38. Ho fatto un casino

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E scusa se non parlo abbastanza,
ma ho una scuola di danza nello stomaco
(Coez)

Bea non avrebbe mai creduto che Harry fosse in grado di colpire qualcuno. Non per mancanza di coraggio, ma piuttosto perché lo considerava troppo buono per farlo.  Certo, lo aveva visto arrabbiato parecchie volte, ma non fino al punto di arrivare ad alzare le mani.

Nel momento in cui il pugno del riccio si era scontrato sulla bocca del biondo, Bea non era riuscita a trattenere un urlo.

Luke fu spinto indietro di qualche passo, quasi perdendo l'equilibrio. Un rivolo rosso scuro iniziò a scorrere lungo il suo mento, per poi gocciolare al suolo.
Si toccò le labbra con mani tremanti e, quando vide il sangue, sussultò spaventato per quella visione.

Harry, invece, si massaggiava le nocche cercando di riprendere fiato. Gli veniva da ridere se ripensava a quello che aveva appena fatto. Non picchiava qualcuno da quando aveva 15 anni e, all'epoca, il motivo per cui lo aveva fatto era lo stesso: la gelosia.

Con la fama e il successo non poteva più permettersi un simile comportamento, ma in quell'istante non aveva pensato alle conseguenze del suo gesto, perché era troppo accecato dal risentimento verso quel ragazzo che credeva un amico e che, invece, aveva approfittato della sua assenza per avvicinarsi alla sua ragazza.

Probabilmente, aveva agito in quel modo a causa di un accumulo di delusioni e pugnalate alle spalle: prima Luke, poi Marco e Jodie.
Ma sapeva bene che per essere una star il prezzo da pagare poteva essere molto alto. Per questo, aveva sempre cercato di stare attento alle persone a cui affidare la sua fiducia e, ormai, poteva contarle sulle dita di una mano.

Bea era una di queste. Nonostante lo avesse fatto soffrire, Harry aveva capito da tempo che l'amore che provava per lei andava oltre la distanza e i fatti accaduti in quel mese.

La guardò a lungo prima di muovere qualche passo verso di lei, che se ne stava ancora con gli occhi spalancati e una mano davanti alla bocca. Shay l'aveva stretta in un abbraccio, ma dall'occhiata che gli stava rivolgendo, Harry aveva capito quanto anche lei fosse contrariata per il suo gesto.

Colmò la distanza che lo separava da Bea ma, all'ultimo secondo, la ragazza scivolò via dal suo tentativo di abbracciarla.
La vide correre preoccupata verso il biondo che ancora fissava la sua mano, incapace di realizzare quello che era appena accaduto.

Harry, invece, rimase impalato ad osservare la scena che si svolgeva sotto i suoi occhi feriti. Si sentiva uno spettatore di un film che non gli piaceva.
L'immagine di Bea che tamponava la ferita di Luke con un fazzoletto era troppo da tollerare. Aveva lasciato i suoi amici dall'altra parte dell'oceano per tornare da lei, si era messo contro l'agenzia per poterla riabbracciare e aveva colpito un suo amico per dimostrarle quanto l'amasse. Forse aveva sbagliato ogni cosa.

Spostò lo sguardo su Shay, accennandole un saluto prima di andarsene verso la sua auto. La mora tentò di bloccare la sua fuga, ma Harry scosse la testa come a dirle che aveva bisogno di rimanere da solo.

Quando fu in macchina, diede un'ultima occhiata dall'altra parte della strada. Sapeva di essere masochista a farlo, ma aveva bisogno di confermare quello a cui aveva assistito.

Bea non stava più medicando Luke, anzi lo stava cercando e, quando Shay le indicò dove fosse, gli corse incontro, ma il riccio aveva già messo in moto, sgommando lontano da lei.

Managing your life ○ hes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora