CAPITOLO 43

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<<dov'è? Simo, dov'è lei?>>

Non sento risposta, ma sento i suoi passi. Sono di schiena lascio giù il bicchiere nel lavandino e mi giro. Lo vedo sulla soglia della porta. Inizialmente è titubante, poi si fionda letteralmente sulle mie labbra e mi bacia. In tutta risposta si becca uno schiaffo in faccia. Una reazione forse esagerata, sicuramente esagerata. Lo vedo indietreggiare. Mi guarda in attesa di una parola.

<<sei uno stronzo>> sto urlando, non mi interessa degli altri

<<io invece sono disgustato, pensavo tu ti fidassi di me>>

<<io mi fidavo, ma i miei occhi l'hanno visto il bacio. Quelle labbra dovevano essere solo mie, l'unica che era autorizzata a rubartele oltre a me era Alice. Non quella figa assurda>>

<<non era un bacio, cazzo. Lei mi stava parlando e poi mi ha appiccicato quelle sue schifose labbra sulle mie, io l'ho respinta subito e mentre mettevo in chiaro le cose, ti ho vista. Hai frainteso>>

<<il bacio c'è stato. >>

<<non ha significato niente>>

<<facile da dire>> forse ho sbagliato, dovrò passare alle scuse

<<cazzo, Andre. Non fare la bambina>>

<<forse è vero, sono una bambina>>

<<vaffanculo, Andre.>>

Detto questo se ne va. Io mi metto a piangere. Vorrei andare in un bar e ubriacarmi, ma non posso. Il solo ricordo di quella giornata mi fa crollare. Non ce la faccio e urlo. Un urlo di dolore e poi mi accascio a terra a piangere.

[[[ È un periodo che non sto bene. Continuo a vomitare e ho dei forti giramenti di testa, senza parlare del mio olfatto che è impazzito. Su consiglio di Jiri mi sono rivolta alla sua dottoressa , ma dopo una visita accurata in cui l'unica soluzione a cui si è arrivata è la gravidanza, esclusa per la regolarità del mio ciclo che avevo appena finito, torno alla mia routine. Ultimamente stavo un po' meglio, il malanno sembrava passato. Mentre stavo servendo ad un tavolo inizio a sentire le gambe deboli. Il mio capo se ne accorge e mi fa sedere sul retro. Una volta qui però perdo conoscenza. Quando mi risveglio sono distesa su una brandina dell'ospedale e accanto a me c'è Jessica. Per fortuna hanno chiamato lei e non Jiri, se no chissà quante preoccupazioni per nulla.

<<cosa mi è successo Je?>>

<<sei svenuta, ma adesso stanno facendo le analisi del caso. Ti hanno anche prelevato il sangue, fra un'oretta avremo i risultati e poi ci diranno se possiamo tornare a casa oppure no.>>

Dopo un'ora circa arriva un dottore che mi vuol parlare.

<<signorina, non serve allarmarsi. Nelle sue condizioni, giramenti e cali di zuccheri sono normalissimi, certo sarebbe meglio che mentre lavora reintegrasse le energie che consuma, perché se no il bimbo o la bimba ne può risentire fortemente>>

<<scusi, cosa?>> dico sgranando gli occhi. La mia stessa reazione ce l'ha Jessica.

<<dico che deve reintegrare le energie>>

<<si e dopo ha detto qualcosa di bambini.. quali bambini?>>

<<si, quello che c'è nel suo grembo. Lei signorina è incinta>>

<<no, non può essere. Io non sono incinta. Io ho sempre avuto il ciclo, l'ho finito martedì. Non posso essere incinta. È meglio rifare le analisi>>

<<nono, signorina le analisi sono giuste. Per il ciclo alle volte succede. Sono delle perdite che vengono confuse con le mestruazioni. Dalle ulteriori analisi che abbiamo fatto, abbiamo riscontrato che lei è incinta da circa quattro mesi e mezzo. Quindi il concepimento dovrebbe essere intorno alla fine di maggio essendo ottobre. >>

Io sto piangendo e non riesco a rispondergli così va avanti.

<<lei sta bene, però da quello che ho capito, lei non ha mai fatto un'ecografia, quindi sarebbe meglio verificare come sta la creaturina. Le prenoto subito la visita. Le andrebbe bene in questi giorni??>>

Annuisco e basta, non riesco a parlare.

<<devo dirle che il termine ultimo per abortire, l'ha già superato, quindi quella scelta è da escludere. Comunque va bene. La visita è prenotata per lunedì. Dovrà presentarsi con queste carte in ginecologia>>

<<va bene. Ora posso andare?>>

<<certo, passi in accettazione per firmare le carte di rilascio>>

Sono uno zombie che cammina. Ho gli occhi pieni di lacrime. Ho paura. Non so come reagirà lui. Non so come la prenderà. E poi è troppo presto. Io sono piccola e stiamo insieme da neanche un anno.

<<tranquilla, sarà felice. A lui piacciono i bambini e se ne prenderà cura proprio come con Alice. E non è mai un momento sbagliato per un figlio o una figlia. Solo forse può essere presto, ma mai sbagliato. Stasera Alice sta con me e Simo così voi potete parlare tranquilli>>

<<no, Jè. Io non so come dirglielo. Non stasera, domani dai>> ]]]

Quel domani non è più arrivato. Sono passati ormai 10 giorni, l'ecografia è andata. Non bastava essere incinta, pure di due gemelli. Il sesso non l'ho voluto sapere, però sono sani. Stanno bene. Inizio a tenermi la pancia: adesso io devo proteggerli. Devo essere forte per quattro persone insieme. Appena tornano gli altri, da non so quale posto chiedo loro se Alice può dormire da loro per stanotte. Io torno da Jiri.

Entro in casa e lui è lì, seduto sul divano che guarda il vuoto. Mi siedo in parte a lui. Non parliamo. Dopo ben quindici minuti decido di parlare.

<<sai perché mi ha fatto così male, Jì? Sono incinta, cazzo. Porto qui dentro da più di quattro mesi il frutto del nostro amore. Due gemelli. Lo so da dieci giorni, ma non ero ancora riuscita a dirtelo.>>

Non parla, mi fissa con una faccia inebetita.

<<cazzo, Jì dì qualcosa, per favore>>

<<cazzo devo dire, Andrea? Prima mi accusi di averti tradita e adesso vieni qui e mi dici che aspetti due gemelli. Ma come cazzo vuoi che reagisca?>>

<<non lo so. Di che non li vuoi, che ti fanno schifo, ma di qualcosa>>

Si alza e si allontana da me. Mi guarda come se gli avessi appena detto che sono stata a letto con il suo migliore amico. Ha una faccia indecifrabile. E questo fa male. Lo seguo con gli occhi. Si mette la giacca ed esce da casa. Nessuna parola, nessuno sguardo. Se ne va e l'unica cosa che so fare è prendermi la testa fra le gambe e piangere.

Spazio autrice: lo so, come sempre vi ho fatto aspettare troppo e per questo vi farò un piccolo regalo visto che ormai è Natale <3

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