9 giugno 1461.
E finalmente arrivò anche quel giorno, atteso forse con più trepidazione da chi non aspettava altro che tornare alla propria terra :dopo tanto tempo il suo amico Giovanni bramava sempre la stessa sete di "casa" nonostante fosse un vagabondo incallito.
Si ritrovarono tutti in taverna a chiacchierare piacevolmente ,ricordare i vecchi tempi e accordarsi sulla partenza verso Gaeta.
"Ti trovo bene amico mio ,non sei cambiato per niente!"
Lui per tutta risposta,come promesso nella missiva,non perse tempo a
consegnarle il regalo che tanto aveva suscitato la curiosità di Emma in quei giorni ,e
quando vide davanti a sè un suo ritratto restò molto colpita. Anzi, quasi interdetta perchè la domanda che andava e veniva dentro la sua testa era "come diavolo ha fatto a farmi ritrarre..?"Prima di riuscire a dire qualsiasi altra cosa si voltò verso di lui con lo sguardo carico di domande. Giovanni rise divertito ,immaginando cosa potesse riservare la parlantina della ragazza considerando quegli occhi che in modo eloquente avevano già avanzato domande e aspettavano risposte.
"Ricordi quando ti ho praticamente supplicata di posare per buttar giù qualche schizzo ,quando mi esercitavo nel disegno Emma?"
"Ma...è stato una vita fa!"
"Non proprio." Giovanni aprì la sua bisaccia ed estrasse un foglio leggermente ingiallito ,ben ripiegato in quattro parti e lo porse ad Emma. "Sono io." Sorrise nel vedere il proprio volto in quel disegno di qualche anno addietro e ricordò all'istante tutto come se fosse stato il giorno prima.
"Dunque hai commissionato il mio ritratto
ad un bravissimo artista da quello che vedo...sono proprio io...è stupefacente!" Sorrise tra l'imbarazzo e il nervosismo.
"Non so che dire , è bellissimo...non dovevi ,è veramente troppo !"Giovanni scosse la testa avvicinando il boccale alla bocca e bevendo un lungo sorso.
"Non è troppo amica mia .Ti rendi conto che sei venuta a prendermi e portarmi via da qui? Questo ritratto è il minimo". La sua risposta venne accompagnata da una carezza al ventre e
sorridendo osservò la ragazza che sembrava come rapita da queldipinto che rappresentava il suo bel volto in tutte le sue fattezze.
Vedersi ritratta da una mano esperta era strano per lei,dentro quel dipinto aveva un espressione quasi surreale che le conferiva un aspetto di se
stessa che sembrava non trapelare nella realtà.
Continuarono per il resto delle ore seguenti a chiacchierare in taverna ,raccontandosi le relative vicende personali,
ciò che avevano vissuto e trascorso in tutto quel tempo in cui si erano persi di vista,ed
Emma capì che davvero la sua vita era circondata da amici a cui voleva davvero bene e su
cui poteva contare.
Quando si accorse che era passata da poco la mezzanotte ,sgranò gli occhi , si rimproverò per aver perso la cognizione del tempo e scusandosi si alzò dalla sedia aiutata da
Giovanni, in modo buffo sbilanciandosi in avanti a causa del peso ,si apprestò a congedarsi per poter riposare un paio d' ore prima di rimettersi in
viaggio.
Prima di andarsene si voltò verso l' amico e a bruciapelo domandò qualcosa che sapeva dover chiedere ,per aver bisogno di conferme. "Sono stata una pazza
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Rose Nere [PRESTO IN CARTACEO !]
Historische RomaneESTRATTO "Emma...perdonami, so che puoi capirmi. Uno come me ....presto otterrò il titolo di conte, io non posso legarmi a te .Vorrei...vorrei..." Emma lo spinse verso il muro costringendolo a guardarla. "Abbi il coraggio Emanuele!!Pronunciale qu...