Capitolo 33

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Natalie correva disperata, non sapendo nemmeno bene dove stesse andando,anche se l'unica cosa che sapeva e di cui era certa, era che si doveva allontanare il più velocemente possibile da quell'albergo e, soprattutto, da Caleb.

Vide in lontananza il parco di Central Park e, con le lacrime che le rigavano le guance, anche se non capiva bene perché stesse frignando come una bambina, decise che quello era il posto giusto dove rintanarsi e stare da sola con i suoi pensieri, anche perché non voleva parlare con nessuno, nemmeno con Violet, perché prima doveva capire cosa stava succedendo dentro di lei e perché, di colpo, si sentisse completamente svuotata.

Corse a perdifiato lungo tutto Central Park e, solo dopo aver individuato una panchina appartata in una stradina secondaria del parco, decise che quello era il posto giusto dove fermarsi e, con il fiatone, si sedette, prendendosi la testa con le mani e guardando per terra,anche se non riusciva a distinguere niente tanto aveva gli occhi offuscati dal pianto.

Cercò di tornare con il respiro ad un ritmo regolare, anche se ci volle qualche minuto, e cercava anche con tutta sé stessa di ricacciare indietro le lacrime, che non sembravano volerne sapere di smettere discendere. Cominciò a tirare su con il naso come una bambina e, ad un tratto, sotto i suoi occhi vide comparire un fazzoletto di carta bianca.

Alzò la testa di scatto e trovò un paio di occhi scuri che la fissavano preoccupati. Natalie si sentì tremendamente in imbarazzo per farsi vedere così sconvolta da un semi sconosciuto, anche se proprio sconosciuto non era: non appena riuscì a mettere a fuoco chi era il ragazzo che le sedeva accanto, e che continuava a porgerle il fazzoletto, smise per un attimo di respirare e le lacrime,finalmente, cessarono di botto.

"Ehi,non pensavo di farti questo effetto", disse con voce divertita,cercando di smorzare l'atmosfera pesante che si era venuta a creare.

Natalie inghiottì rumorosamente la saliva e, dopo aver preso il fazzoletto,ed essersi girata dall'altra parte per soffiarsi il naso ed asciugarsi gli occhi nel modo migliore possibile, fece un profondo respiro e si girò verso Noah, che continuava a guardarla sorridendo,anche se si vedeva che era un po' preoccupato perché lei era totalmente sconvolta.

Cercò di tenere la voce il più ferma possibile, poi disse a voce bassa:

"Ciao,Noah. No, tranquillo, non sei certo tu a farmi questo effetto, anzi scusami, che sono un vero disastro, in questo momento. Ti ringrazio per il fazzoletto, era proprio quello di cui avevo bisogno",aggiunse, abbozzando un sorriso.

Lo sguardo di Noah si rischiarò e, facendole un luminoso sorriso, tanto che gli si creò una simpatica fossetta al centro del mento, disse:

"Che cosa ti è successo, Natalie? Ti ho visto una sola volta, ma mi sei sembrata una ragazza sicura di sé, e deve essere successo qualcosa di davvero brutto per ridurti in questo stato. So che non conosciamo nemmeno un po', ma magari sfogarti con uno sconosciuto che non ti conosce ti potrebbe aiutare", aggiunse, avvicinandosi sempre di più a lei e non lasciando un secondo i suoi occhi.

Natalie rimase un po' turbata dall'intensità dello sguardo di quel ragazzo, e dal suo sincero interesse per lei, anche se nessun altro sguardo l'avrebbe mai fatta tremare come quello di Caleb, ma quello, per il momento, era un capitolo decisamente chiuso. Sospirò,poco convinta di quello che lui le aveva appena detto, anche perché lei non aveva certo voglia di raccontare e, soprattutto, di rivivere quello che aveva appena visto, ma apprezzò lo sforzo e sorridendo gentile, disse:

"Beh,grazie per la tua disponibilità, ma sinceramente adesso non mi va molto di parlarne. Invece avrei una domanda per te, se posso essere indiscreta", disse sorridendo, mentre le si era accesa una lampadina in testa e, per un momento, era riuscita a cancellare l'immagine di Caleb con Margaret in un angolino del suo cervello,così come il dolore che le stava distruggendo il petto. A quello ci avrebbe pensato dopo, adesso non voleva perdere l'occasione di saperne di più su Noah, visto che le era capitata quell'opportunità e non voleva certo lasciarsela sfuggire, solo perché un ragazzo stupido si era lasciato traviare da una che si era dimostrata una vera e propria puttanella.

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