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Non mi sto dirigendo in camera mia, bensì in giardino.
Non ci sono regole che impediscano di andarci prima delle 22, orario in cui tutti gli studenti devono essere nelle loro stanze, anche se non dormono.

Quando sono così giù per via del mio passato, vengo spesso a camminare nel parco.

Una volta, ci andai anche oltre l'orario del coprifuoco.
Ovviamente, per sfortuna, mi beccarono.
Tuttavia, il preside mi lascio andare senza punizione poiché successe l'anno in cui arrivai ed ero ancora particolarmente scossa.
Probabilmente gli facevo pena.

Ma mi ammonì di non andarci oltre l'orario consentito altrimenti non avrei potuto evitarne le conseguenze.

E mantenni la parola.
Non me la rimangio mai, costi quel che costi.

Passeggio per l'enorme giardino sul retro, guardando la luna che brilla nell'oscurità.

Stasera c'è la luna piena.

C'era anche quella notte.
Avevamo litigato.
Io e William stavamo litigando con mamma e papà.
Non ricordo neanche più per cosa.
Sicuramente qualcosa di stupido.

Stavamo tornando dal nostro ristorante preferito, in campagna, dove andavamo ogni anno per la cena del nostro compleanno.
Uno splendido casale immerso nel verde, con una grande piscina, raggiungibile con una scalinata di pietra che portava verso il basso.

Faceva caldo.
Will continuava a urlare contro mamma, ma io mi ero rassegnata.
Su questo eravamo diversi: io sapevo quando arrendermi per evitare guai, lui no.
Lui non accettava compromessi, io si.

Guardavo fuori dal finestrino, il paesaggio scuro passare velocemente intorno a noi, le luci della città in lontananza mentre quelle del casale, ancora vicino, che si spegnevano piano, una dopo l'altra.
Guardavo la luna sopra la mia testa.
Pallida e lucente.

La musica viene dalla radio.
Sbanda.
Un fascio di luce acceca papà.

Apro gli occhi di colpo, fissandoli sul bordo della fontana di pietra posta al centro del giardino.

Sto ansimando.

Sento una voce che mi chiama, lontana. Sento le gambe deboli.
Non riesco a stare in piedi.

Sento le ginocchia cedere, delle braccia che mi sostengono.
Le ho già sentite prima.

Axel.

Che diavolo ci fa lui qui?

Che cosa vuole?

Dopo le parole in infermeria pensavo si sarebbe definitivamente allontanato..invece mi è venuto dietro.

Perchè?

Lo spingo via ma scivolo e cado a terra, reggendomi al bordo di pietra della fontana.

Gelido.

Sento un brivido lungo la schiena.
Probabilmente è dovuto al freddo, ma sembra diverso dal solito brivido glaciale.

Lui si inginocchia vicino a me, sento la sua mano sulla schiena.
Stranamente, mi consola.
Mi fa sentire al sicuro, lontano da quel giorno maledetto.

- Tranquilla, va tutto bene. - dice con tenerezza, stringendomi al petto.

Il mio respiro, piano piano, ritorna normale.

Riesco a schiarire il mio campo visivo e capisco cosa è successo.

Sono vicino alla fontana del giardino sul retro.
Lui deve essermi venuto dietro quando sono uscita.

Ma perché?

- Che ci fai tu fuori? - chiedo, acida.

Mi fa incavolare il fatto che si sia di nuovo intromesso nella mia vita.

- Ti ho vista uscire da sola e mi sono preoccupato. Non sembri stare molto bene. - i suoi occhi azzurri fissano i miei - Sei molto pallida.

- È una vita che sono pallida. - dico, alzando gli occhi al cielo.

Sul suo volto si forma un sorrisetto.
Che ride, è la verità.

- E parli proprio tu poi..

- Che c'è? - sembra confuso ma divertito.

- Non per contraddirla, altezza, ma si è visto ultimamente?

Un sorriso ironico mi si forma sul viso.
Strano.
Di solito non sorrido.

Axel, capendo di cosa parlo, sorride.

- Ah, parla della mia carnagione estremamente bianca? - fa finta di pensarci - Si mia cara, mi sono guardato allo specchio proprio questa mattina e devo dire che non ero così terrificante.

Sento un risata.

Accidenti.

Viene dalla mia bocca.

Perché rido alle sue pessime battute?

Anche lui ride.
Poi, sul suo volto appare un'espressione titubante, come se volesse chiedere qualcosa ma non sapesse se può farlo.
A quanto pare, decide per il si.

- Senti, mi dici perché mi chiami William?

Mi irrigidisco.
E il mio sorriso svanisce all'istante.

Non sono affari che lo riguardano.
Non mi conosce, non ha il diritto di chiedermi nulla!

Avrebbe fatto meglio a decidere per il no.

Senza un parola, mi alzo in piedi e tento di camminare.
Ma non faccio neanche un passo che già cado di nuovo a terra.

- Attenta!

Axel mi circonda la vita con le braccia, sorreggendo il mio peso.

Lo spingo di nuovo via.
Stavolta riesco a restare in piedi.

- Non toccarmi! Stai lontano da me!

Guardo i suoi occhi unici, prendendo coraggio per distogliere lo sguardo, per poi scappare via lasciandolo lì, da solo, con un espressione sgomenta in volto.

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Surprise readers!

Un nuovo capitolo.
Visto che lo scorso fine settimana ho pubblicato un solo capitolo, causa forza maggiore, ho deciso di farvi un regalino con un capitolo in più.

Finalmente si inizia a capire il passato di Serenity e del misterioso William.

Voi avete già capito tutto?

E Axel? Che legame instaurerà con Serenity?
Perchè la segue e la controlla, nonostante non si conoscano?

Se la storia vi piace lasciate voti e commenti e consigliatela ai vostri amici o follower!

Kiss Kiss
Areshadow 🖤

Never Give UpDove le storie prendono vita. Scoprilo ora