•Cinque•

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Nessuno è inutile in questo mondo, se è capace di alleggerire  pesi di un altro uomo.
-Charles Dickens.

Il giorno dopo a lavoro, guardo Lara lavorare e penso a quanto sia fortunata ad avere una casa come quella, una famiglia ad aspettarla la sera per cenare insieme.

Perché io non posso avere tutto questo? Perché sono destinato a essere solo?
Perché non posso avere anche io mia madre ad aspettarmi a casa con una buona cenetta pronta?
Con i suoi modi di fare così dolci e gentili?
Perché non posso avere di nuovo il suo amore?
Perché non posso avere una vita come tutti?

Quella sera la mia vita è stata portata via insieme alla sua. Da quella notte non ho sentito più il bisogno di amare, di essere amato.

Sovrappensiero non mi rendo conto che Lara è davanti a me e che sta parlando.

Alzo lo sguardo verso di lei annoiato «Cosa?»

«Ecco, gli altri ragazzi stanno organizzando una serata per sabato, vorrebbero andare in un ristorante a mangiare qualcosa e, ci chiedevamo se ti andava di venire con noi» dice con un sorriso.

Io in un ristorante? Per di più con tutti loro? No grazie!

«No!» mi alzo lasciandola lì e ritorno a lavoro.

Verso sera me ne vado senza neanche salutare Bob e vado diritto in palestra, passo l'ora a sfogarmi con il sacco e poi torno a casa, mangio e vado a dormire. Faccio sempre la stessa cosa fino a venerdì.

Il sabato mattina sento qualcuno bussare alla porta di casa mia, vado ad aprire e mi ritrovo Lara davanti.

Ma come cazzo fa a sapere dove abito?

La guardo un po' sconcertato, lei sorride e inizia a parlare.

«Posso entrare?» chiede in imbarazzo.

La guardo ancora un po' e poi mi sposto per farla entrare, lei entra e si guarda intorno, mentre io guardo lei. Mi avvio in cucina e lei mi segue, mi appoggio al bancone e incastro i miei occhi nei suoi.

«Allora per prima cosa come fai a sapere dove abito?» le chiedo inarcando le sopracciglia.

Alza gli occhi al cielo «Ma fai sul serio? Davvero non ricordi? Una sera ti ho incontrato in quel locale lì l'Amnesia o come cavolo si chiama, e tu eri ubriaco fradicio e io ti ho accompagnato a casa perché non eri in grado di guidare in quelle condizioni»

La cosa sembra un po' irreale ma decido di crederle.

«E perché adesso sei qui?» dico guardandola sempre nello stesso modo.

So che sono antipatico ma non mi interessa, io e lei non siamo né amici ne conoscenti quindi per quale cazzo di motivo si trova in casa mia?

«Sono venuta a rinnovarti l'invito di questa sera» dice sorridendo.

«Per quale motivo? Ti ho già detto che non sarei venuto» mi avvicino al frigo e prendo una bottiglia d'acqua.

«Perché io ho detto ai ragazzi che tu avevi già accettato» dice mordendosi il labbro inferiore.

«Tu cosa?» urlo guardandola in cagnesco.

«Si ecco, ero convinta che era tutta scena la tua e che alla fine ti saresti deciso a venire, allora ho detto agli altri che eri dei nostri, si è vero, loro all'inizio si sono arrabbiati dato che non avevano intenzione di invitarti...»

La guardo alzando un sopracciglio.
Non avevano neanche intenzione di invitarmi? Ma allora perché cazzo l'hanno fatto?

«Vedi loro non mi vogliono, io non voglio venire, siamo tutti d'accordo» dico scolando il mio bicchiere d'acqua.

Aiden (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora