<<Giornataccia?>> mi chiese David quel pomeriggio, entrando nella mia camera.
Ero sdraiata sul letto, con tre pacchi di patatine e una lattina di cocacola, a guardare qualche serie TV al PC.
<<Perché me lo chiedi?>> gli chiesi con la bocca piena, senza staccare gli occhi dallo schermo.
<<Perché non ho sentito una nota di musica nemmeno una volta e da te è strano>> disse lui, avvicinandosi al letto. Si guardò un po' intorno, cercando di nascondere il fastidio nel vedere il casino che c'era nella mia stanza.
Feci spallucce e continuai a guardare la mia serie TV. David si avvicinò furtivamente alla scrivania, unico oggetto immacolato in quella stanza, con tutti i fogli e i colori posizionati ordinatamente di sopra.
<<Perché non disegni più?>> mi chiese, senza voltarsi.
Ma che palle. <<Mi fai sempre la stessa domanda, ed io ti do sempre la stessa risposta, David>> sbottai, mettendo in pausa la puntata.
Lui si girò e i nostri sguardi si incrociarono.
<<Sì ma non capisco>> disse, con tristezza.
<<Che ti importa?>> sbottai, più acidamente di quanto avrei voluto. Respirai profondamente e cercai di addolcire il tono. <<Per disegnare servono... le emozioni. Serve provare qualcosa. Ed io non ne sono in grado>> dissi, cercando di non suonare melodrammatica. Ma era la verità, non potevo sentire più niente.
<<Non vuoi>> mi corresse lui, sedendosi sul letto accanto a me.
<<No David, non posso. Non ne sono in grado, io non ho niente da dare>> dissi di getto, pentendomene subito dopo. I suoi occhi mi guardavano allarmati. Stava per dire qualcosa, ma fortunatamente il campanellò mi salvò da quella conversazione.
<<Vado io>> esclamai, alzandomi dal letto e sfrecciando fuori dalla stanza. In cucina c'erano Andrew, Charles e Mark, quest'ultimo in procinto di aprire ma lo anticipai.
Nell'impeto di trovare una scusa per allontanarmi da David inciampai nei miei stessi piedi e andai a sbattere la testa contro la porta.
<<Merda! >> sbottai, tenendomi il nsso. <<Sanguina?>> chiesi a Mark, che scuotendo la testa scoppiò a ridere, seguito da Charles ed Andrew.
<<Dee, dovresti stare più attenta>> riuscì a dire Andrew tra una risata e l'altra.
<<Oh, vaffanculo>> borbottai tastandomi il naso con una mano, mentre con l'altra aprivo la porta.
<<Ehi ma non ho ancora fatto niente>> esclamò Jason, che era appoggiato sotto il portico di casa mia.
Lo guardai più volte, sbattendo le palpebre, credendo di avere un allucinazione dovuta alla botta in testa.
<<Che ci fai qui?>> gli chiesi, troppo sorpresa per essere acida.
Lui mi guardò sconcertato. <<Dobbiamo studiare, ricordi?>>.
<<Merda>> ripeti, sbattendomi una mano sulla fronte.
Me n'ero completamente dimenticata!
Dovresti comprarti un'agenda e scriverti tutte le cose che hai da fare. Anzi no, tanto ti dmenticheresti anche l'agenda, chissà dove.
<<Mi fai entrare o no?>> mi chiese Jason, iniziando a spazientirsi.
Mi spostai di lato e lo lasciai entrare in casa. Richiusi la porta e mi girai andando di nuovo a sbattere, contro la sua schiena.
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Incompresi ~The Misunderstood Series
Romance> esclamò, inchiodandomi con i suoi occhi profondi. I suoi capelli erano sparati in tutte le direzioni, per quante volte ci aveva passato le mani in mezzo. L'ombra di un sorriso aleggiava sulle sue labbra, evidenziando ancor di più la fossetta sul m...