Parcheggiai la moto nel vialetto senza troppe cerimonie, non avevo per niente fantasia di sistemarla nel garage. Volevo andare in camera mia con la musica a palla e non sentire nessuno.
Mi cambiai la maglia che odorava di erba e di alcool con una che avevo stipato dentro il sellino prima di uscire, misi qualche goccia di collirio negli occhi per eliminare le tracce rosse causate dall'erba e mandai giù un paio di mentine.
Nemmeno il tempo di finire quegli accorgimenti che la mia cara mamma spuntò da dietro la porta dell'immensa villa in cui eravamo andati ad abitare, con le mani sui fianchi. Portava uno stretto tubino grigio, i capelli biondi tirati in alto elegantemente e le unghie smaltate serravano i suoi fianchi minuti.
<<Jason, ti pare questa l'ora di rientrare in casa? Potevi almeno avvertire!>> sbottò.
<<Scusa, mamma>> le dissi, oltrepassandola per andare in camera mia.
<<Non te la cavi con così poco>> continuò lei, seguendomi. <<Dov'eri?>>.
<<Ad una festa>> le risposi, a denti stretti.
<<Con chi? Ti ho visto, sai! Ti sei cambiato la maglia, perché? Di cosa odorava?>> mi chiese, inviperita. Provai l'impulso di alzare gli occhi al cielo, ma mi trattenni; non avevo intenzione di sentirla lamentare per un'altra ora e passa per quel gesto.
<<Mamma, tranquilla. Ero con Scott>> le dissi, paziente.
<<Scott Gwens?>> chiese sospettosa ed io annuii. La sua espressione si rilassò all'istante, tranquillizzata da quel nome. Fece un sorriso tirato, finto come tutto del suo essere, e rilassò le spalle.
Potevo anche andare a rapinare una banca, finché rimanevo con Scott a lei andava bene tutto.
<<Ah, potevi dirlo subito. Allora va bene, tesoro. Vi siete divertiti? Hai incontrato il signor Gwens?>> mi chiese, assillandomi di domande.
Quasi quasi era meglio rimanere alla festa con quella pazza di Destiny Cooper, sicuramente era una persona più sopportabile di mia madre.
Oh Dio, non esageriamo ora.
<<Cara, smettila di assillarlo. E' appena rientrato>> disse mio padre, comparendo nella mia visuale con un sorriso divertito. Gli feci un sorriso di gratitudine di rimando e iniziai a salire le scale.
Mi fiondai sul mio letto, senza nemmeno cacciarmi le scarpe e mi infilai le cuffiette, per ascoltare un po' di musica, ancora più nervoso di prima.
Mia madre era in grado di farmi uscire letteralmente fuori di testa.
Mi stava continuamente addosso, ma non perché tenesse a me, no. Quella donna era in grado di tenere solo a se stessa e alla sua carriera.
Mi stava addosso solo perché temeva che potessi rovinargli la carriera, con qualche mio atteggiamento sbagliato o poco consono, che potesse mirare alla nostra facciata di famiglia perfetta e altolocata.
Ah, se solo sapesse che mi spaccavo di erba e mi ubriacavo una sera si e l'altra pure...
Ridacchiai tra me e me.
Non sapevo proprio come mio padre potesse sopportarla. Sapevo che il loro era un matrimonio senza amore, combinato dai miei nonni come si faceva nel medioevo, ma a volte era così petulante che mi veniva voglia di sbattere la testa contro un muro ripetutamente, fino a svenire.
Mio padre era un uomo anche lui d'altri tempi, ma aveva un buon cuore e a modo suo era simpatico e alla mano. In ogni caso, in 17 anni di vita mi aveva dimostrato affetto sicuramente più di mia madre.
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Incompresi ~The Misunderstood Series
Romance> esclamò, inchiodandomi con i suoi occhi profondi. I suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni, per quante volte ci aveva passato le mani in mezzo. L'ombra di un sorriso aleggiava sulle sue labbra, evidenziando ancor di più la fossetta sul m...