Il pomeriggio lo passo con Jiri, Giulio e Simone perché gli altri quattro con una scusa piuttosto banale sono spariti. Verso le sei e mezza vado a farmi una doccia e mi cambio visto che era tutto il giorno che avevo addosso gli stessi vestiti. Poi decidiamo di andare a fare un aperitivo tutti insieme (ci avrebbero raggiunto anche Eli, Giulia, Luca e Pippo) e così passiamo in hotel in modo che anche i pallavolisti si possano cambiare.
Una volta arrivati al nostro pub, saluto Marco, il barista, ma con mia grande sorpresa le mie amiche non erano sole bensì avevano organizzato una specie di festa a sorpresa di comune accordo con Marco. La serata passa tranquillamente tra un drink e una risata. I regali che mi erano stati fatti non li aprì perché poco lucida a causa dei numerosissimi brindisi e giochi alcolici.
La mattina seguente mi sveglio nel letto con Kovar e nel letto a fianco Giulio. Faccio per andare in bagno con l'intenzione di lasciar dormire i due pallavolisti ma inciampo nel tappeto e cadendo li sveglio. Mi scuso e poi continuo verso la mia meta. Quando esco la camera si è popolata perché sono arrivati anche Simo, Pippo, Luca, Giulia ed Elisa. Dopo averli salutati faccio per ributtarmi sul letto a dormire ma mi viene impedito da Elisa che mi obbliga a scartare i regali. Dalla compagnia ricevo una macchina fotografica di quelle belle, moderne insieme ad una coperta con le maniche con stampate le nostre foto ed un pigiama con la scritta sul braccio sinistro: "eres lo que eliges ser". Dai pallavolisti e l'intera Lube ricevo un paio di ginocchiere, una maglietta con scritto sul lato sinistro "when legs can't play anymore, play with your heart" e un paio di scarpe da pallavolo di quelle tutte colorate con la scritta sui lati esterni di entrambe: "lost the battle, win the war!". Da altri che avevano partecipato alla festa a sorpresa ricevetti vestitini, magliette e trucchi vari.
Li ringraziai e poi trascorremmo la giornata tutti insieme. La sera i pallavolisti dovettero mettersi alla guida e tornare alle rispettive città.
I giorni passano e con loro anche le interrogazioni, verifiche e le chiamate tra me e Jiri, che dal giorno del mio compleanno non ci siamo più rivisti fino a ieri quando io l'ho raggiunto a Macerata per passare insieme a lui tutte le vacanze.
Il 26 dicembre Jiri è andato in trasferta a Molfetta purtroppo uscito sconfitto per 3-2. Io non sono riuscita a seguirlo e così sono rimasta a casa di Jiri a studiare.
Quando lo schiacciatore rientra in casa è notte fonda e io mi sono addormentata sul divano mentre lo aspettavo.
(parla Jiri)
Quando torno dalla trasferta sono ormai le tre di notte e io sono incazzato nero per la partita. In me c'è la speranza che Andrea sia ancora sveglia in modo da poter parlare con lei, cosa che mi rilassa e mi aiuta a superare le sconfitte.
Quando arrivo a casa la trovo addormentata sul divano e, completamente senza tatto, sbatto la porta e butto a terra la sacca. Non so perché, ma il fatto di trovarla addormentata mi ha fatto innervosire ancora di più.
A causa della mia poca delicatezza si sveglia anche lei e, non capendo molto, inizia a cercarmi.
<<Jiri, sei tu?>>
<<SI>> le do una risposta secca e piena di rabbia che ho in corpo
<<mi dispiace per la partita>> dice raggiungendomi in camera tentando di abbracciarmi, ma io mi scanso e mi dirigo in bagno
<<LASCIAMI IN PACE, ANDREA>> più che parlare sto ringhiando
<<non parlarmi così, caro perché io non ti ho fatto proprio niente>>
<<appunto non hai fatto niente. Stavi dormendo>>
<<scusa se nell'aspettarti mi si sono chiusi gli occhi sul divano perché sono stata tutta la sera a guardare la partita sul computer perché alla tele non la trasmettevano>>
<<potevi anche non farlo>>
<<stai esagerando adesso, Kovar. Sei nervoso e arrabbiato? Rompi qualcosa, vai a farti un giro, ma poi torna quello di sempre perché così non ti riconosco>>
<<io sono sempre lo stesso, se non ti vado bene puoi anche lasciarmi>>
<<ma vaffanculo, Kovar>> e dicendo questo se ne va in sala.
Io rimango in camera. Dopo poco inizio a realizzare quello che ho appena finito di dire ad Andrea e inizio a maledirmi. Ma che cazzo mi è passato per questa testa bacata? Ma sono scemo? Può lasciarmi? Ma se è la cosa migliore che mi sia capitata. Io non voglio che lei se ne vada. Tocca a me adesso risolvere il danno.
Mi alzo dal letto dove mi ero seduto e vado di là in salotto.
<<Scusa, sono una testa di cazzo. Scusa Andrea, davvero. Ho sbagliato>>
Da lei non ricevo risposta così mi avvicino sempre di più al divano dove lei è rannicchiata e tiene la testa appoggiata alle gambe. Mi siedo davanti a lei.
<< Io TI AMO, Andrea. TI AMO>>
A queste mie parole alza la faccia e fissa i suoi occhioni sofferenti nei miei.
<<Co-cosa hai detto?>>
<<se ti fai abbracciare te lo ripeto>> dico facendo un accenno di sorriso
<<mmm, no ho già capito>> dice scoppiando a ridere
<< e io lo faccio lo stesso – la imprigiono tra le mie mani – ti amo>>
Spazio autrice: salve a tuttiiiiiiii ;) sono veramente super felice che questa storia stia crescendo giorno dopo giorno e non posso che ringraziare voi per questo e per i messaggi che mi mandate che mi scaldano davvero il cuore <3
siete davvero fantastici e sarò sempre in debito con voi <3
A prestissimo e buona lettura <3
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Sogno o realtà?
FanfictionAndrea è una ragazza di periferia di ormai diciotto anni. Lei non è la classica bella ragazza e per questo soffre. Fortunatamente ha delle amiche vicino a lei che le vogliono bene e la aiutano con la sua autostima. Un giorno però la sua vita viene c...