Capitolo 4

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"Quanto siamo bravi a farci del male."

È passata una settimana da quando Stiles è tornato, e tutti sembrano finalmente essersi conto che c'è qualcosa che non vada in lui.
Adesso è seduto in classe accanto a Scott, come i vecchi tempi, seguendo distrattamente la lezione di filosofia.
Il professore cammina su e giù per l'aula, spiegando un concetto astratto sui sentimenti. Stiles inarca le sopracciglia alle sue parole.

«...I sentimenti sono un aspetto intrinseco dell'uomo, fin dalla sua età primordiale. I nostri antenati, le scimmie come le vediamo noi oggi, erano in grado di esternare i propri sentimenti, nei confronti dei propri simili... Insomma, i sentimenti sono tutto ciò che ci fa vivere, ragazzi. Ci fanno amare, ridere, sorridere...»

Stiles si trova a costretto a interrompere quella marea di cazzate.
Si sente quasi chiamato direttamente in causa.

«E piangere, soffrire. Sono gli stessi che ci fanno venire voglia di sparire, anche per un po'. Anche per sempre.
I sentimenti ci fregano, ci illudono.» Afferma, più che convinto delle sue parole, con tono impassibile.
Il professore allora si ferma di botto, girandosi verso il ragazzino.

«Certo, è ovvio che possiamo anche avere brutte giornate o momenti, ma questo non significa che...»

Stiles sbatte improvvisamente il pugno sul banco, mentre Scott cerca invano di fermarlo. Nel silenzio é calato un silenzio agghiacciante, nessuno osa fiatare.

«Significa che siamo solo intrappolati in ciò che pensiamo di provare!
Sono solo stronzate! A volte i sentimenti ci torturano, non ci lasciano in pace, a volte...»

Il professore ha il volto rosso dalla rabbia.

«Stilinski, non accetto che si rivolga a me in questo modo.
Esca immediatamente dalla classe!»
Lo interrompe subito.

Stiles a quel punto si alza dal banco, senza far trapelare alcuna emozione.

«...A volte ci uccidono.» Conclude, andandosene via e chiudendosi con forza la porta alle spalle.
Percorre il corridoio con calma, quando s'imbatte in una ragazza.
È una delle più popolari e belle del college. Mora, occhi azzurri e un fisico niente male. Un pò una Megan Fox versione più brutta.
La ragazza, Tracy Poole, si avvicina a Stiles con occhi da cerbiatto.

«Stilinski, come mai qua fuori?» Incredibile come il ragazzino sia diventato così popolare in così poco tempo. Non che a lui importi qualcosa, in realtá. Ma forse potrá divertirsi con questa ragazza, chissà.

«Crake mi ha mandato fuori.» Si limita a rispondere Stiles, guardando la ragazza come per capire cosa voglia da lui.

«Crake è un vero stronzo! Farai parte della squadra di Lacrosse della scuola?» La ragazza gli si avvicina anche troppo, e Stiles indietreggia leggermente.

«Non ho ancora deciso.» E detto questo il ragazzino se ne va, lasciando la cheerleder imbambolata.
Di solito le cheerleders gli parlavano solo per scusarsi malamente di essergli andate addosso, non avendolo affatto visto.

Com'è buffa la vita.

Stiles decide allora di prendersi una boccata d'aria, essendosi accorto che tanto ormai mancasse poco alla fine della giornata. Così esce da una porta lungo il corridoio, vicina agli armadietti, trovandosi in poco tempo all'esterno.
Il sole gli scalda il corpo, e si ritrova ad osservare il parcheggio di fronte a lui. In particolare la vista di una macchina lo fa destare dai suoi pensieri, e si ritrova a fissarla.

Cosa ci fa lì?
Infatti, come se l'avesse chiamato, proprio in quel momento esce dalla Camaro nera una sagoma, che Stiles riconosce subito.
Lo riconoscerebbe fra mille, diamine. Gli occhi di Stiles vacillano un po', ma è solo un attimo di debolezza.
Poi i suoi sentimenti ritornano immediatamente a proteggersi dietro l'impenetrabile corteccia.
Si chiama autodifesa, questa.

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