CAPITOLO 29

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<<o la chiami tu o lo faccio io>>

<<stronzo>>

Al posto di chiamarla le mando un messaggio al quale lei risponde affermativamente. Usciamo e fortunatamente quasi nessuno ci nota. Lo schiacciatore faceva davvero ridere, aveva addosso divisa e borsone della Lube e aveva tirato su il cappuccio del giubbino per nascondersi. Appena superato il palazzetto, ci incamminiamo verso l'hotel.

<<ma aspetta, per di qui si arriva all'hotel dove stiamo noi>>

Nel pronunciare quelle parole mi ricordo che appena uscite dall'hotel per andare alla partita avevamo notato un pullman. Senza lasciarlo parlare tiro le mie conclusioni.

<< allora era vostro il pullman che era fermo nel parcheggio dell'hotel>>

<<a quanto pare si>> dice mettendosi a ridere.

Ci troviamo nella hall dell'hotel e io decido di andare in camera mia per prendere due cose, in modo tale da riuscire a parlare con Ale per non farla preoccupare. Mentre saliamo le scale per raggiungere le rispettive camere Jiri mi dice di raggiungerlo nella sua stanza, comunicandomi il numero.

Entro in camera e spiego in breve quello che è successo con lo schiacciatore e gli spiego che sono passata per prendere due cose e che mi avrebbe rivisto la mattina seguente.

<<cerca di non fare la stupida, di non fare cagate e soprattutto non fare niente di cui poi ti penti, perché io ne ho avuto abbastanza del tuo broncio in 'sto periodo, ok?>>

<<sicuro sorellona>>

Dopo aver preso il pigiama e il cambio per il giorno dopo, saluto le mie sorelle e raggiungo Jiri in camera. Con mio stupore, all'avvicinarmi alla sua camera, noto che lui mi ha aspettato fuori, senza entrare.

<<perché non entri?>>

<<ti aspettavo>>

Non molto convinta lo invito ad aprire la stanza e ad entrare. Mi accorgo subito della presenza di un secondo letto. Una lampadina si accende in me:

<<ma perché te sei in camera da solo? Di solito quando ci sono le camere doppie si è in due..>>

<<ma noi adesso siamo in due Andrea>> dice senza guardarmi in faccia

<<si, adesso. Ma prima? Non ci credo che eri in camera da solo>>

<<infatti non lo ero. C'era Giulio>>

<<e adesso dov'è?>>

<<ha cambiato camera, sai tra compagni ci si scambia favori>>

<<ma povero, l'hai fatto andare via. E poi chissà cosa pensa, che vergogna>> dico diventando paonazza

<<e lascialo pensare. Adesso, invece vieni qui da me>>

Mentre me lo dice mi attira a se e ci scambiamo un bacio, poi un altro. La voglia di viversi è palpabile e quando le sue mani raggiungono il mio fondoschiena, lo fermo e mi scanso.

La sua espressione è indecifrabile: un misto tra delusione, incredulità e preoccupazione. Mi guarda e affonda i suoi occhi azzurri nei miei come a chiedermi delle spiegazioni.

<<senti, Kovar, io stavolta ci voglio andare un po' più piano, cioè facciamo passi più piccoli. Tanto non ci corre dietro nessuno>>

Vedo che alza la testa e il suo sguardo è più sollevato.

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