Chi cade e si rialza da solo, cresce un po' più in fretta. Ed io ce l'ho sempre fatta nella vita.
Da sola. Per quante persone potessi avere intorno, io ero sempre sola. Perché? Perché ero strana. Lo sapevo io e lo sapevano tutti. La cosa più strana di tutte? Mi piaceva, quella solitudine. Mi piaceva rimanere tra me e me. Avevo imparato a cavarmela da sola, a farcela senza avere il bisogno di nessuno, ma non perché fossi cinica. Oddio! Forse un po' cinica lo ero, ma non era quello il punto. Stare da soli, per me, era il modo migliore per rimanere al sicuro, lontana dagli urti, dai dolori e dalle delusioni della vita. Perché dovevo mescolarmi a gente con gusti, pensieri ed emozioni diverse dalle mie? Non li avrei mai capiti, e loro non avrebbero capito me. Era una battaglia persa in partenza. Non ero brava nelle interazioni umane, forse non lo sarei stata mai. Avevo già sofferto abbastanza nella mia vita per un rapporto che doveva esserci ma che non c'era mai stato. Non volevo rischiare di affezionarmi a qualcuno per poi stare male, peggio di quanto io in realtà stavo quasi ogni giorno.
Se avessi dovuto usare un colore per descrivermi, avrei detto il nero.
Non perché il nero indichi depressione, angoscia, tristezza... cazzate. Ho detto di essere cinica, ma non fino a questo punto! Il nero è semplicemente l'assenza di tutti i colori. Ed io ero così cercavo di vivere così: in assenza di ogni emozione, e fino a quel momento, mi era andata bene, mi andava bene. Ma è impossibile vivere senza provare niente per nessuno troppo a lungo perché, per quanto una persona possa provarci ad evitarlo, prima o poi succede. Ho quindi imparato che non sei tu a scegliere che emozione provare o non provare, non sei tu che puoi dominare o scegliere al loro posto.
Non è così che funziona. Il gioco è il loro, e loro - le emozioni - scelgono le regole e soprattutto scelgono di giocare con te, di dominare su di te. E non solo questo l'ho scoperto, ma l'ho imparato... ovviamente a mie spese. Insomma, ero così, prima; amavo la solitudine, ero convinta di poter dominare i miei sentimenti e le mie emozioni. Finché non è arrivato... Ah, ma che lo dico a fare? Siamo sempre al solito chilchè, no? Il famigerato principe azzurro che arriva e stravolge la vita di lei, le fa scoprire la felicità pura, si innamorano e affrontano le avversità della vita mano a mano. Ma a me non è che sia andata proprio così, eh! Io e il mio "famigerato principe azzurro" abbiamo solamente affrontato alcune avversità della vita insieme; certe le abbiamo sconfitte, più o meno, altre hanno lentamente sconfitto noi. Eh basta, non c'è stato altro. Okay no dai va bene, non è propriamente vero, la smetto di fare la tragica melodrammatica! Dell'altro c'è stato. Tanto altri. E quindi... che aspettate? Non siete per niente curiosi di sapere cosa ci è successo? In fondo, avviene tutto nelle pagine a seguire. Se la risposta è no be', vi capisco. Probabilmente nemmeno io l'avrei fatto; per quale assurdo motivo dovrei leggere le disavventure di un'altra persona? Già bastano le proprie, insomma!
Ma ve lo dico io il motivo, vi dico io perché ne vale la pena...nelle prossime pagine.
Quindi, mi dispiace per voi, ma se avete letto fino a qui ciò che ho voluto dettagliatamente condividere con voi, vi tocca continuare a farvi i fatti miei per scoprire il resto della storia.
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Incompresi ~The Misunderstood Series
Romance> esclamò, inchiodandomi con i suoi occhi profondi. I suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni, per quante volte ci aveva passato le mani in mezzo. L'ombra di un sorriso aleggiava sulle sue labbra, evidenziando ancor di più la fossetta sul m...