(parla Andrea)
<<Scusa, sono una testa di cazzo. Scusa Andrea, davvero. Ho sbagliato>>
Non alzo la testa a questa affermazione e lo sento avvicinarsi e sedersi proprio di fronte a me.
<< Io TI AMO, Andrea. TI AMO>>
A queste sue parole alzo la testa e lo fisso negli occhi.
<<Co-cosa hai detto?>>
<<se ti fai abbracciare te lo ripeto>> dice facendo un accenno di sorriso
<<mmm, no ho già capito>> dico scoppiando a ridere
<< e io lo faccio lo stesso – mi imprigiona tra le sue mani – ti amo>>
Non so cosa rispondergli. Non mi sento di rispondergli con quelle stesse parole, così lo attiro a me e lo bacio. In tutta risposta mi sento sollevare e mi porta in camera da letto insieme a lui dove facciamo pace per bene a modo nostro.
I giorni seguenti li passiamo insieme e durante i suoi allenamenti, sfrutto il tempo per studiare le materie su cui mi avrebbero interrogato di ritorno dalle vacanze.
Il primo trofeo dell'anno nuovo non va come ci si poteva immaginare: non riescono nemmeno a raggiungere la finale e Jiri si fa male alla caviglia e questo lo costringerà a saltare come minimo la prima partita al Palacivitanova: il loro nuovo palazzetto. Durante questo periodo, lo schiacciatore è un po' giù e io faccio del mio meglio per consolarlo e per dargli forza per rialzarsi come ha sempre fatto. Cerco anche di andare a trovarlo più spesso.
Passati i giorni di convalescenza e di recupero dall'infortunio, Jiri torna a giocare e io, appena riesco a organizzarmi tra le mie partite e lo studio lo vado a vedere.
Anche quel maledetto 29 Marzo ero andata a vederlo. Avevo scelto di andare a Milano a vederlo giocare, mentre la mia famiglia aveva deciso di andare a trovare dei parenti in trentino, sul confine con la provincia di Brescia.
Stavano giocando veramente bene e la partita procedeva alla grande eravamo già 2 a 0 per noi, sul punteggio di 3 pari. Io ero seduta tra le tribune d'onore, appena dietro i preparatori atletici della Lube. Ad un certo punto sento vibrare il cellulare e mi allontano per riuscire a rispondere alla chiamata.
***** CHIAMATA
A: pronto mamma? – abbastanza sorpresa visto che le avevo detto che l'avrei chiamata io-
X: mi scusi, signorina. Lei dev'essere Andrea, giusto?
-perché aveva risposto una voce maschile che non era sicuramente mio papà?-
A: si sono io, lei chi sarebbe?
X: sono il Maresciallo Bellomi della caserma di Iseo. La chiamo perché devo darle una brutta notizia. Io le consiglierei di sedersi, se non lo è già signorina Andrea.
A: sisi, sono seduta, mi dica. – lo incalzo senza dargli retta, rimanendo in piedi-
MAR: la sua famiglia ha avuto un incidente piuttosto grave..
A: c-cosa? Come stanno? – la voce inizia a tremare e le gambe anche. Faccio decisamente fatica a stare in piedi e le lacrime iniziano a scendere precipitose-
MAR: signorina, preferirei parlarle di persona. Potrebbe raggiungerci qui all'ospedale di Iseo?
A: si, io adesso sono a Milano, ma parto subito e vi raggiungo.
MAR: ok, ma se posso darle un altro consiglio, faccia guidare qualcun altro. Una volta arrivata in pronto soccorso chieda di me.
A: va bene, a più tardi.
***** FINE CHIAMATA
Torno dove prima ero seduta e, per mia fortuna, a quella partita era venuta anche Jessica, la fidanzata di Simone alla quale chiesi di accompagnarmi.
<<Je, ho bisogno di un favore>>
<<ehi, Andre perché stai piangendo? Tutto bene?>>
<<ti spiego più tardi potresti portarmi in ospedale a Iseo? Vicino a dove abito io..>>
<<che cosa è successo?>>
<<ti prego>>
<<certo andiamo>>
Prima di lasciare le tribune mi avvicino a Francesco, il preparatore atletico e gli lascio un foglietto da dare a Jiri solo dopo che si fosse fatto la doccia.
Ci mettiamo in macchina e dopo due orette di viaggio parcheggiamo e ci avviamo a corse verso il pronto soccorso. Jessica mi segue a ruota senza capire niente perché non sono ancora riuscita a spiegarle niente. Non riesco a parlare. Piango e basta.
Chiedo al primo infermiere che mi capita del Maresciallo e vengo condotta insieme a Jessica infondo ad un corridoio dove ci sono ben quattro carabinieri che vengono informati del mio arrivo dall'infermiere stesso.
<<lei è Andrea, giusto?>>
<<si è lei>> non riesco a parlare e quindi Jessica lo fa per me
<<vede signorina si sieda. La sua famiglia ha fatto un incidente molto grave e..>>
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Sogno o realtà?
FanficAndrea è una ragazza di periferia di ormai diciotto anni. Lei non è la classica bella ragazza e per questo soffre. Fortunatamente ha delle amiche vicino a lei che le vogliono bene e la aiutano con la sua autostima. Un giorno però la sua vita viene c...