8. Tu non sei normale

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E il tuo sorriso spegne i tormenti e le domande a stare bene, a stare male, a torturarmi, a chiedermi perché
(Tiziano Ferro)

L'avventura in Texas era finita e non le sembrava vero di aver passato dei giorni così incredibili. L'ultima sera erano addirittura andati ad un rodeo. Louis aveva insistito perché indossassero tutti dei cappelli da cowboy e l'esperienza era stata emozionante, se non fosse che per metà del tempo Bea si era coperta gli occhi per paura di vedere qualcuno infilzato dalle corna di quegli animali. Si era sempre chiesta come si potesse stare in sella ad un toro impazzito, ma quei cowboy sembravano esserci nati là in cima. 

Harry era così bello con quel cappello; sembrava uscito da un film western e Bea si ritrovò a fantasticare su quanto sarebbe stato sexy su uno di quei tori scatenati. Non si erano più rivolti la parola, né i loro sguardi si erano più incrociati. Cercava di convincersi che fosse una cosa positiva perché così se lo sarebbe tolto dalla testa, ma era passata ormai un'altra settimana e non passava giorno che non pensasse a lui.

"Bea, alle tre avete l'appuntamento con Matt per fare le foto dell'album" le ricordò Marco. Quel pomeriggio lui non ci sarebbe stato per problemi personali e la ragazza era stata incaricata di accompagnare i ragazzi. Era agitata perché non vedeva Harry da quando erano tornati e anche perché, per la prima volta, sarebbe stata da sola, senza Marco. Il ragazzo l'aveva rassicurata sul fatto che Matt sapesse già cosa fare e lei doveva presenziare solo perché così volevano Richard ed Harry. 

Guardò l'orologio e si accorse che erano già le due e un quarto, come sempre era in ritardo. Raccolse in fretta e furia le sue cose e uscì di corsa dal suo ufficio. Doveva aspettare l'autobus e chissà quando sarebbe arrivata a destinazione; Londra non era di certo piccola come Verona.

In quel momento diede ragione a sua madre quando le diceva che la puntualità non era il suo forte. Beh a dire il vero Giulia, la madre di Bea, aveva da ridire quasi su tutto. Il loro rapporto non era mai stato dei migliori; soprattutto durante l'adolescenza, quando una ragazza avrebbe bisogno della propria madre per dei consigli o anche solo per un abbraccio dopo una cotta non corrisposta. Invece, sua madre non l'aveva mai fatta sentire abbastanza. Quando raggiungeva un traguardo, lei pretendeva sempre di più. Bea si era laureata due volte ed entrambe con 110 e lode, ma Giulia le aveva sempre detto È il minimo visto che io e tuo padre ti manteniamo. Per questo aveva deciso di trasferirsi nella città di suo padre, per far vedere a sua madre che se la sarebbe cavata anche da sola, che pure lei era in grado di fare qualcosa nella vita.

I suo pensieri furono interrotti quando, appena varcata l'uscita della Modest!, una Range Rover nera, parcheggiata poco lontano, catturò la sua attenzione. Scosse la testa dandosi della stupida per aver pensato che Harry fosse lì, ma appena si incamminò nella direzione opposta per raggiungere la fermata dell'autobus una voce inconfondibile la fece bloccare.

"Ciao Bea, non sali?". Harry era sceso dalla macchina e la ragazza, appena lo vide, pensò a quanto fosse perfetto con quella t-shirt bianca arrotolata intorno alle braccia che gli risaltava i bicipiti muscolosi.

"Che ci fai qui?" chiese sulla difensiva, in realtà non voleva dirlo così duramente.

"Ciao anche a te Harry, come stai? Sì anche io sto bene, grazie"

Il monologo di Harry le fece roteare gli occhi al cielo, ma non riuscì a nascondere un sorriso.

"Scusa, hai ragione. Ciao Harry, cosa ci fai qui?"

Managing your life ○ hes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora