Capitolo 13

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Dopo una mezz'oretta di viaggio, in cui entrambe non avevano aperto bocca, visto che Natalie era immersa nei suoi pensieri, e Violet era intenta a cantare tutte le canzoni che passavano alla radio, con Natalie che ogni tanto ridacchiava sulle note stonate che prendeva l'amica, che si impegnava anche molto per raggiungere le note più alte, fu proprio Natalie a rompere quell'atmosfera così rilassata, rendendosi conto che era arrivato il momento di raccontare quello che aveva per tutto il giorno a Violet:

"Ehm, Violet, mi dispiace interrompere la tua performance canora", disse, girandosi a guardare l'amica e distogliendo l'attenzione dalla strada che l'avrebbe portata a far qualcosa di diverso dalla sua solita routine e concentrandosi su quello che voleva dire.

Violet sbuffò, guardandola in tralice e abbassando la radio, dicendo:

"Avanti, sputa il rospo. Basta che non mi dici che vuoi tornare indietro, perché quella è una cosa che non è assolutamente prevista, visto che abbiamo percorso più della metà della strada", sbuffò infastidita.

Natalie dovette trattenersi per non ridere, perché aveva un espressione veramente buffa: guidava con la fronte corrucciata e un labbro imbronciato, cercando di rimanere concentrata alla guida.

"No, no, non ti preoccupare, non ho assolutamente intenzione di tornare a casa. Ti ho dato il via libera per questa serata e non intendo tornare indietro, su questo puoi stare più che tranquilla", disse sorridendo Natalie.

Violet si rilassò a quella risposta, e si voltò facendo un mezzo sorriso all'amica e dicendo:

"Bene, sono contenta che tu non ci abbia ripensato. Però adesso sono curiosa: cos'è che hai da dirmi che non può aspettare che siamo a cena a tavola? Perché ti conosco, in macchina non hai mai amato parlare di grandi cose, ti è sempre piaciuto ascoltare la musica e guardare il paesaggio. Quindi, cos'è successo di così importante da non poter aspettare?", disse seria, tornando a concentrarsi di nuovo sulla strada.

Natalie la osservò, interdetta: dopo tanti anni Violet ancora si ricordava cosa le piacesse fare in macchina, e aveva capito che era successo qualcosa se ne voleva parlare in auto e non aspettare di essersi seduta a tavola. Sapeva che quello che stava per dire avrebbe probabilmente deconcentrato Violet dalla guida, ma ormai aveva parlato, e non poteva più tornare indietro o rimandare, anche perché sapeva che, altrimenti, avrebbe passato il resto del viaggio a dover rispondere di continuo alle domande curiose di Violet, e non le avrebbe dato tregua fino a che non avesse sputato il rospo. Ma che cavolo le era venuto in mente di cominciare quella conversazione proprio in quel momento? Aveva aspettato tutto il giorno prima di raccontarle quella cosa, non poteva aspettare di arrivare a cena? Perché i suoi pensieri viaggiavano sempre per conto loro e la facevano parlare sempre a sproposito, senza pensare troppo a quello che stava dicendo?

"Allora? Devo aspettare ancora molto per avere una risposta? Non puoi dirmi che vuoi interrompere la mia performance canora e poi non dire niente. Guarda che mi fermo e non riparto fino a che non parli, non importa se arriviamo tardi e tu hai fame", disse Violet, con tono minaccioso.

Natalie si riscosse dal fluire dei suoi pensieri, e si decise a parlare:

"Sì, scusami, hai ragione, mi ero persa nei miei pensieri. Non c'è bisogno che ti fermi, anche perché, se non ti volevo dire niente, non avevo nemmeno iniziato questa conversazione, ti pare? E' solo che non sapevo come cominciare, perciò te lo dico e basta. Non mi interrompere fino a che non ho finito però, va bene?", chiese Natalie, sperando in una risposta positiva da parte di Violet.

Violet sbuffò, sapendo perfettamente che, quando Natalie faceva quel tipo di richiesta, era perché aveva combinato qualcosa che non doveva, o pensava che lei non avrebbe approvato, ma non poteva fare altrimenti, se voleva sapere cosa stava combinando, perciò si limitò a dire:

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