Capitolo 27

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<<Signorina Cooper, si può sapere a cosa diamine sta pensando?>>.

Mi ridestai bruscamente dai miei pensieri, molto di controvoglia.

Sapevate che non esistono i muli femmina? E che i muli non si possono riprodurre? Forse mi sto confondendo. Il documentario che stavo guardando stanotte alla TV stava spiegando questa roba, ma non ero sicura al 100% di ricordarmi bene. Ma i muli erano una razza strana, una casualità genetica, nata dall'accoppiamento tra una cavalla e un asino, che danno vita ad una razza propria. Strano,  vero? Era una cosa affascinante, per me. Dovevo documentarmi di più.

<<Signorina Cooper, si alzi!>> ripeté la voce.

Mi ero di nuovo persa nei miei pensieri. Maledetti muli!

<<Mi scusi professoressa>> dissi, alzandomi dalla sedia e facendola strisciare rumorosamente sul banco. Sbattei le palpebre confusa, per ricordarmi a che lezione ero.

Ivy non c'era, e l'unico corso in cui non eravamo insieme era Biologia II.

<<Mi può ripete la spiegazione che stavo dando sulle cellule lipidiche?>> mi chiese, sbattendo rumorosamente il piede sul pavimento.

Indossava delle ballerine con un fiocchetto gigante davvero oscene. Insomma, quei fiocchi così grandi dovevano essere illegali in almeno 380 paesi per quanto facevano schifo!

Avrei potuto denunciarla per oltraggio al pudore?

<<No>>  risposi, cercando di concentrarmi sulla sua faccia e non sulle sue scarpe.

<<Perché, ovviamente, lei non mi stava ascoltando>> esclamò, con la sua vocetta stridula. <<E visto che la mia lezione non le interessa, può accomodarsi fuori>> concluse.

<<Ma come?!>> esclamai, sbuffando. <<Mancano ancora quarantacinque minuti alla fine della lezione, che faccio tutto il tempo fuori fino alla prossima?>>le chiesi.

Evidentemente il mio tono non le era di molto gradimento, perché senza aggiungere altro e con le narici dilatate, mi indicò la porta.

Raccolsi le cose nella mia borsa ed uscii fuori.

<<E ora che cazzo faccio?>> borbottai, tra me e me.

Andai in cortile e raggiunsi il tavolo dove io ed Ivy -e a volte Ealeen- pranzavamo.

Quella mattina il cielo era nuvoloso,  aveva appena finito di piovere, ma qualcosa nel cielo preannunciava l'arrivo di un temporale.

Anche il vento soffiava forte, facendo sbatticchiare di qua e là i miei capelli in maniera fastidiosa. Con quel tempo, fuori non potevo stare.

Mancava ancora un'ora alla fine delle lezioni, ed ero sicura che per quando sarei tornata a casa, avrebbe iniziato a piovere.

Così mandai un messaggio a David e gli dissi che stavo tornando a casa perché non stavo molto bene; avrei perso solo un'ora di matematica.
Un po' mi dispiaceva, ma da quando c'era Jason anche quella piccola cosa piacevole, tutta per me, era diventata un fastidio costante.

Non stavo mentendo poi tanto. Provavo un'ansia immotivata, come la maggior parte del tempo. Quella mattina però, mi aveva messo lo stomaco sottosopra; mi brontolava dalla fame, ma avevo anche nausea. Persino il mio stomaco era un controsenso, come me!

Ma certe cose, come l'ansia che avevo e tutto ciò che ne derivava, erano inspiegabili persino per me che ci convivevo ormai da anni.

David voleva che andassi da uno psicologo, ma non ne avevo bisogno. Sì era vero, la mia ansia era debiliante, ma nessuno avrebbe potuto aiutarmi.

Incompresi ~The Misunderstood Series Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora