CAPITOLO 46

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******** 5 MESI DOPO..

"il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, riprovare più tardi" "Vodafone, servizio di segreteria telefonica, la preghiamo di lasciare un messaggio dopo il bip"

<<cazzo Jiri, porca di quella zoccola. Perché non rispondi?>>

Sono tre ore che soffro come una matta. Le contrazioni si sono regolarizzate solo nell'ultima ora. È tutto il tempo che provo a contattare il mio uomo. Lo so che era ad una partita, ma ormai dovrebbe già essere sul pullman di ritorno. Il cellulare continua a suonare, ma lui non risponde. Mi metto il giubbino ed esco. Prendo la macchina e guido. Vado piano. Ho calcolato che tra una contrazione e l'altra ci sono 5 minuti e mezzo. prima di mettermi alla guida aspetto la contrazione e poi attivo un timer. Appena passano cinque minuti accosto la macchina aspetto la contrazione e poi riparto. Faccio così per quattro volte, finchè non riesco ad arrivare all'ospedale. Qui mi faccio aiutare dalle guardie mediche che stanno fuori dal pronto soccorso che mi portano velocemente nel reparto. Mi visitano: sono entrata in travaglio ma non sono ancora abbastanza dilatata. Non so più chi chiamare. Faccio scorrere i numeri: Simone. Lo chiamo. Dopo qualche squillo almeno lui risponde.

*****CHIAMATA

S: ciao Andre.

A: Simo, senti. Quel cretino del tuo compagno di squadra non mi risponde al telefono.. io sono in ospedale perché sto per partorire. Ti prego fate in modo di arrivare io ho bisogno di lui. E poi dovresti dirgli di avvisare Eli e Giulia così lo dicono ai miei nonni e ad Ali. E al massimo se vogliono scendere guidano loro..

S: ma Andrea, sei li da sola? Come ci sei arrivata in ospedale?

A: si Simo, ho guidato io. Ma ti prego cercate di far veloce

S: certo, adesso arriviamo. Tu tieni duro, adesso chiamo Je che così viene a supportarti intanto che ti raggiungiamo

A: grazie Simo, a dopo.

***** FINE CHIAMATA

C'è un via vai di infermieri che entrano in stanza per tenermi controllata. Questi due diavoletti mi stanno facendo dannare, ma a quanto pare vogliono proprio aspettare il padre. Io non so più con che forze sto resistendo al dolore, ma so che da qui a poco non ce la farò più. Fortunatamente è arrivata Jessica. Adesso l'ho mandata a chiedere per l'epidurale: non ce la faccio più, sono stremata.

Sento casino fuori dalla stanza. Jessica d'istinto va a controllare e nell'aprire la porta le fionda addosso Jiri che, non curante, continua per la sua direzione. Arriva in parte al letto e inizia a lasciarmi baci sulla fronte e sulle mani. Mi consola e mi sta accanto. Jessica ci ha lasciati soli.

Dopo poco più di mezz'ora le infermiere mi comunicano che è arrivato il momento di spingere.

(parla Jiri)

Sta per partorire. Io mi sento così impotente di fronte a lei: la mia piccola sta soffrendo e io non posso farci niente. Non posso fare altro che starle accanto e darle forza. Dopo 10 minuti che spinge si inizia ad intravedere una testolina e poi tutto il corpo del primo. I miei occhi si appannano leggermente. Due infermiere si occupano della prima creaturina, mentre le altre due pensano all'altra. Dopo pochissimo anche la seconda testolina esce e con essa anche tutto il corpicino. Le puliscono e prima di avvolgerle in due copertine ci comunicano il sesso: due maschietti. Nel momento che ce li passano in braccio io guardo Andrea negli occhi. Vedo tutto l'amore che prova e i miei occhi diventano di colpo lucidi. Allungo le mie braccia e abbraccio tutti e tre insieme. Inizio il giro e li bacio tutti e tre sulla fronte riservando un bacio sulle labbra della mia donna.

<<sei stata bravissima, campionessa. Ti amo>>

Ci separano già dai nostri piccoli per le cure del caso e mi invitano ad uscire, perché devono finire di sistemare anche Andrea per poi portarla in stanza e farla riposare. Esco dalla sala parto e trovo lì fuori tutta la squadra.

<<raga, sono nati. Due maschietti.>>

Ricevo un abbraccio generale. Ci dirigiamo verso la stanza dove hanno già portato Andrea. entro la bacio ancora e la guardo.

<<amore. Oggi, 28 febbraio io sono diventata mamma e tu papà.>>

Già. Sono diventato papà. Papà. Che strana parola. Me ne rendo conto solo quando vengo invitato dall'infermiera a firmare i documenti di riconoscimento dei bimbi. Il problema sono i nomi.

Dopo aver consultato Andrea, di comune accordo dichiaro di essere il padre di due bellissimi bambini: Marco e Federico Kovar.

Questi erano anche i nomi preferiti dalla piccola Alice. L'avevamo coinvolta nella scelta dei nomi, anche se i nomi da lei proposti erano più che altro nomi di personaggi dei cartoni animati.

Nel frattempo la squadra ci aveva lasciato soli, erano rimasti solo Jessica e Simo con noi.

Andrea sta dormendo, si sta riposando, mentre io sono iperattivo. Non riesco a star fermo e continuo a fare avanti e indietro dalla stanza dove c'è la mia donna e la stanza dove stanno tenendo i due nuovi arrivati. Sto diventando pazzo. Riesco a calmarmi solo quando le infermiere portano i due piccoli in stanza. Lei dorme ancora così l'infermiera ne approfitta per spiegarmi alcune cose per aiutare Andrea appena torneremo a casa. Poi mi insegna a cambiare i piccolini e quando si sveglia anche Andre ci fa vedere come si devono lavare e ci da alcune informazioni per neo genitori. Infine ci comunicano che già il giorno seguente potevamo portarli a casa.

Spazio autrice: come sempre scusate per l'assenza, ma purtroppo ora come ora non posso promettervi costanza. posso promettervi solo che appena ho un secondo libero, pubblicherò i capitoli, che ad essere onesti, sono pochi quelli che rimangono. si la storia sta per finire. come l'avete trovata fino ad ora?

buona lettura e buona serata a tutti followers miei, grazie mille per la pazienza che state avendo <3

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