Capitolo 16

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<<Giornataccia?>> mi chiese David quel pomeriggio, entrando nella mia camera.

Ero sdraiata sul letto, con tre pacchi di patatine e una lattina di cocacola, a guardare qualche serie TV al PC.

<<Perché me lo chiedi?>> gli chiesi con la bocca piena, senza staccare gli occhi dallo schermo.

<<Perché non ho sentito una nota di musica nemmeno una volta e da te è strano>> disse lui, avvicinandosi al letto. Si guardò un po' intorno, cercando di nascondere il fastidio nel vedere il casino che c'era nella mia stanza.

Feci spallucce e continuai a guardare la mia serie TV. David si avvicinò furtivamente alla scrivania, unico oggetto immacolato in quella stanza, con tutti i fogli e i colori posizionati ordinatamente di sopra.

<<Perché non disegni più?>> mi chiese, senza voltarsi.

Ma che palle. <<Mi fai sempre la stessa domanda, ed io ti do sempre la stessa risposta, David>> sbottai, mettendo in pausa la puntata.

Lui si girò e i nostri sguardi si incrociarono.

<<Sì ma non capisco>> disse, con tristezza.

<<Che ti importa?>> sbottai, più acidamente di quanto avrei voluto. Respirai profondamente e cercai di addolcire il tono. <<Per disegnare servono... le emozioni. Serve provare qualcosa. Ed io non ne sono in grado>> dissi, cercando di non suonare melodrammatica. Ma era la verità, non potevo sentire più niente.

<<Non vuoi>> mi corresse lui, sedendosi sul letto accanto a me.

<<No David, non posso. Non ne sono in grado, io non ho niente da dare>> dissi di getto, pentendomene subito dopo. I suoi occhi mi guardavano allarmati. Stava per dire qualcosa, ma fortunatamente il campanellò mi salvò da quella conversazione.

<<Vado io>> esclamai, alzandomi dal letto e sfrecciando fuori dalla stanza. In cucina c'erano Andrew, Charles e Mark, quest'ultimo in procinto di aprire ma lo anticipai.

Nell'impeto di trovare una scusa per allontanarmi da David inciampai nei miei stessi piedi e andai a sbattere la testa contro la porta.

<<Merda! >> sbottai, tenendomi il nsso. <<Sanguina?>> chiesi a Mark, che scuotendo la testa scoppiò a ridere, seguito da Charles ed Andrew.

<<Dee, dovresti stare più attenta>> riuscì a dire Andrew tra una risata e l'altra.

<<Oh, vaffanculo>> borbottai tastandomi il naso con una mano, mentre con l'altra aprivo la porta.

<<Ehi ma non ho ancora fatto niente>> esclamò Jason, che era appoggiato sotto il portico di casa mia.

Lo guardai più volte, sbattendo le palpebre, credendo di avere un allucinazione dovuta alla botta in testa.

<<Che ci fai qui?>> gli chiesi, troppo sorpresa per essere acida.

Lui mi guardò sconcertato. <<Dobbiamo studiare, ricordi?>>.

<<Merda>> ripeti, sbattendomi una mano sulla fronte.

Me n'ero completamente dimenticata!

Dovresti comprarti un'agenda e scriverti tutte le cose che hai da fare. Anzi no, tanto ti dmenticheresti anche l'agenda, chissà dove.

<<Mi fai entrare o no?>> mi chiese Jason, iniziando a spazientirsi.

Mi spostai di lato e lo lasciai entrare in casa. Richiusi la porta e mi girai andando di nuovo a sbattere, contro la sua schiena.

Incompresi ~The Misunderstood Series Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora