La bocca di Caleb si spalancò per lo stupore di quella notizia, così come i suoi occhi, che diventarono di un colore indecifrabile. Si era mentalmente promesso di non avere nessuna reazione esagerata, e che avrebbe cercato di controllare qualsiasi emozione avesse provato, solo per rispetto verso di lei e verso la fiducia che gli aveva dimostrato nel parlargliene. Ma non si era aspettato certo una notizia del genere, e non sapeva da che parte cominciare per chiederle qualche spiegazione in più.
Natalie restò in silenzio per qualche istante, osservando la reazione shoccata di lui, cosa che si era aspettata, ma che comunque la faceva stare male. Si sentiva un po' più leggera dopo aver sparato quella bomba e, anche se non sapeva se questo avrebbe cambiato l'opinione che lui aveva di lei, sapeva che non poteva lasciare le cose sospese a metà, perciò prese fiato e disse a voce bassa:
"Immagino che la notizia ti abbia sconvolto, ma ti prego, dì qualcosa. Qualunque cosa. Dimmi almeno a cosa stai pensando, questo silenzio mi uccide. Non è stato facile per me svelare una cosa del genere, ma voglio sapere cosa pensi", aggiunse seria.
Lui la guardò, sempre un po' imbambolato, poi le accarezzò dolcemente una guancia, e disse sottovoce:
"Certo la notizia mi ha lasciato senza fiato. Non immaginavo certo una cosa del genere, quando hai iniziato a piangere. Io non so cosa ti sia successo, se sei stata costretta a fare quella scelta, se lo hai voluto tu o cos'altro, ma la cosa, a quanto pare, ti ha ferito, e molto, nel profondo, e io non so davvero come poter essere di aiuto", disse sincero.
Natalie sospirò, chiudendo gli occhi e cercando di riordinare le idee perché, anche se voleva raccontargli davvero tutto in modo da provare a superare quella cosa e andare avanti, insieme, nella reciproca conoscenza, doveva cercare le parole migliori per raccontargli quello che le era accaduto.
Dopo qualche istante in cui lui continuava ad accarezzarle teneramente la guancia, e lei si aggrappava con tutta sé stessa a quella sensazione di dolcezza e protezione che stava provando in quel momento, riaprì gli occhi e lo guardò dritto nei suoi, con quelle pozze blu che adesso era diventate chiare e che esprimevano solo comprensione.
Natalie dovette fare un po' di trading autogeno mentale per riuscire a raccontare tutto quello che aveva passato, anche perché quelle cose le sapeva solo Violet, e non era facile raccontarle ad un semi sconosciuto che poteva anche giudicarla male, ma sentiva che di Caleb si poteva fidare, e quindi si convinse a dirgli tutto, cercando di essere il più obiettiva possibile. Gli fece un mezzo sorriso, poi tolse la mano di lui dal suo viso e si alzò in piedi, cominciando a camminare avanti e indietro di fronte al loro tavolo, mentre Caleb si appoggiò di nuovo sullo schienale della sedia, osservandola in silenzio e aspettando che lei iniziasse a parlare.
Dopo due profondi respiri, Natalie gli lanciò un occhiata e poi, dopo avergli fatto un mezzo sorriso, a cui lui rispose con uno sguardo comprensivo e un largo sorriso di incoraggiamento, ricominciò a passeggiare avanti e indietro, guardando per terra e iniziando a raccontare:
"Avevo diciannove anni e, come tutte le ragazze della mia età, avevo solo un obiettivo: andare all'università e coronare il mio sogno di diventare scrittrice o, tutt'al più giornalista. Non sono mai stata una ragazza a cui piaceva stare ferma, non vedevo l'ora di andarmene dal mio paesino di provincia e trasferirmi qui a New York, quella che io consideravo la mia città perfetta. Sai, io ho altre tre sorelle e tutte loro hanno perseguito i loro sogni lontano da casa ed invece io, che ero sempre stata la figlia scapestrata e ribelle, che non vedeva l'ora di fuggire dalla realtà di provincia, alla fine sono rimasta inchiodata lì per sei anni, auto convincendomi che quella era la vita che volevo fare. Ma non era così e non me ne sono resa conto fino a che non ho capito che la fattoria della mia famiglia era in pericolo e quindi mi dovevo dare una svegliata, in un modo o nell'altro. A parte questo, io, a quell'epoca, avevo un fidanzato di cui ero molto innamorata, e credevo davvero che saremo rimasti insieme tutta la vita. Avevamo dei caratteri complementari, lui mi lasciava ampiamente i miei spazi, perché io non ho mai sopportato l'idea che qualcuno mi potesse tenere sotto controllo, e io gli lasciavo i suoi, ma tutte le sere ci vedevamo o sentivamo per raccontarci le nostre giornate, e non c'era cosa migliore che finire la giornata così. Stavamo davvero bene insieme, una di quelle coppie che nessuno avrebbe mai creduto che si sfaldasse, e la gente di Spring Valley ancora oggi si domanda come mai io e Jason non stiamo insieme e, soprattutto, come mai io non sono mai partita e andata all'Università", aggiunse con un sospiro, fermandosi per un secondo anche nella sua passeggiata.
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Scommetto su di me
ChickLitNatalie è una ragazza di venticinque anni che ha passato gli ultimi sei anni della sua vita nella fattoria di famiglia, a Spring Valley, un tranquillo paesino di campagna del New Jersey, a seguito di una disavventura che le è successa quando aveva d...