CAPITOLO 32

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I giorni passavano e con loro la storia tra me e Jiri si evolveva. Appena lui poteva mi raggiungeva e viceversa. La maggior parte delle volte ci sentivamo su skype o via Whatsapp o cellulare. Una delle volte che era venuto a trovarmi aveva conosciuto anche i miei genitori a cui, tra l'altro, aveva fatto un'ottima impressione.

(parla Jiri)

Io e Andrea, con il passare del tempo, siamo diventati una coppia fissa. Mi ha persino presentato i suoi genitori. Di lei ho capito molte cose: ama Laura Pausini, la pallavolo e lo sport in generale. Le piacerebbe andare a vedere le olimpiadi e conoscere o semplicemente fare delle foto con un'infinità di atleti tra cui Rafael Nadal, tennista per cui stravede. La sua squadra di calcio preferita è la Juve, tifosa da quando è piccolissima, e le piacerebbe assistere ad una partita allo Juventus Stadium. Il suo sogno più grande è quello di viaggiare per il mondo e di imparare più lingue straniere possibili, tanto che mi ha convinto ad insegnarle il ceco. Adora i bambini e tra molti anni le piacerebbe diventare mamma. Ha poca fiducia in se stessa a causa delle continue prese in giro subite negli anni per il suo fisico, ma è una donna con le idee ben chiare in testa: su qualsiasi argomento ha la propria opinione e non si fa problemi ad esporla, nonostante sia completamente diversa da quella della maggioranza. Col tempo ho anche capito che nonostante sembri una donna forte, lei è piena di insicurezza e che ha bisogno di qualcuno che ogni tanto la rassicuri e le dica che ci crede in lei.

Una sera, mi ricordo che parlando della nostra storia ha voluto precisare delle cose e mi ha proprio detto:

" senti Kovar, io voglio dirti due o tre cose che secondo me sono importanti in una relazione per quanto mi riguarda. Ammesso che non si deve tradire, se mai per caso dovesse succedere voglio che tu me lo dica subito, se mai facessi una cagata colossale anche. Qualsiasi cosa, voglio che tra noi ci sia quella fiducia, quella libertà di dire le cose. Poi ovviamente in caso di tradimento, mio o tuo, si è liberi di scegliere di finirla lì. Ma per me è importante che le cose che ti riguardano le sappia da te, per farmi sapere che sono importante. Poi, secondo, quelle due paroline magiche che possono far scappare le persone. Sai io non sono una di quelle che le dice così a caso. Io cerco di dare un peso a quello che dico, quindi non devi sentirti rifiutato se per caso tu dovessi dirmele e io non ti rispondessi. Con questo non voglio dire che te non le puoi dire, anzi sei libero di dirle quando più te lo senti, ma volevo solo dirti che a me magari ci vorrà più tempo per dirtele."

Sempre contorta in quello che vuole dire, ci vuole sempre un buon ragionamento per capire quello che vuole esprimere, ma del resto non credo di essere tanto facile neanche io da capire.

Tra poco, esattamente tra 5 giorni è il suo diciottesimo compleanno: il 9 dicembre.

A lei ho detto che sarò occupato quel giorno, ma che mi farò perdonare domenica, potendo raggiungerla.

In realtà mi sono messo d'accordo con le sue amiche e le abbiamo organizzato una festa al pub dove vanno sempre. Io mi farò trovare all'uscita da scuola e la porterò a casa sua facendo finta che la sorpresa sia quella e la dovrò tenere occupata fino alla sera.

(parla Andrea)

Il 9 dicembre era arrivato e con lui i miei attesissimi 18 anni. Passerò la giornata con i miei amici visto che Jiri è bloccato a Macerata con gli allenamenti. La sveglia mi ha appena svegliato e, dopo averla spenta, noto con estrema felicità che ci sono molti messaggi di auguri inviati dai miei amici e anche il suo. Con un sorriso che va da orecchio ad orecchio, senza aver letto nessuno di quei messaggi, mi fiondo a prendere il pullman immancabilmente in ritardo. Appena arrivo alla fermata vengo assalita dai miei amici che mi fanno gli auguri e allo stesso tempo mi sgridano per non aver ancora letto i messaggi. Li avrei letti in classe.

Verso le nove e mezza ho finito di leggere e rispondere ai messaggi che mi hanno inviato sul cellulare, quando bussano alla porta. Pensando fosse il bidello non ci faccio neanche caso e rimango concentrata sul mio cellulare. La professoressa, però mi richiama dicendomi che alla porta volevano me. Così, alzando la testa noto che non è il bidello, ma..


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