Come cazzo mi era venuto in mente di andare a casa di Jason con quel tempo?
Certo, perché adesso tu sei pure in grado di prevedere le condizioni meteo, tanto da sapere di non dover uscire di casa.
Jason continuava a guardarmi con la sua solita faccia da schiaffi e le mie mani iniziarono a sudare.
<<Non posso rimanere qui>> dissi, cercando di usare un tono calmo e diplomatico. <<Mio fratello mi starà aspettando>> e poi non voglio stare nella stessa casa con te, aggiunsi mentalmente.
Lui scrollò le spalle, accendendosi una sigaretta. <<Dubito che tu abbia altre alternative>>.
La sua calma mi innervosiva, per non parlare del suo divertimento per quella situazione. Cazzo! Come potevo uscirne?
Presi il telefono per chiamare David, che rispose dopo qualche squillo.
<<Pronto?>> eslcmai per la terza volta. Lo sentivo parlare ma non sentivo ciò che diceva, il telefono non prendeva bene ad entrambi, per via del tempo.
<<Dee, non uscire per nessuna ragione al mondo>> fu l'unica frase di senso compiuto che riuscì ad estrapolare man mano che la sua voce si faceva più robotica e sconnessa.
Dopodiché, la linea cadde. Sbuffando mi avvicinai alle pesanti tende costose e le scostai un po'; il vento forte spazzava via fuorisosamente ogni cosa incontrasse sul suo cammino, ed i lampi squarciavano il cielo ripetutamente, illuminandolo in modo inquietante.
Fantastico.
Un panorama perfetto per un omicidio.
Sentivo lo sguardo di Jason addosso, ma io riuscivo a pensare solo ad una cosa; come diamine avrei fatto a tornare a casa?
<<Non hai via di scampo, piccola Dee>> sussurrò lui come se mi avesse letto nel pensiero. Sempre senza togliermi lo sguardo di dosso si alzò e si sgranchì le gambe.
<<Andiamo a vedere Ada cos'ha cucinato>> continuò, come se nulla fosse.
Merda, merda, merda.
Me ne rimanevo lì impalata, in piedi nel salone mentre lui scompariva nell'enorme cucina.
Mio malgrado lo seguì, soprattutto perché dalla cucina proveniva un odore davvero invitante.
Ada aveva apparecchiato per due, al centro del tavolo c'era un enorme rost-beef, con la salsa spalmata ovunque; solo a guardarlo mi veniva l'acqualina.
In quel momento era intenta a tagliare delle fette di pane e mettercene davanti al piatto quattro a testa, poi posizionò i bicchieri di cristallo ricolmi d'acqua di lato ai piatti.Jason era comodamente seduto a giocare con il telefono mentre lei si affaccendava a sistemare la tavola.
Forse per lui era normale essere servito e riverito, ma a me non piaceva stare con le mani in mano.
<<Posso fare qualcosa per aiutarla?>> chiesi, con la voce roca per via di tutto il tempo in cui ero rimasta in silenzio.
Jason alzò impercettibilmente lo sguardo dal telefono per guardarmi, poi lo riabbassò. <<Pensavo avessi perso la lingua>> disse.
Lo ignorai, aspettando una risposta da Ada.
<<No signorina, si figuri. E mi dia del tu gentilmente>> mi rispose Ada con un sorriso affettuoso.
<<La chiamerò Ada solo se mi permette di fare qualcosa per aiutarla>> replicai. <<Non mi piace star qui a guardarla affaccendarsi senza ricevere una mano>> conclusi, con una velata frecciatina nei confronti di Jason.
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Incompresi ~The Misunderstood Series
Romance> esclamò, inchiodandomi con i suoi occhi profondi. I suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni, per quante volte ci aveva passato le mani in mezzo. L'ombra di un sorriso aleggiava sulle sue labbra, evidenziando ancor di più la fossetta sul m...