Capitolo 14

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Dopo qualche istante in cui Natalie rimase a fissare il bellissimo sconosciuto che aveva davanti a sé, si decise a riscuotersi e a far sì che non sembrasse che lei era rimasta abbagliata dalla bellezza di quell'ragazzo e non sapesse come fare per intavolare un conversazione con lui. Dopotutto, era sempre stata una brava conversatrice, e sapeva che non era affatto educato fissare le persone senza rivolgergli parola, esattamente come stava facendo in quell'istante, perciò sperò che il vino facesse il suo corso e le desse una mano nella parlantina, e disse:

"Non si preoccupi, non mi ha spaventata, ero solo un po' persa nei miei pensieri, e sinceramente non mi aspettavo di avere qualcuno vicino", disse Natalie, con la voce più calma e tranquilla che riuscì a tirar fuori, mentre si sentiva una tremenda bugiarda. Lui l'aveva spaventata, eccome, ma non le sembrava molto carino da dire, soprattutto perché era rimasta inebetita a fissarlo, come se non avesse mai visto un bel ragazzo, e quella non era certo una immagine che voleva dare di sé.

Il ragazzo la osservò, scrutandola, e Natalie si sentì andare a fuoco con quello sguardo così intenso, come se gli stesse facendo una radiografia con gli occhi. Dopo qualche istante, in cui la continuava a fissare con insistenza, come se non si preoccupasse minimamente se quello che stava facendo potesse metterla in imbarazzo o meno o se, comunque, la facesse sentire a disagio, e le fece il mezzo sorriso sornione e strafottente che le aveva riservato qualche istante prima.

"Oh, certo, come no, non l'ho affatto spaventata. Ha fatto un salto che sembrava che avesse visto un fantasma. Non le hanno insegnato che le bugie non si dicono o che, se proprio vuole dirle, almeno bisogna essere bravi a mentire?", disse lui, continuando a guardarla come se la stesse prendendo palesemente in giro.

A quelle parole, la soggezione per la bellezza di quel ragazzo sparì tutta in un colpo, e Natalie decise che non aveva intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno, né tantomeno di farsi prendere in giro, soprattutto da un bel ragazzo com'era quello che aveva davanti, e che sembrava che, per questo motivo, potesse permettersi di comportarsi come uno strafottente e di fissarla senza ritegno e dirle certe cose, come se la conoscesse o fosse qualcosa di sua proprietà per cui non doveva provare nessun imbarazzo a fissarla come se volesse studiare ogni suo centimetro di pelle.

Quella sensazione le fece perdere qualunque freno inibitore avesse avuto fino a quel momento e che la faceva essere in soggezione di tanta bellezza, e disse seria, guardandolo dritta negli occhi:

"E a lei non ha mai detto nessuno che non si fissano le persone senza ritegno, come se gli si stesse facendo una radiografia? E poi, cercavo solo di fare la persona gentile dicendole che non mi aveva spaventata, ma a quanto pare a lei non interessa. Perciò sì, mi ha spaventata, e anche parecchio, perché ero ad occhi chiusi ed ero persa nei miei pensieri, e non l'ho nemmeno sentita avvicinare. E comunque, non è bello arrivare silenziosamente alle spalle delle persone".

Il ragazzo la fissava divertito e in silenzio e poi, quando Natalie finì di parlare e lo guardava soddisfatta per quello che aveva detto, lui cominciò a toccarsi la pancia e, improvvisamente, si piegò in due e iniziò a ridere. Una risata vera, cristallina, che ti faceva voglia di metterti a ridere con lui, ma Natalie era troppo stupita e arrabbiata per il fatto che quel ragazzo la stesse prendendo in giro così spudoratamente per quello che gli aveva appena detto, che non riuscì a lasciarsi andare alla stessa risata, anche se un mezzo sorriso non riuscì proprio a non farselo sfuggire.

Non voleva dimostrargli che la sua risata era contagiosa e che aveva voglia anche lei di ridere, ma voleva fargli capire che lui aveva sbagliato e che era arrabbiata per quell'atteggiamento che aveva tenuto con lei, una sconosciuta di cui non sapeva assolutamente niente, quindi tentò di non ridere, e si mise a braccia conserte ad aspettare che la risata del ragazzo davanti a lei cessasse.

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