» urlo, sconvolta.

«In carne e ossa.» dice lui, sorridendomi con il suo sorriso sghembo.

«Che diamine ci facevi fuori dalla tua casa?!» per quanto questa domanda possa suonare strana, é proprio la verità.

«Come hai detto tu, questa é la mia casa!»

«Allora saresti dovuto entrare direttamente! Da quanto tempo eri lì?»

Damon appoggia le sue mani sulle mie spalle.

«Da ieri sera. Non volevo svegliarti, quindi ho preferito restare fuori.»

«Avrei preferito sapere della tua presenza.» guardo le sue mani e poi guardo i suoi occhi.

Così maledettamente blu.

«Non dovevi andartene. Non ne avevi il diritto!» so che non dovrei alzare la voce, ma é più forte di me, proprio come quello che sento per lui.

«É per questo che sono rimasto fuori tutta la notte! Voglio essere chiaro con te, Bonnie. Io ti amo e non voglio ferirti in nessun modo. Non voglio che la mia natura possa essere un pericolo per te. Ho preferito andarmene, per questo».

Comprendo le sue ragioni, ma non le condivido.

«Dovresti lasciare che sia io a scegliere della mia vita! Dovresti permettermi di dire la mia opinione. Mi fido di te, quando lo capirai? So chi sei e la tua natura non mi spaventa!»

Gli occhi di Damon diventano sempre più grandi, mentre seguono le emozioni riflesse nei miei e ascoltano le parole della mia anima.

«Sono io che non mi fido di me stesso.»

Guarda in basso, io prendo il suo viso tra le mani e riporto il suo sguardo verso di me.

Le vene appaiono sotto ai suoi occhi, iniettati del sangue che desidera, sempre.

Schiude le labbra per mostrarmi i canini affilati. Non ho paura.

Perché dovrei averne quando so che l'amore é in grado di attutire gli istinti più forti di un vampiro?

«Io mi fido e ti amo troppo per lasciarti andare senza di me. Questi giorni sono stati un'agonia.» Damon mi sorride dolcemente, con la sua dolcezza stupita perché non ancora abituata a gesti d'amore, a semplici e autentiche promesse di fiducia.

«Ho ancora paura di quello che posso farti. Ma se tu vuoi che non ti lasci mai più, dovrai trovare una corda con cui legarmi a te. Non ti posso promettere di non andarmene più. Me ne andrei ancora, se significasse garantire la tua sicurezza.»

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