Canzoni per il capitolo:
Meet Me In The Hallway – Harry Styles.
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Cheryl's Pov.
London 2017.
Scendo dal bus e mi lamento sonoramente trascinando la mia valigia, fin troppo pesante per me, lontano dal traffico londinese. Mi guardo intorno con un piccolo sorriso sulle labbra ricordando nostalgicamente i momenti passati qui fino a due anni prima. Non è cambiato nulla dall'ultima volta che ho messo piede qui; dalle strade trafficate da bus rossi, dalla gente che cammina per le passeggiate quotidiane, dai parchi sempre affollati o semplicemente dal tè pomeridiano che ho assaggiato anni prima e che continuo a prendere al piccolo café dietro l'angolo quasi accanto a casa mia. Tutto sembra uguale e normale ai miei occhi, colorato e fresco. Una boccata d'aria fresca per i miei polmoni ormai rinsecchiti dal clima afoso della California. L'abitudine della mia città natale mi è entrata sin dentro le ossa, e non nego che in questi due anni sono stata tremendamente tentata di ritornare, qui dove tutto è iniziato.
Ma ciò che mi è mancata è la forza. La forza necessaria per affrontare di nuovo tutto quello che mi sono lasciata alle spalle. Una vita normale, un amore andato a male ed una famiglia non iniziata. Il dolore ancora palpabile ritorna come un'ondata anomala dentro di me, solo al semplice ricordo. Due anni non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi, ed il semplice fatto che il clima ed il posto in generale mi fanno tornare in mente vecchi ricordi.. mi demoralizza. In questi anni ho cercato di andare avanti con la mia vita, non dimenticando il tassello doloroso ma accantonandolo da qualche parte del mio cuore voltando pagina. Anche se, ciò che mi serve, è cambiare direttamente libro.
Mi incanto fissando una donna che pulisce il visino del figlio, con una delicatezza da sciogliermi il cuore, e perdo un battito per quelle semplici azioni. Deglutisco distogliendo lo sguardo, chiudendo per un attimo gli occhi.
Non devo pensarci più se la mia intenzione è quella di andare avanti.
Mi ripeto iniziando a camminare verso l'appartamento che ho affittato qualche mese prima dalla California. In effetti, non ho proprio bisogno di una casa, con i miei genitori che abitavano a qualche metro da qui, ma non credo di poter reggere i loro volti dispiaciuti e ancora doloranti, ogni giorno, per quello che mi è successo anni fa. Mi limiterò ad andare a visitarli.
Prendo il piccolo pezzo di carta, sul quale ho scritto l'indirizzo del mio appartamento, ed inizio a guardare le varie abitazioni alla mia sinistra. Almeno mesi prima sono riuscita a scegliere un appartamento in un quartiere carino e, fortunatamente, non devo nemmeno pagare l'affitto per intero visto che condividerò casa con una ragazza della mia stessa età. Mi sembra che il suo nome sia Sophia; ho parlato con lei, si e no, due volte solo per organizzarci per il mio arrivo e, da ciò che ho capito, frequenterà l'Università per ancora altri due anni, settore psicologia infantile.
Arrivo faticosamente davanti l'appartamento, trafficando con il cellulare alla ricerca del numero di cellulare di Sophia. Ma come se sapesse già del mio arrivo, vedo il suo nome lampeggiare sul display e con un piccolo sorriso rispondo alla chiamata. « Ehi, sono proprio davanti casa.» le dico guardandomi intorno.
« Ciao! Io sto arrivando, sono appena uscita dall'Università. Due minuti!» urla dall'altra parte del telefono uccidendomi quasi l'orecchio sinistro.
«Tranquilla, fai con comodo. A dopo.» stacco la chiamata sedendomi su uno scalino proprio accanto l'abitazione.
Mi guardo intorno e felicemente constato quanto è tranquillo il quartiere, non mi piace molto la confusione e l'eccessivo frastuono e questo posto rispecchia tanto quello che cercavo. Tutte le abitazioni sono piccole ma carine, con l'unica differenza della villa imponente che mi ritrovo proprio davanti. Dall'esterno non riesco a vedere molto, solo un cancello moderno marrone - abbastanza grande - ed un portoncino proprio accanto del medesimo colore. Corrugo le sopracciglia chiedendomi chi possa abitarci, non mi risulta che ci abiti qualcuno di importante, dalle ricerche effettuate, però magari non ci ho fatto caso, ai tempi.
Sobbalzo al suono del clacson di una macchina e non appena mi giro vedo una figura scendere da essa. Il sorriso dolce, con l'aggiunta di una fossetta, sbuca sul viso di Sophia non appena mi vede seduta. Porta i lunghi capelli castani dietro le spalle avvicinandosi, puntando i suoi occhi nocciola su di me, dei jeans chiari fasciano le forme sinuose delle gambe mentre l'addome è coperto da una camicia leggera che lascia intravedere una fascia che le copre il seno abbondante - a differenza del mio che al massimo arriva ad una terza scarsa- il tutto completato da una giacca rosa cipria.
« Ehy tesoro, come stai?» mi abbraccia prendendomi alla sprovvista e mi sciolgo ricambiando l'abbraccio affettuoso. Almeno sono sicura del fatto che non sia antipatica.
Mi stacco e attorciglio una ciocca dei miei capelli imbarazzata « Sto bene e tu?» rispondo cordialmente.
Sorride « Benone, solo un po' stanca- afferra la mia valigia sotto il mio sguardo confuso- possiamo andare adesso, ti faccio vedere la casa.» mi riprende scuotendo il capo annuendo « Aah non vedo l'ora di conoscerti meglio! » aggiunge sorridendo e prendendomi per mano.
« Scusami, devo ancora riprendermi dal viaggio. Magari parleremo meglio davanti ad una tazza di tè, che ne dici?» la riprendo seguendola, chiude il portoncino alle sue spalle percorrendo, poi, un piccolo cortile che ci porta davanti all'ingresso. Il palazzo, dalla piccola spiegazione, è di tre piani e l'ultimo, Sophia, ha chiarito che fosse la mansarda dove passa il tempo a studiare.
« Ti capisco, sono stata in Australia per un paio settimane ed il ritorno è stato sfiancante. Non sono abituata a questi sbalzi d'orario.» ride infine contagiandomi. « Bene, al piano di sopra ci abita mio fratello ma non ci sta quasi mai dato che passa la maggior parte del tempo con la sua ragazza - il suo viso assume una smorfia schifata e trattengo un sorrisetto- mentre qui ci abito io,anzi ci abitiamo noi.».
Apre la porta facendomi cenno di entrare ed entro, rimango colpita sin da subito dall'enorme finestra che si affaccia su tutta Londra e sorrido avvicinandomi.
« Bella vista, eh?».
Annuisco guardandola per un breve istante, « Nel mio vecchio appartamento avevo una finestra grande quanto questa ed un panorama simile, infatti ogni sera mi sedevo sul davanzale leggendo o scrivendo i pensieri che mi passavano per la mente.» sorrido nostalgica ripensando a quei momenti di spensieratezza.
Quante notti ho passato a crogiolarmi nei miei pensieri, a fantasticare sul futuro, felice della mia vita. Eppure le cose sono destinate a finire.
Come tutte le cose belle della vita, prima o poi sono costrette e destinate a finire.
« Magari, potresti impiegare il tempo che vorrai in questo di davanzale.» mi giro puntando i miei occhi azzurri nei suoi nocciola, quasi comprensivi. « Insieme alla tua nuova coinquilina» aggiunge poi.
« Magari.» sussurro, ritornando a guardare davanti a me.
Chissà se le cose si aggiusteranno o miglioreranno, ma l'unica cosa di cui sono certa è il voler cambiare drasticamente la mia vita ed è quello che farò a partire da oggi.
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SIGN OF THE DESTINY |H.S.|
FanfictionCOMPLETA •DA REVISIONARE• Sono passati esattamente sette anni dal giorno in cui la vita di Harry Styles, membro della boy band più famosa al mondo, è cambiata radicalmente. Sembrava una vita da sogno, una vita perfetta ma l'eccitazione iniziale sva...