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Rose alzò la testa, incontrando lo sguardo di Francesca, così come si immaginava. In una scatto fulmineo si alzò, abbracciandola e stringendola, singhiozzando rumorosamente.
Francesca all'inizio non rispose all'abbraccio, troppo sorpresa, poi ricambiò, lievemente impacciata.
"Ancora non riesco a credere che se ne sia andata... Andata per davvero."-singhiozzò, sulla spalla dell'amica.
"Rose, calmati."-le sussurrò, accarezzandole la schiena, cercando di infonderle conforto.
Sembrava quasi stesse avendo un attacco di panico, ma lo scartò. Era solo profonda tristezza e malinconia.
"Lei è andata via Fran..."-Rose neanche si accorse di quel nomignolo.
Francesca si irrigidì, ricordando le innumerevoli volte che sua madre la chiamava in quel modo.
Rose se ne accorse, smettendo di singhiozzare e staccandosi.
"Tutto...okay?"-mormorò con un singulto, tirando su col naso.
"Non chiamarmi Fran."-la pregò dolcemente. Lei, che non pregava nessuno.
"Non ti chiederò il motivo, ma okay."-le sorrise appena, prendendole la mano e accarezzandola. Si guardarono negli occhi, confortandosi a vicenda.
Poi non seppe perché lo fece-di solito il suo corpo reagiva ai suoi comandi, non faceva di testa propria-ma Francesca le si avvicinò, fino a far congiungere le loro labbra in un tenero e casto bacio.
Inizialmente Rose parve sconcertata e stranita, con un senso di confusione che le offuscava la mente con tanto di sopracciglia aggrottate. Poi si sciolse, ricambiando il bacio.
Stava baciando una ragazza, una sua amica, e non le pareva strano. Lei, che si era sempre definita etero al cento percento.
Il bacio le sembrò piacevole, anche quando Francesca alzò le mani per asciugarle le lacrime con i polpastrelli. Rose, per aggrapparsi a lei, strinse i suoi polsi con le proprie mani, tenendo le mani di Francesca salde sul suo viso.
Si staccarono per riprendere fiato, si guardarono le labbra a vicenda, per poi ritornarvici sopra, più fameliche e vogliose dell'inizio.
Rose si pentì quando confrontò le labbra di Francesca con quelle di Scorpius; quelle dal bel ragazzo biondo era piene e carnose, di un rosa carne acceso, quelle della castana erano discretamente sottili, né troppo piene né troppo vuote. Scacciò subito il pensiero di Scorpius, concentrandosi sulla ragazza che aveva di fronte.
Le pizzicava le pelle, ed era una sensazione piacevole. Forse Francesca l'avrebbe aiutata a dimenticare Scorpius, una volta per tutte.
Forse aveva sempre avuto la felicità ad un palmo dal naso e non se n'era mai accorta.

Scorpius vide Rose correre via, quasi in lacrime. Avrebbe voluto seguirla, ma doveva tenere in piedi suo padre, che altrimenti sarebbe controllato sicuramente al suolo, sfinito dalla tristezza. Ringraziò tutti gli angeli in cielo, quando vide Francesca correrle dietro. Almeno lei l'avrebbe consolata, sarebbe stata vicino a lei, cosa che lui, in quel momento, non poteva fare e che Rose non gli avrebbe permesso di fare.

Danielle era stesa sul suo letto in infermeria, sotto le coperte, sbuffando ogni tanto e guardandosi intorno. Magnus era ancora lì a farle compagnia, ma era come se non ci fosse. Era muto, su una poltrona comparsa lì con un solo schiocco delle sue dita. Leggeva un libro dal titolo incomprensibile, inumidendosi il dito ogni qual volta dovesse girare pagina.
Sbuffo ancora, questa volta più forte; quel silenzio era insostenibile. Quella volta lo stregone alzò il capo, con le ciglia sollevate in un'espressione disturbata.
"Cosa c'è zuccherino? Ti senti male?"-chiese, chiudendo il libro e posizionandolo in equilibrio precario sui braccioli della poltrona, guardandola seriamente interessato alle sue condizioni di salute.
"No, sto bene. Ma mi sento sola."-sospirò, giocherellando con le sue dita, intrecciandole e sciogliendole, non avendo il coraggio di incontrare gli occhi felini dello stregone.
Magnus sorrise appena, poi si alzò.
"Il tuo amichetto, il figlio del Salvatore del Mondo Magico..."-iniziò, guardandola con le mani giunte davanti a sé.-"Vuoi che vada a chiamarlo?"-si sedette appena sul lettino, ai suoi piedi.
Danielle esitò, e Magnus se ne accorse.
"Tesoro, non vorrei metterti ansia e renderti infelice, ma stai morendo, e se hai litigato con questo ragazzo che ami, beh penso che dovresti parlargli."-le disse con fare quasi paterno, cercando la sua mano più vicina e stringendogliela.
"Come hai fatta a...?"-iniziò, ma Magnus la interruppe.-"A capire che lo ami e viceversa?"-lei annuì appena.-"Ho ottocento anni Danielle, vedo amore, odio, rabbia o tristezza dove la gente vede indifferenza."
"Lui non mi ama, me l'ha detto esplicitamente quindi..."-sospirò, sconsolata.
"Io penso che non sia così."-le fece l'occhialino, alzandosi.-"Vado a chiamarlo. Chiederò alla vecchia preside di questa scuola."-rise, provocando anche un risolino a Danielle; risolino che si tramutò in una forte tosse.
Magnus perse il sorriso e corse da lei, prendendo un fazzoletto e porgendoglielo. Danielle si asciugò velocemente il sangue dalla bocca e dalle mani, ma per la coperta chiazzata di quel liquido scarlatto non potette far nulla. I suoi occhi stavano perdendo colore, così come i suoi capelli, e il suo viso era sempre più scarno.
Erano evidenti i cenni di cedimento, pensò Magnus, a malincuore, e la sua mente non poté che viaggiare nel 1878, quando James Carstairs soffriva di quella malattia. Lui però era sopravvissuto, ma per quella piccola maghetta non c'era nulla da fare.
Magnus fece per andare a cercare Albus, ma la porta dell'infermeria si aprì e comparve il ragazzo in questione.
Danielle trattenne il fiato.
Era venuto senza che nessuno lo costringesse pensò.
Magnus lo guardò, poi sorrise e si portò una mano alla nuca, strofinandosela.-"Penso di dover...ehm ecco...andare. Se hai bisogno di qualcosa sono...ehm...sono... Dove sono, sono, sei in buone mani."-tagliò corto, volatilizzandosi fuori.
Albus la raggiunse, accennando appena un sorriso e sedendosi ai piedi del letto di Danielle. Le prese la mano, accarezzandone il dorso con il polpastrello del pollice.
"È un po' pazzo, quel Magnus, non credi?"-rise appena Albus, guardando le loro mani, così come stava facendo Danielle.
La tensione si poteva tagliare con un coltello.
"Non è pazzo. È un bravo ragazzo. Anche se ragazzo non gli si addice più ormai."-sorrise, pensando alla sua vera età. Ne dimostrava appena 18, e invece ne aveva 800 o più.
Albus rise, poi sospirò, staccando la mano da quella di Danielle e guardandola finalmente negli occhi, per la prima volta da quando era entrato in infermeria. Stessa cosa che fece Danielle.
"Mi dispiace. Per tutto quello che ti ho fatto passare e che stai ancora passando, non solo per colpa mia."-non riuscì a sostenere il suo sguardo, quindi lo puntò sul letto, e si accorse della chiazza scarlatta proprio davanti a lei.
Danielle si accorse dove il suo sguardo si era puntato, e sospirò.
"È l'avanzare della malattia. Ogni tanto sputo sangue, nulla di che."-ironizzò, per liquidare il discorso.
Albus la guardò, non sapendo cosa dire. Non si era mai ritrovato in quella situazione ed era a disagio. Non sapendo come confortarla, le riprese la mano.
"Davvero, non avrei voluto farti soffrire."-sviò il discorso, riuscendoci.
"Albus smettila, è inutile piangere sul latte versato."-sbuffò, quasi scocciata.-"Vorrei solo morire con la consapevolezza che noi siamo ancora amici, che la nostra amicizia non si sia sgretolata per colpa dei miei sentimenti."-cercò di sorridergli, ma ne uscì solo una smorfia indecifrabile.-"Perché la colpa non è tua se non provi le stesse cose che io provo per te. Succede sempre, a tutte le persone."
Albus si alzò e le si avvicinò, accostandosi al suo capezzale e inclinandosi verso di lei.
"Solo che non è il nostro caso."-sussurrò, con voce quasi sensuale, desiderosa.-"Credo di amarti, Danielle Daphne Zabini, e non so perché non me ne sia accorto prima."-deglutì, poi la baciò.
Aveva paura di farle del male, ma lei gli si aggrappò al collo, tirandolo più giù. A quel punto, da un bacio casto, timido e lento, divenne ardente come il fuoco, una danza tra le lingue differenti.
Le scintille che i loro corpi, dapprima freddi e ora caldi, emanavo sembravano quelle che creava Magnus, facendole uscire dalle dita in delicati, bellissimi e minuscoli fiocchi azzurri.
Questo finché i battenti dell'infermeria non si aprirono, e loro si dovettero staccare, quasi imbarazzati.
Vi entrarono delle persone, con le divise da medimaghi.
"Cosa succede qui?!"-irruppe Madama Prince, facendo la sua comparsa.
"Fermatevi!"-urlò Magnus, raggiungendoli.
"Niente magia su di noi, stregone."-sbottò uno, irritato.-"Siamo qui per portare la ragazza al San Mungo."
"Dovevate venire oggi pomeriggio!"-esclamò Danielle, contraria ad andarsene senza salutare Rose.
"Abbiamo anticipato i tempi, ci dispiace."-disse uno di loro, freddo, per niente dispiaciuto. Non sembrava neanche compiaciuto, dal suo tono non usciva alcuna emozione. Era vuoto. Era un uomo alto, dai lineamenti duri, con una barba ispida e gli occhi a palla, verde giada. Portava dei lunghi capelli unticci castano chiaro. Era inquietante, una di quelle persone a cui non puoi dire di no.
La McGranitt entrò, forse resasi conto dell'arrivo dei medimaghi o avvertita dal San Mungo, Danielle questo non lo sapeva.
"Mi dispiace di non averti avvertita prima Danielle, ma devi andare."-disse l'anziana preside. Lei si che era veramente dispiaciuta. Dal suo tono trapelava tutta la malinconia di una nonna che deve dire addio a sua nipote.
E forse davvero la considerava tale, come un po' tutti gli alunni di Hogwarts. Una nonna che cerca di indicare la via giusta, quella del 'bene', ai suoi nipotini.
"Preside...la prego."-la supplicò Danielle, chiedendole con lo sguardo di aspettare almeno l'arrivo di Rose.
"Non ho voce in capitolo, mi dispiace."-mormorò, avvicinandosi fino ad arrivare ai piedi del lettino scomodo e tremendamente bianco.-"Ma ti prometto che scriverò io stessa un permesso per Rose per venirti a trovare."-cercò di rassicurarla, e anche di dirle con gli occhi che opponendosi non avrebbe ricavato nulla.
"Me lo promette?"-si rassegnò, sospirando sconfitta.
Prima della sua malattia, non si sarebbe fatta convincere così velocemente; infatti l'anziana Preside inizialmente rimase scossa e sorpresa, non aspettandosi che Danielle avrebbe ceduto così in fretta, senza tentennare neanche un po'.
"Te lo prometto su quel che ho di più caro."-le sorrise calorosa la McGranitt. Un sorriso sincero e comprensivo.
"Va bene, il tempo di prendere le mie cose."-si scostò la coperta dalle gambe, e Albus le prese una mano, aiutandola ad alzarsi.-"Ce la faccio anche da sola."-gli sorrise, cercando di tranquillizzarlo.
Albus la lasciò, e arrivò Madame Prince con i suoi averi in un borsone, che porse ai medimaghi. L'infermiera le diede anche una t-shirt con un semplice pantalone, in quanto addosso aveva solo un sottile camice di seta bianca.
E quando Danielle si vestì, capì che non avrebbe mai più rivisto Rose, o Albus, o Caroline, o Scorpius. E neanche Francesca.
Non voleva morire e continuava a ripetersi che in quei pochi giorni che le restavano, avrebbero trovato una cura, ma in cuor suo sapeva che sarebbe morta. Sentiva quella sensazione sotto pelle, una costante ansia che le ripeteva che non le rimaneva molto da vivere, e non era bella. Neanche un po'.

ANGOLO AUTRICE=

Eeeeeh non ve lo aspettavate il bacio tra Francesca e Rose? Eeeeeh! Volevate! Guarda quelle facce, non se lo aspettavano!
Cooooomunque vi piace la ship Rosesca? (what?)
Dai sono carineeeee.
Comunque vi ringrazio per le quasi 19k. Cioè 19k. Ciaone.
Grazie per tutto.
Credo di aver detto tutto.
Spero vi sia piaciuto e niente...
Dubaiii.

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