Con te un'ora dura cinque minuti,
ma rimani ancora cinque minuti
che con te valgono un'ora
(Emanuele Piccinino)HARRY'S POV
"Secondo te sarei dovuta rimanere a Verona?" mi chiese Bea in un sussurro.
Mi voltai verso di lei. Era seduta al mio fianco su quell'aereo che ci avrebbe portati a Londra. La vidi torturarsi le mani e bloccai ogni suo gesto appoggiando una mano sulle sue.
Capivo la sua insicurezza riguardo al tornare a casa e Marco le aveva pure dato il permesso di rimanere a Verona, ma lei aveva rifiutato a causa dei suoi (cito testualmente) principi di responsabilità verso il lavoro.
"Non avresti potuto fare nulla in ogni caso. Smettila di sentirti in colpa" le dissi a metà tra il rimprovero e la rassicurazione.
"Lo so, ma dover salutare mio padre ancora su quel letto di ospedale mi ha fatto stare male" ribattè lei abbassando gli occhi sulle nostre mani intrecciate.
Non sapevo cosa risponderle. In fin dei conti avevamo avuto mezza giornata per rifare le valigie e catapultarci sull'aereo, quindi il loro saluto era stato piuttosto veloce e senza molte spiegazioni.
Peter si era dimostrato gentile nei miei confronti e prima di uscire dalla stanza mi aveva afferrato un braccio per raccomandarmi di trattare bene il suo fiorellino. Mi aveva preso alla sprovvista così mi ero limitato ad annuire, ma dentro di me sapevo che far soffrire Bea era l'ultima delle mie intenzioni.
Iniziavo a provare qualcosa di forte e, anche se ci conoscevamo da un mese e mezzo, passare così tanto tempo insieme aveva amplificato tutte le emozioni che sentivo quando stavo con lei. Non ero certo che per Bea fosse lo stesso, ma tutti i momenti passati insieme mi convincevano che fossi ricambiato.
Se non era amore, ci andava molto vicino.
Adoravo il suo profumo al thè verde che sembrava spruzzarsi in quantità industriali, ma preferivo ancora di più l'odore della sua pelle quando la stringevo a me e mi rintanavo nell'incavo del suo collo.
Adoravo tutte le sue espressioni del viso che avevo ormai imparato a conoscere e il suo modo di scherzare e prendermi per il culo, perché mi sarei fatto prendere in giro a vita per vedere di nuovo comparire le sue fossette, così simili alle mie, mentre rideva di me."Harry" mi ridestò la fantastica ragazza che mi era seduta accanto. "Marco ti ha detto perché ci vuole a Londra prima del previsto?"
"No, ha solo detto che ci sono dei cambi di programma" risposi pensieroso.
In effetti, il mio manager era stato piuttosto vago sulla vicenda e nemmeno i ragazzi sapevano perché avesse interrotto in anticipo la nostra meritata pausa. Probabilmente si divertiva a romperci i coglioni, come se la nostra vita non fosse abbastanza stressante.
Guardai Bea e dalla sua espressione sembrava essere pensierosa quanto me. Era così buffa con quelle rughe a corrucciarle la fronte.
"Non sarà niente di preoccupante. Marco si diverte a romperci le palle, lo sai" cercai di rasserenarla dandole un bacio sulla fronte.
Scrollò le spalle come per darmi ragione e si accoccolò sul mio braccio. Dopo qualche minuto, il suo respiro regolare mi suggerì che si fosse addormentata.
Sorrisi al pensiero di aver dormito con lei senza avere l'intenzione di andare oltre. Non mi riconoscevo più.
Avevo sempre pensato che il sesso fosse una componente essenziale in un rapporto e le ragazze che avevo avuto la pensavano allo stesso modo, infatti finivano sempre con il sottoscritto tra le lenzuola dopo qualche giorno di frequentazione.
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Managing your life ○ hes.
FanficCOMPLETA Harry Styles, 21 anni, cantante della boy band più acclamata del momento. La sua vita è fatta di flash e di titoli sui giornali che lo descrivono come un donnaiolo da strapazzo. Beatrice Clarke, 25 anni, giovane italiana laureata in Managem...