39. Bea lo sapeva?

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Ho bisogno di piangere,
senza freni, senza musica, senza sogni
(Emanuele Piccinino)

HARRY'S POV

"Ti prego, amore. Svegliati"

Accarezzai con il pollice la piccola mano inerme su quel dannato letto di ospedale. Era così fredda e a malapena era riconoscibile tra il biancore delle lenzuola.

"Devi aprire gli occhi, Bea. Fallo per me" mormorai, stavolta sfiorando i capelli biondi raccolti in una coda. "Ti prometto che non ti lascerò più andare"

L'avevo osservata per ore, prima di trovare il coraggio di alzarmi dalla poltrona su cui ero seduto, per lasciarle leggere carezze su tutta la pelle non coperta dal camice. Avevo paura di toccarle involontariamente qualche ferita o di farle male, più di quanto avesse già sopportato.

Sistemai meglio la coperta, coprendole le braccia ricoperte di lividi violacei.
Ripensai al boato assordante che avevo udito e alla mia totale indifferenza su ciò che era successo.
Bea si stava dissanguando a pochi metri da casa mia, mentre io ero preso a farmi un bagno nella Jacuzzi, per cercare di dimenticare l'episodio di quella mattina con Luke.

Era stata Shay ad avvisarmi dell'accaduto e, da quel momento, il mio cervello si era spento.
Non ricordavo come fossi finito dall'accapatoio ad indossare una tuta ancora da stirare, né come fossi arrivato all'ospedale. Tutto ciò che sapevo era la sensazione di vuoto e smarrimento che avevo provato nell'udire Bea ha avuto un incidente.

Mossi qualche passo verso la finestra; stava diventando buio, ma il paesaggio fuori dalla finestra era ancora distinguibile. A Bea piacerebbe vederlo, pensavo mentre cercavo di convincere il personale del St. Thomas a darle quella camera.
Volevo che le prime cose che avrebbe visto, una volta sveglia, fossero Westminster e il Big Ben ergersi in tutta la loro bellezza.

"Hey. Sei ancora qui?"

Fu Shay a distogliermi dai miei pensieri. Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al letto per sfiorare amorevolmente le guance pallide dell'amica.

Annuii, distogliendo lo sguardo dal panorama per raggiungerla.

"Questo è per te"

Mi porse un bicchiere di cartone fumante, che dal profumo riconobbi subito essere caffè.
Mi limitai a ringraziarla con un sorriso tirato. Dopotutto, non avevo parlato molto dal mio arrivo in ospedale e Shay, Francesca e Alessandra avevano capito subito il mio bisogno di rimanere da solo con Bea.

"Dovresti andare a casa a dormire un po', Harry. Sei qui da ieri" suggerì la mora rivolgendomi uno sguardo preoccupato.

"Ho dormito sulla poltrona" mi giustificai deciso, prendendo un sorso di caffè. "E poi voglio essere qui quando si sveglierà"

Appoggiai il bicchiere sul comodino, ormai ricolmo di fiori di ogni tipo, per poter riprendere ad accarezzare Bea. Vederla ferma su quel letto, senza avere la possibilità di ammirare i suoi bellissimi occhi azzurri, faceva sembrare quella lontananza ancora presente. Toccarla sembrava essere l'unico modo per rendermi conto che lei fosse lì.

"Lo so che vuoi esserci, ma il dottore ha detto che potrebbero volerci dei giorni"

Annuii, ma solo per confermare quello che aveva detto la ragazza di fronte a me. Non avevo la minima intenzione di tornare a casa e lasciare Bea da sola. Sapevo che ci sarebbero state le sue amiche a farle compagnia, ma non riuscivo a staccarmi da lei.

"I suoi genitori stanno arrivando" disse qualche istante dopo.

"Bene" sospirai, sollevato dal fatto che fossero riusciti a prendere un aereo, nonostante la bufera che si stava scatenando all'esterno. "Il dottore ha detto qualcos'altro sul suo stato di salute?"

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