Il pomeriggio di Natalie passò molto piacevolmente e anche troppo velocemente per i suoi gusti. Le era sempre a stare immersa in mezzo alla natura a rilassarsi leggendo un buon libro, e poi Central Park era un ottimo posto per vedere una grande varietà di persone diverse, che non facevano altro che rimettere in moto il suo cervello e portarla a pensare le loro vite e le loro storie, come se, finalmente, fosse tornata la Natalie di un tempo, quella che amava immaginare le storie e le scriveva.
Ra da tanto tempo che aveva perso quell'ispirazione e quella voglia di scrittura ma quel pomeriggio, immersa nella natura e cercando il più possibile di non pensare a quello che sarebbe potuto succedere quella sera stessa, il suo desiderio di scrivere e di raccontare storie guardando tutte quelle persone che giravano in quella città così magica e affascinante, si era affacciato pian piano, fino a diventare un chiodo fisso, tanto che si era dovuta alzare dalla sua postazione comoda sull'erba e cercare una cartoleria in cui comprare carta e penna, perché non voleva perdere quell'ispirazione e quella voglia di scrivere che pensava non sarebbe più tornata.
Sapeva che aveva un libro a metà da cinque anni nella sua camera a Spring Valley, ma in quel momento tutto era di verso e, soprattutto, lei era diversa, e sentiva di aver bisogno di mettere su carta, con una storia, tutto quello che le passava per la testa e tutto quello che vedeva, approfittando così anche per evadere dalla realtà, altrimenti avrebbe passato il pomeriggio a pensare cosa indossare o cosa dire alla presenza di Caleb quella sera, e si sarebbe stressata al tal punto che sarebbe andata all'appuntamento con una tensione tale che sarebbe stato un disastro, cosa che assolutamente non voleva.
Si mise seduta in un altro angolo del parco, in cui aveva una visuale molto ampia di tutto e, soprattutto, era un punto da cui passavano moltissime persone, e Natalie poteva approfittarne per catturare questa o quella caratteristica per poter creare i suoi personaggi. Era sempre stata brava in questo, forse l'unica cosa in cui era davvero mai riuscita in vita sua, anche se molti non capivano questa sua fobia e necessità di scrivere sempre, come se, per alcuni, si trattasse sempre di un modo per evadere dalla realtà e non affrontare i problemi, ma per Natalie non era assolutamente così. Per lei era un modo di vivere vite diverse, di poter fare cose che nella realtà non si sarebbe mai sognata, ma che i suoi personaggi potevano fare, raccontando delle realtà che, spesso, erano molto lontane dal suo modo di essere.
Non sapeva bene come spiegarlo, ma lo scrivere, per lei, era liberatorio e le permetteva di rilassarsi, infatti aveva passato l'intero pomeriggio senza pensare totalmente a Caleb, e non aveva fatto altro che scrivere come una forsennata sul blocco, interrompendosi solo per mangiare un hot dog ai camioncini che giravano per Central Park, una cosa che la faceva sentire molto newyorkese e da cui aveva tratto altra ispirazione per quello che le era venuto in mente. Le piaceva che la sua ispirazione e voglia di scrivere fosse tornata, anche perché le permetteva di concentrarsi su altro e di fare finalmente qualcosa per sé stessa, tanto che ringraziò di aver messo una sveglia al cellulare per ricordarsi che era l'ora di andarsi a preparare per l'appuntamento di quella sera.
Appena la sveglia suonò, Natalie uscì dal suo stato di trance, quello in cui cadeva ogni volta che scriveva, visto che si concentrava talmente tanto sulla storia dei suoi personaggi che si estraniava dalla realtà non accorgendosi di quello che le succedeva intorno. Infatti, come alzò la testa dal suo blocco, si rese conto di essere abbastanza circondata da persone che si erano sdraiate o sedute accanto a lei e, in particolar modo, si accorse di un ragazzo che aveva sistemato la sua coperta molto vicina a quella di Natalie, e la stava osservando sorridendo. Natalie lo guardò a sua volta, fissando quei profondi occhi scuri e quel sorriso accattivante e si rese conto che, obiettivamente, era davvero un bel ragazzo: aveva una canottiera e un paio di pantaloncini corti, che non lasciavano alcun dubbio sul suo fisico scultoreo, e sembrava uno di quelli che si era appena fermato dal fare jogging, visto che la sua fronte e le sue braccia erano ancora imperlate di sudore, una cosa che lo rendeva ancora più sexy. Aveva i capelli castano scuro che gli ricadevano disordinatamente sugli occhi, e uno sguardo così profondo che, Natalie non aveva dubbi, aveva fatto sciogliere più di una ragazza.
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Scommetto su di me
ChickLitNatalie è una ragazza di venticinque anni che ha passato gli ultimi sei anni della sua vita nella fattoria di famiglia, a Spring Valley, un tranquillo paesino di campagna del New Jersey, a seguito di una disavventura che le è successa quando aveva d...