Capitolo 7

11.3K 447 90
                                    

Uccidete. Quella. Maledetta. Sveglia.

Alzai un braccio che pesava quanto un macigno e diedi un colpo al telefono di Ivy che trillava nel mio orecchio. Aprii appena gli occhi per vedere che ore fossero.

Dovevamo alzarci per andare a scuola, ma proprio non ce la facevo, così mi riaddormentai.

Dopo quelli che mi parvero dieci minuti una risata mi svegliò. Aprii gli occhi e trovai Tyler e Scott ai piedi del nostro letto a parlare con Ivy.

Mugugnai qualcosa e poi rimisi la testa sotto il cuscino, per escludere le loro voci
<<Andiamo, dormigliona. Sono le undici del mattino, sveglia>> esclamò Tyler.

Già le undici? Sbuffando riemersi da sotto le coperte e li guardai. Tyler aveva i capelli biondi arruffati e gli occhi vivaci come sempre, e come Scott al suo fianco era seduto senza maglietta. I muscoli da giocatori e da chi si allenava quotidianamente guizzavano ad ogni movimento. Sbattei le palpebre più volte per riemergere dai miei pensieri sui loro corpi.

<<Non rischiate di uscire dalla squadra, se fate troppe assenze?> chiesi in maniera acida.

<<Di mattina sei ancora più fastidiosa, te l'hanno mai detto?>> chiese Scott, ficcandosi in bocca un croissant.

<<Qualche volta, e a te hanno mai detto che...>>.

<<Comunque>> si intromise Tyler, cercando di interrompere il nostro battibecco. <<Un'assenza non è la fine del mondo>> sentenziò, passandomi una tazza fumante di caffè.

La sera prima avevamo iniziato a bere fino a non ricordarci più come ci chiamavamo e ovviamente Tyler e Scott non potevano di certo guidare ubriachi, così si erano fermati a dormire da Ivy, nella stanza degli ospiti.

<<All'una dovete andarvene>> disse Ivy, stiracchiandosi. <<Sean torna verso le due del pomeriggio ed io devo sistemare il porcile che abbiamo lasciato>>.

C'erano carte di cibo sparse per tutto il pavimento, bottiglie vuote e cicche di sigarette ovunque.

<<Mmh, quindi abbiamo ancora qualche altra ora per riprendere il nostro discorso>> decretò Scott, alzando ripetutamente le sopraciglia.

Io alzai gli occhi al cielo e uscii dalla stanza, incurante di avere addosso solo una vecchia lunga maglietta di Sean, che Ivy usava per dormire.

Scesi di sotto e iniziai ad aprire le dispense, in cerca delle mia ciambelle preferite. Non mi piacevano i croissant, né i cornetti né i cibi fatti con troppa pasta sfoglia.

<<Proprio non lo sopporti, eh?>> mi chiese Tyler che mi aveva seguito fino in cucina, per lasciare soli Ivy e Scott.

<<Scott?>> chiesi, e lui annuì divertito.

<<Diciamo che un giocatore di football palestrato e pieno di sé non rientra nella mia cerchia di persone preferite con cui fare amicizia>> spiegai con disinvoltura.

<<Quindi nemmeno io>> rispose lui, portandosi una mano al cuore e fingendo un malore.

<<Tu non sembri pieno di te>> risposi, alzando le spalle.

<<L'apparenza inganna>> disse ammiccando. Mi piaceva l'autoironia di Tyler.

<<Come devono essere le persone, per fare amicizia con te?>> mi chiese, prendendo un sorso di caffè dalla sua tazza e guardandomi le gambe quando le accavallai.

<<In nessun modo. A me...non viene facile, fare amicizia>>.

<<Chissà perché l'ho notato>> borbottò, alzando gli occhi al cielo

Incompresi ~The Misunderstood Series Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora