Natalie rimase per qualche minuto ferma in piedi in mezzo alla stanza, sentendo Caleb uscire piano dalla porta. Non appena la porta della stanza si fu chiusa, lasciò andare un lungo sospiro e, presa da una strana malinconia, si buttò sul letto e cominciò a piangere, disperata.
Non era da lei dare così sfogo ai suoi sentimenti e, soprattutto, non era da lei sprecare il tempo buttando via così tante lacrime, ma in quel momento sentiva che era l'unica cosa di cui aveva bisogno, l'unica che sarebbe riuscita a farla sfogare, perché era di quello che aveva essenzialmente bisogno.
Si sentiva un po' un adolescente sciocca e stupida, come se piangere per un ragazzo fosse roba da ragazzini, ma non stava piangendo solo per Caleb, ma per tutta la situazione che si era andata a creare, anche la sera precedente, e a cui, ancora, non era riuscita a dare sfogo. Dopo diversi minuti di lacrime, riuscì a calmarsi e, come se niente fosse, si alzò e si diresse verso la doccia, sperando che l'acqua calda lavasse via tutta la tristezza che le era appena ripiombata addosso e le permettesse di pensare con più lucidità, invece di essere in balìa dei suoi sentimenti, anche se non poteva che essere grata a quella situazione per averle fatto riscoprire che, nonostante tutto, era ancora in grado di provare tante emozioni diverse, e non era un guscio vuoto, come aveva pensato fino a qualche tempo prima.
Sotto la doccia decise che non voleva starsene tutto il giorno a rimuginare sulla situazione cercando di trovare una qualche soluzione o cerando di scegliere il comportamento giusto da adottare, ma preferiva uscire da quella stanza e tornarsene a Central Park a scrivere un po' e a cercare di continuare a portare avanti quel sogno che per troppo tempo aveva lasciato chiuso in un cassetto.
Si asciugò velocemente i capelli, si mise un paio di pantaloni della tuta rosa larghi e comodi, con una felpa larga e le sue scarpe da ginnastica preferite, si fece una coda alta e decise di non truccarsi nemmeno un po', anche perché non voleva attirare nessun sguardo su di sé, certo non dopo la serata di ieri, e aveva decisamente bisogno di stare da sola e concentrare le sue energie e idee in qualcosa di positivo per lei e per il suo futuro. Si guardò allo specchio, toccando piano le labbra gonfie e ancora violacee e cercando di coprirle con un po' di correttore, perché non voleva che la gente la fissasse, anche se il risultato finale non fu proprio un granché. Sospirò e scosse la testa, uscendo dal bagno e prendendo un foulard, cercando di coprire le labbra come meglio poteva.
Scese di corsa le scale, pensando giusto di fare un salto alla sala colazione per prendere un paio di croissant e un caffè senza dover stare seduta lì troppo a lungo, anche perché non aveva nessuna intenzione di incontrare di nuovo Caleb o qualcuna delle ragazze del concorso, perché voleva semplicemente starsene per conto suo, senza doversi per forza confrontare con qualcuno.
Sperava infatti di non incontrare nemmeno Violet in camera, perché aveva paura che, quella mattina, avesse sentito tutto, visto che Natalie non era stata proprio così silenziosa, ma in quel momento non aveva assolutamente voglia di parlare di quello che era successo, soprattutto perché avrebbe dovuto anche spiegare che cosa ci facesse Caleb così presto in camera sua, e non la voleva far preoccupare con la storia della sera precedente, anche perché meno ne parlava e più era probabile che si dimenticasse che quella brutta esperienza era davvero capitata a lei.
Camminò velocemente fino alla porta d'ingresso della camera, cercando di fare meno rumore possibile, e stava quasi per cantare vittoria quando mise una mano sulla maniglia della porta, ma la voce di Violet la fece sobbalzare dallo spavento, mentre diceva ridendo:
"Ehi, signorina, dove pensi di scappare?".
Natalie si voltò, arrabbiata per non essere riuscita nel suo tentativo di fuga, e la guardò con sguardo truce, poi sospirò e tornò indietro, mettendosi davanti alla sua amica, che la osservava divertita appoggiata allo stipite del muro, con indosso solo una leggere sottoveste verde smeraldo, che le stava comunque a meraviglia, ed era sempre bellissima, nonostante fosse evidente che si fosse appena svegliata.

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Scommetto su di me
Chick-LitNatalie è una ragazza di venticinque anni che ha passato gli ultimi sei anni della sua vita nella fattoria di famiglia, a Spring Valley, un tranquillo paesino di campagna del New Jersey, a seguito di una disavventura che le è successa quando aveva d...