Sei mia

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  Il viaggio fu abbastanza breve , arrivarono nella grande piazza di Gaeta e attraversata per intero continuarono il tragitto ancora per diversi minuti fino a quando la carrozza non si fermò e la portiera si aprì. Era una strada senza uscita quella imboccata dal mezzo in sosta  e da un lato di essa si ergevano imponenti edifici. Il cocchiere aiutò a discendere Emma e dopo di lei Raniero che ringraziò il suo fedele uomo pregandolo di attendere per il tempo necessario. Poi frugò dentro la tasca della propria giacca e ne estrasse una chiave di rame, un po' arrugginita e malconcia. Si avvicinò ad un piccolo portone che si trovava di fronte a loro , sembrava un vecchio edificio abbandonato e in disuso . Diede un paio di chiassose mandate e la porta finalmente sì aprì. L' uscio era molto basso in confronto alla stazza dell 'uomo tanto che per farvi ingresso dovette chinare il capo . Fece segno ad Emma di attenderlo lì fuori e dopo qualche minuto uscì nuovamente con una candela che accese davanti a lei.

"Seguimi!" la incitò aspettandola al varco sotto la luce di quel piccolo lume." Seguimi Emma!" La ragazza restò per un attimo immobile e prima di muovere un solo passo  d'istinto si voltò indietro: la carrozza era ancora là. Si voltò di nuovo verso di lui che le porgeva la mano invitandola ancora una volta a seguirla per oltrepassare il varco di quel piccolo portone che visto al buio appariva spettrale, e chissà cosa si trovava all' interno di quell' edificio dove Raniero sembrava non vedesse l 'ora di condurla.

L'uomo a quel punto vista l' indecisione di Emma la attirò a se' con delicatezza prendendola per il polso , facendola sbattere in modo delicato sul suo petto . Catturò i suoi occhi per mezzo del magnetismo del suo sguardo acuto e senza mai lasciare la presa le abbassò il capo per permetterle di entrare evitandole così di sbattere la testa contro il portone stesso ,facendo attenzione di non far cadere la cera della candela che avrebbe potuto causare qualche piccola scottatura. Spinse poi la massiccia porta dietro di sé , fecero in tempo a fare alcuni passi verso una stanza vuota che una folata di vento che accompagnò il trambusto di quel pesante portone fece accidentalmente spegnere la candela. I due rimasero avvolti nel buio tetro di quella che si poteva definire stanza, ed Emma sentì Raniero che le mormorava qualcosa ."Non ti muovere , torno subito." Lasciò per qualche minuto la mano  di Emma che rabbrividì di freddo
. " Non credo piangerò di paura , ma fa presto". Poco dopo Raniero ritornò avanzando verso di lei avvolto dalla luce calda di una torcia che fece tirare un sospiro di sollievo alla donna , ed iniziò ad accendere tutte le poche candele presenti nella stanza , comprese quelle poche rimaste dei candelabri appesi al muro. In pochi attimi tutto attorno ai due si illuminò. Non c'era arredamento , i muri erano di pietra grezza , l'umidità regnava sovrana e faceva molto freddo. Più rilassata ora che poteva vedere tutto ciò che aveva attorno, ben poco in quel caso, Emma gli sorrise sollevata ,iniziando a osservare lo scenario. Raniero la invitò allora ad accostarsi a lui e non appena lo raggiunse la prese nuovamente per mano dirigendosi verso un corridoio che si trovava di fronte alla stanza. "Proseguiamo , vieni Emma". Oltrepassarono il lungo corridoio che li condusse in un'altra stanza ancora , una grande stanza vuota con un solo tavolo di legno al centro impolverato e coi grandi piedi ricamati di ragnatele. Raniero soffiò forte sopra il tavolo ed una "nebbia" di polvere si innalzò ,cospargendosi ovunque. Si tolse con calma i guanti e sfilò la spada che portava al fianco posando tutto là sopra. Emma era sempre più confusa ma troppo curiosa per volersene andare da quello strano e lugubre posto , e il Governatore si accorse dell' impazienza della sua ospite ma non fiatò per svariati secondi , beandosi dell' espressione interrogativa sul volto di Emma ,che trovava bella ad ogni modo anche quando alzava gli occhi al cielo seccata o mostrava lati poco femminili che lo intrigavano maggiormente come mai nessuna donna aveva saputo fare. Prese a camminare attorno alla stanza ,rimirando le pareti vuote e le grandi imposte.

"Vedi Emma questa stanza? In questo tavolo furono prese molte importanti decisioni. Qui, un tempo fui accolto come un figlio da un gran Signore , grande amico di mio padre ,quando la mia famiglia viaggiava da una città all' altra . E in questa stanza mi parlò di responsabilità , doveri e impegni. Ed ero solo un ragazzo... e sempre in questa stanza firmammo il documento , attraverso il quale io, Raniero Rosseau venivo dichiarato ufficialmente Signore di quelle che ora anche tu conosci e che sono le mie terre. Questa grande dimora purtroppo fu abbandonata alla morte del Visconte Airoldi ed è come vedi ora. Abbandonata e desolata. "

Rose Nere  [PRESTO IN CARTACEO !]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora