Capitolo 17

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Natalie fece appena in tempo a raggiungere il marciapiede e a svoltare l'angolo, che tutto quello che aveva mangiato e bevuto ieri sera, fece il suo percorso, ma al contrario. Buttò fuori tutto quello che aveva dentro sperando che, oltre al cibo, potesse anche uscirle un po' della vergogna che provava, anche se non era affatto facile.

Sentì una presenza accanto a lei, e sapeva esattamente che non poteva che essere Violet, che le mise una mano sulla schiena e gliela batté delicatamente, invitandola a buttare fuori tutto quello che aveva dentro. Dopo qualche istante, Natalie smise di stare piegata e tentò di rialzarsi, mentre prendeva il fazzoletto che le veniva porto da dietro.

Sospirò, pulendosi la bocca e poi, con aria abbattuta, si girò verso la persona che le aveva evitato di fare una figuraccia colossale: Violet la guardava con aria comprensiva, e con un mezzo sorriso in faccia, mentre scuoteva piano la testa.

"Sono un disastro, non è vero?", disse Natalie , abbassando lo sguardo sul marciapiede.

Violet le si avvicinò, e cingendole una spalla le disse dolcemente:

"No, non sei un disastro, diciamo solo che non ti sei resa conto della persona che avevi davanti. Ringrazia il cielo che sono arrivata prima che lo baciassi, altrimenti chissà dove saresti finita. Ora capisco perché tutte le donne che lo hanno incontrato sono cadute ai suoi piedi: è davvero uno strafico!", disse ridendo, cercando di smorzare un po' la tensione.

Natalie sollevò lo sguardo da cucciolo bastonato verso Violet, poi fece un mezzo sorriso e disse:

"Almeno mi hai impedito di fare una sciocchezza. E hai ragione: se l'avessi baciato, non so se sarei riuscita a fermarmi, anche se ne avevo tutta l'intenzione. Però ora possiamo andarcene da qui e tornare a casa? Vorrei tentare di dimenticare la serata, per quanto non sarà facile".

"Andiamo via subito, non c'è problemi", disse Violet sorridendo, prendendola sotto braccio mentre si allontanavano velocemente dal locale.

Fecero i pochi isolati che le separavano dal garage dove avevano la macchina in religioso silenzio, ognuna persa nei pensieri della sua serata: Natalie, con ancora lo stomaco sottosopra, era tornata quasi lucida e si stava mentalmente maledicendo per aver ceduto così alle avance e alle moine di Caleb, nonostante lui le avesse detto che lei era interessante proprio perché non cedeva facilmente al suo fascino, mentre Violet pensava a Blake e a come le avesse reso la serata davvero speciale, come non le succedeva da tempo, e sperava di condividere tutto quello che era successo con la sua amica, perché era grazie a lei e a quella serata se aveva conosciuto un tipo interessante come lui, ma dopo quello che era successo e aver visto quanto era sconvolta Natalie dopo aver scoperto che Blue era Caleb, non le sembrava il caso di mostrare troppo la sua felicità, e per il momento preferiva mantenere il silenzio, fino a che Natalie non avesse avuto voglia di parlare.

Natalie sospirò ancora una volta, una cosa che non aveva smesso di fare da quando erano venute via dal locale, e Violet si fermò, voltandosi e mettendosi davanti a Natalie, costringendola di botto a fermarsi e a guardarla con aria interrogativa.

"Che c'è?", disse, con voce triste.

Violet la guardò, sorridendo , poi disse:

"Andiamo, Natalie, non è morto nessuno e non è successo niente. Anche se lo avessi baciato magari non sarebbe stata la fine del mondo, magari entrambi domani non vi sareste ricordati niente di stasera, ma non esiste questo tipo di problema, perché tra voi non è successo niente. Capisco che per te sia stato uno shock scoprire chi lui fosse e non essertene andata prima, ma ti prego non pensare che la serata sia da buttare solo perché hai conosciuto Caleb Evans senza saperlo. Pensala invece positivamente: la prima volta che ti sei decisa finalmente ad uscire dal guscio in cui eri rinchiusa da sei anni, hai fatto colpo su nientemeno che un multimilionario bello come il sole. E io, che vivo a New York da sei anni, sono riuscita ad acchiappare solo un misero cameriere. Non ti sembra un'ingiustizia questa?", disse, con fare melodrammatico, portandosi una mano sulla fronte.

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