1. Quanti Texas conosci, tesoro?

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Tutto comincia in un attimo, in un giorno qualunque della vita, quando meno te lo aspetti
(Romano Battaglia)

Beatrice aveva sempre invidiato quelle persone che, appena suona la sveglia, balzano in piedi come delle molle e nel giro di un quarto d'ora sono pronte per uscire di casa. Ecco, lei su questi due punti aveva ancora qualche problema, ma ci stava lavorando.

Per questo motivo, quel lunedì mattina decise di svegliarsi alle sette, così da fare le cose con la lentezza di un bradipo ed evitare i piccoli inconvenienti che le capitavano quando andava di fretta. Se le avessero chiesto quale fosse il suo difetto, avrebbe certamente detto la sbadataggine. Sua madre le diceva sempre che sarebbe stata in grado di combinare disastri anche all'interno di una stanza vuota.

Dopo una doccia per calmare l'agitazione dovuta al primo giorno di lavoro, decise di fare colazione in slip e reggiseno così da non ripetere lo stesso errore della settimana prima e, dopodiché, indossò il famoso tailleur non più macchiato di caffè. Si truccò con un leggero strato di fard e del mascara e prese l'autobus per Peterborough Road, dove si trovava la sede della Modest!.

Bea era carica di entusiasmo e, mentre guardava scorrere la strada sotto i suoi occhi, si chiedeva cosa le avrebbe portato questa nuova esperienza. Voleva far vedere di che pasta era fatta e rendere orgogliosi i suoi genitori. Era così immersa nei propri pensieri che quasi dimenticò di scendere alla fermata. Ecco, c'è da dire che la ragazza era conosciuta tra amici e parenti per avere perennemente la testa tra le nuvole. Se sua madre, abituata a svolgere un lavoro preciso quale era quello della bancaria, la rimproverava spesso per questo (a suo dire) difetto; suo padre, pittore e artista dalle mille sfacettature, lo vedeva come un fantastico pregio.

"Buongiorno signorina Clarke, venga con me che le spiego ogni cosa". Il signor Dawson la accolse proprio quando stava per chiedere informazioni alla segretaria, così la ragazza lo seguì lungo il corridoio fino al suo ufficio.

"Bene, allora come le dicevo sarà affiancata da un manager che le svelerà tutti i trucchi del mestiere e spero non sia un problema per lei spostarsi al di fuori di Londra" disse dopo essersi accomodato sulla sua poltrona, alle cui spalle, l'ampia vetrata, faceva intravedere South Park.

"Al di fuori di Londra? Pensavo di dover lavorare in un ufficio" ribatté Beatrice abbastanza confusa. Non le era stata riferita l'opportunità di viaggiare; non che la cosa le dispiacesse, ma pensava che fosse stato meglio dirlo fin da principio.

"Sì. Vede, signorina Clarke, il nostro lavoro è un po' itinerante. Ogni artista che seguiamo ha un team di manager che si spostano con lui durante i concerti, le interviste e quant'altro. Noi curiamo anche l'immagine e diciamo loro come comportarsi, alcune volte" chiarì il signor Dawson.

Nella mente della ragazza vorticavano mille pensieri. Rifletté sul da farsi arrivando alla conclusione che viaggiare con un loro cliente non fosse per niente una brutta idea. Probabilmente, avrebbe dovuto seguire cantanti lirici o attori teatrali che sarebbero comunque rimasti entro i confini dell'Inghilterra e questo non era assolutamente un problema. Perciò, accettò quasi subito e chiese chi fosse l'artista che avrebbe dovuto seguire. Le sembrava di essere come una bambina il mattino di Natale; era così curiosa che dovette imporsi di smetterla di muovere il piede in continuazione.

L'uomo alzò la cornetta del telefono e fece chiamare dalla segretaria un certo Marco, che arrivò dopo alcuni minuti bussando alla porta già semi-aperta. Bea pensava di trovarsi di fronte un uomo di cinquant'anni in giacca e cravatta e, invece, quel ragazzo fermo sulla soglia doveva avere circa la sua età e indossava dei jeans con una t-shirt nera.

"Piacere, io sono Marco Gastel. Ho sentito che sei per metà italiana. Anche io ho origini italiane" si presentò il giovane. Era spigliato e sorridente mentre parlava e l'accento italiano era a malapena udibile. I capelli sbarazzini e gli occhi vispi gli conferivano un'aria simpatica. La ragazza si presentò sorridente, rimanendo piacevolmente colpita dal fatto che un altro italiano giovanissimo lavorasse per quella agenzia.

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