Sei sempre tu,
dentro mille déjà-vu
(Salmo)HARRY'S POV
Non potevo credere di essere stato raggirato in un modo così subdolo e cattivo da due persone a me così vicine.
Marco, da quando Bea era entrata nelle nostre vite, stentavo a riconoscerlo. Non era più il ragazzo allegro, trasparente e preoccupato a difendere la mia immagine che mi era stato presentato anni prima, piuttosto si era trasformato in una sorta di Mr. Hyde, il cui scopo era diventato quello di dividermi da Bea e di rendermi un mostro ai suoi occhi.Jodie, invece, non mi aveva mai convinto completamente, tanto che il mio sesto senso mi suggerì più volte che fosse stata mandata dall'agenzia per creare scompiglio. Però, i suoi modi di fare e tutte quelle cose che ci accomunavano, mi avevano fatto abbassare la guardia ed era riuscita a convincermi della sua bontà d'animo.
Quanto mi sbagliavo! Entrambi avevano agito alle mie spalle, solo per un loro tornaconto personale, ignorando come potessi sentirmi.
E in quel momento, mentre guardavo le nuvole che riflettevano la luce del tramonto, mi sentivo deluso, ferito e, soprattutto, molto arrabbiato.
Avevo deciso di tornare da Bea per dirle che quello che provavo non era cambiato di una virgola, anzi quella lontananza e tutti i problemi che ne erano conseguiti, non avevano fatto altro che farmi capire quanto fossi innamorato di lei.
Sarei mancato a qualche intervista, ma, per fortuna, nessun concerto era previsto per quelle ultime giornate di permanenza in suolo statunitense.
I ragazzi mi avrebbero raggiunto a Londra, per cominciare il tour europeo, entro una settimana, mentre io ero intenzionato a passare quei giorni senza staccarmi un attimo da Bea, sempre se lei me lo avesse concesso.Non ero ancora del tutto certo del suo perdono, visto che, mentre ne discutevamo, eravamo stati interrotti dalla magnifica scoperta del complotto di quei due; ma, se fosse stata ancora arrabbiata con me, avrei usato tutte le armi a mia disposizione per riconquistarla.
Poche ore prima, dopo aver preparato le valigie in fretta e furia, avevo contattato segretamente Shay per farmi dire i programmi di Bea per quel giorno. Avevo scoperto che sarebbero tornate dall'Italia e che probabilmente l'avrei trovata a casa a disfare i bagagli.
La mia mente aveva ragionato a lungo e, dopo le giuste telefonate, ero riuscito ad organizzare ogni cosa.
Il volo sarebbe durato 15 ore e, quindi, sarei arrivato a Londra alle 11 del mattino. Avevo voglia di passare l'intera giornata con lei per farle capire quanto fossero serie le mie intenzioni.Con i pensieri che viaggiavano liberi e un sorriso a fior di labbra, mi addormentai sognando due occhi azzurri che amavo tanto.
***
Rimettere piede a casa fu più piacevole del solito, perché stavolta c'era Bea e la mia voglia di riaggiustare le cose, che speravo avesse anche lei.
Decisi di passare a casa per farmi una doccia. Ero sempre stato fissato con la pulizia; non usavo profumi, ma cambiavo i vestiti anche tre volte al giorno, probabilmente perché l'odore fresco di bucato mi ricordava casa.
Casa.
Mi appuntai di passare a trovare mia madre e Robin e, magari, di presentare Bea al mio patrigno. Ero certo che sarebbero andati subito d'accordo, perché avevano alcune cose in comune: entrambi sorridevano con gli occhi, oltre che con le labbra e vedevano sempre il lato bello delle persone.Dopo la mia doccia rigenerante, indossai dei pantaloni neri e una delle mie solite camice stravaganti. Sorrisi involontariamente, pensando a Bea e alle smorfie schifate che mi riservava ogni fottuta volta e il mio cuore fece una capriola all'idea di battibeccare di nuovo con lei su questioni così futili.
Shay mi aveva detto che sarebbero arrivate a casa verso mezzogiorno e mezzo, così avevo deciso di aspettarle sotto casa, per poi sbucare fuori al momento giusto. Speravo solo di farle una sorpresa che le sarebbe piaciuta.
Afferrai le chiavi dell'Audi, approfittando del fatto che Bea non l'aveva mai vista e non mi avrebbe riconosciuto. Mi sentivo nervoso e allo stesso tempo euforico all'idea di rivederla. Non poteva nemmeno immaginare quanto mi fosse mancata ed io stesso faticavo a credere quanto fossi preso da lei.
Ci misi poco a raggiungere il suo appartamento, probabilmente perché il mio piede aveva preso in simpatia il pedale dell'acceleratore.
Guardai l'orologio, preoccupato di essere in ritardo, ma, a quanto pare, il mio lato perfezionista aveva preso il sopravvento, spingendomi ad arrivare in palese anticipo.Parcheggiai poco lontano, così da avere la giusta visuale sull'entrata.
Una veloce occhiata allo specchietto retrovisore, mi fece trasalire: delle occhiaie violacee circondavano i miei occhi e i capelli, ancora mezzi bagnati, erano uno schifo. Li sistemai nervosamente un paio di volte, per poi inspirare ed espirare per calmarmi.
Guardai di nuovo l'ora sul cruscotto: le 12.15.Sbuffai annoiato, accendendo la radio. Di solito, tenere il tempo picchiettando sul volante era un ottimo modo per distrarmi, perché pensavo solo al ritmo della canzone.
Ma il momento di relax non durò a lungo: una vibrazione proveniente dai miei pantaloni mi fece sussultare. Estrassi a fatica il cellulare dalla tasca posteriore, aprendo il messaggio appena arrivato.
Da Shay:
Non venire subito da noi. Bea vorrebbe riposare perche è stanca :)Sbuffai deluso, perché era troppa la voglia di vederla. Una parte di me avrebbe voluto rimanere lì ad aspettare ugualmente, l'altra voleva lasciarle i suoi spazi per paura di forzarla. Inutile dire che vinse la mia parte irrazionale. L'avrei salutata, poi me ne sarei tornato a casa, non prima di chiederle se volesse uscire con me il giorno seguente.
Passarono una decina di minuti, prima che una berlina nera accostasse sul ciglio del marciapiede. Dai sedili posteriori vidi sbucare la testa castana di Shay e il mio cuore iniziò a battere furiosamente all'idea che di lì a poco l'avrei rivista.
E infatti, subito dopo, Bea uscì dal lato del passeggero con un sorriso che mi mozzò il fiato. Indossava dei jeans chiari, con una maglia bianca infilata dentro e una giacca in pelle nera. I capelli erano raccolti in una coda di cavallo e portava degli occhiali da sole, nonostante la giornata grigia.
Aprii velocemente la portiera e chiusi la macchina, quando ormai ero già dall'altra parte della strada. Ero sicuro che il sorriso da idiota non avesse lasciato le mie labbra nemmeno per un istante, ma mi andava bene così. Mi sembrava che tutta l'ansia e la paura fossero scomparse appena il mio sguardo si era posato sulla bellissima ragazza che amavo ed ero pronto ad aprirle il mio cuore un'altra volta.
Ma, quando ormai ero a pochi metri da lei, la portiera del conducente si aprì, rivelando un ciuffo biondo e degli occhi celesti che conoscevo molto bene.
"Harry, che ci fai qui?" sbottò Bea, sorpresa.
Ma i miei piedi si erano già mossi veloci, senza che potessi controllarli e la mia mano destra, si era chiusa in un pugno con destinazione la faccia di Luke.
---
Buona sera!
Dunque, dunque, dunque...volevo avvisarvi che non mancano molti capitoli alla fine di Managing your life! Non so ancora quanti, ma la fine è vicina. Però non voglio pensarci che mi viene la tristezza :(Quindi, tornando al capitolo: come avete visto non ha praticamente dialogo, ma volevo spiegarvi i pensieri di Harry, sia all'idea di essere stato "tradito", sia per quanto riguarda Bea. Io, comunque, adoro Harry innamorato, ma devo dire che il pugno a Luke lo adoro ancora di più ahaha
Secondo voi, Bea perdonerà questo suo scatto d'ira o sarà il motivo che la spingerà ad allontanare Harry per sempre?
Fatemi sapere!Un bacio,
Silvia
STAI LEGGENDO
Managing your life ○ hes.
FanfictionCOMPLETA Harry Styles, 21 anni, cantante della boy band più acclamata del momento. La sua vita è fatta di flash e di titoli sui giornali che lo descrivono come un donnaiolo da strapazzo. Beatrice Clarke, 25 anni, giovane italiana laureata in Managem...