35. Sapevo che ci fosse qualcosa sotto

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E non accontentarti di meno,
nemmeno una briciola di meno,
di quello che credi di meritare
(Massimo Bisotti)

Era da qualche giorno che Bea non si sentiva bene. Il suo malessere era iniziato dopo aver comunicato alla Modest! la sua intenzione di chiudere con Harry.

Francesca continuava a sostenere che la sua febbre ingiustificata fosse una manifestazione psicosomatica del suo dolore interiore, ma Bea l'aveva mandata a quel paese ricordandole che aveva una laurea in Management, non di certo in Medicina o in Psicologia e che guardare Grey's Anatomy non voleva dire essere esperti in materia.

Mark, il suo capo, l'aveva spinta a prendersi una pausa per rilassare i nervi e cercare di guarire.
Così, senza pensarci troppo, aveva preparato la valigia, comprato il primo biglietto per l'Italia e si era trascinata dietro pure Shay, visto che le altre due non potevano assentarsi dal lavoro.
Voleva riabbracciare i suoi genitori e, finalmente, rivedere suo padre dipingere.

Se ripensava alla scelta che aveva fatto, l'avrebbe definita azzardata, ma in quel momento, dopo tutto quello che era successo da quando si erano salutati all'aeroporto, le era sembrata l'unica opzione per poter salvare il suo cuore.
Aveva capito che la vita che conduceva Harry, non combaciava con ciò che era meglio per se stessa e, nonostante ne soffrisse terribilmente, nessuno era riuscito a farle cambiare idea.

Non erano bastate le parole delle sue amiche su quanto lei e il cantante si amassero, né le telefonate di Franco che aveva cercato di farla ragionare. Aveva avuto qualche ripensamento, ma subito rilegato in un angolo della sua testa, quando Niall e poi anche Louis l'avevano chiamata per dirle quanto Harry soffrisse della sua decisione. Si sentiva in colpa per non essere riuscita a lasciarlo guardandolo negli occhi, ma sapeva che, se lo avesse avuto davanti, non sarebbe riuscita a farlo.

Vigliacca.
Ecco come si sentiva. Con il senno di poi, forse era per quel motivo che si era ammalata. Era plausibile che Francesca, per quanto esaurita fosse, avesse un briciolo di ragione a pensare che il suo dolore e il senso di colpa, che cercava di nascondere, si erano trasformati in una sofferenza fisica.

"Fiorellino, smettila di pensare. Sento gli ingranaggi del tuo cervello girare rumorosamente"

Nemmeno si era accorta che suo padre era comparso alle sue spalle baciandole i capelli e avvolgendola in un abbraccio.
Ormai era qualche giorno che si sentiva meglio e ne aveva dato il merito al sole italiano e alle coccole che le riservavano i suoi genitori.

"Sai che penso anche mentre dormo" scherzò lei appoggiando una mano sulla guancia sbarbata di Peter.

"Ma non dovresti. A volte, basta fare quello che ti dice il cuore"

Si mise seduto sulla sdraio di fronte a lei, ammirando quanto fosse diventata bella la sua bambina. Aveva avuto una paura incredibile di non poterla rivedere più, quindi ora non voleva più perdere l'occasione di guardarla in tutti i suoi modi fare.

"Mi manca così tanto" sospirò Bea stringendo le gambe al petto. "Secondo te ho sbagliato a lasciarlo?"

Peter abbassò lo sguardo. Sapeva quanto sua figlia fosse innamorata di Harry, ma pensava che qualche errore nei suoi confronti lo avesse commesso. Insomma, aveva conosciuto il ragazzo e in quelle iridi chiare ci aveva visto tanto amore verso il suo fiorellino.

"Penso che tu dovessi fidarti maggiormente di lui" ammise guardando Bea. "Magari poteva darti una spiegazione alle foto che hai visto"

Lei sospirò rassegnata, realizzando l'errore che aveva commesso ad agire d'impulso come era solita fare. Poi, l'idea di Harry che soffriva per il suo comportamento infantile, le strinse il cuore.

Managing your life ○ hes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora