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Mi sveglio sentendo un profumino di cibo.

Riconosco il profumo.
Tacchino.
Ho l'acquolina in bocca.

Mi rendo conto di essermi addormentata a tre pagine dalla fine.

Chiudo il libro e mi alzo.

Non mi interessa finirlo, lo so a memoria.

Ho letto questa tragedia talmente tante volte che ricordo quasi ogni singola parola, ogni singolo istante.

Ripongo il libro sul suo scaffale e piego di nuovo la coperta; poi rimetto a posto il pouf e mi avvio verso l'uscita.

Una volta fuori dalla biblioteca, chiudo a chiave la porta.

Mi avventuro per corridoi quasi deserti finché non arrivo in mensa, con lo stomaco che brontola.

Apro la porta con cautela ed entro, trovando ad attendermi i pochi studenti rimasti, seduti insieme ai docenti che non sono partiti per le vacanze, al preside Rufius e ai dipendenti del collegio.

Solo pochi studenti rimangono a scuola durante le vacanze: chi è orfano o chi non torna a casa perché i cari genitori ricchi partono per hotel di lusso e resort a cinque stelle.

Io rimango sempre qui, anche durante la pausa estiva.

D'altronde, non saprei dove altro andare.

Appena mi vedono, le voci di festa si spengono.

Sapevo che sarebbe successo.
Ultimamente è stato raro vedermi al di fuori delle lezioni, a maggior ragione ora che ho tentato di annegarmi in piscina.

Studenti, docenti e dipendenti mi guardano con cautela, come se potessi esplodere da un momento all'altro.

Non hanno tutti i torti in fondo; dopo l'ultimo periodo non è difficile pensarlo.

Rimango lì, in piedi in mezzo alla sala, con uno sguardo patetico.

Una delle cuoche, Marisa, si alza con un sorriso sul volto e viene verso di me, dicendo:

- Vieni a sederti con noi cara.

Mi prende per un braccio senza darmi occasione di ribattere e mi porta al centro del tavolo, sistemandomi su una sedia tra Axel e Victor.

Loro mi fanno posto, rivolgendomi due imbarazzati sorrisi.

Quando sono tornata in camera per cambiarmi, questa mattina, loro non c'erano.

L'ultima volta che ci siamo visti, li insultavo dopo che mi avevano salvato la vita.

Io non sono in vena di sorridere così mi limito a salutarli con una mano.

Marisa, preoccupata per le mie numerose assenze in mensa, mi riempie il piatto di pasta al forno, tacchino e patate arrosto.

Un po' troppo, a mio parere, ma non ho voglia di fare storie e comincio a mangiare in silenzio, mentre si rianimano le voci.

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Quando tutti hanno finito di mangiare, ci alziamo in gruppo, spostandoci nella sala che viene usata per le feste.

È un enorme salone con finestre alte fino al soffitto, affacciate su entrambi i giardini, e due lampadari a gocce; il loro effetto luminoso toglie il fiato.

L'oro delle decorazioni rende la stanza molto accogliente, dando quasi la sensazione di casa.

I rilievi di marmo bianco e i dipinti sulle pareti rendono il luogo magico.

E infine, il pavimento di marmo lucido incornicia il tutto provocando un'atmosfera regale.

Ogni volta che entro qui dentro, e mi è capitato varie volte ormai, rimango sempre stupita dalla bellezza di questo posto.

Oltre alla biblioteca, questa é la stanza del castello che preferisco.

Una voce accanto a me mi risveglia dallo stupore.

- Una favola, vero?

Mi giro verso la voce e incontro gli occhi azzurro mare di Axel, leggermente nascosti dai capelli neri.

Sono cresciuti un po' da quando è qui.

- È un peccato che questa sala venga usata così raramente. - affermo, ammirando di nuovo l'enorme salone.

- Hai decisamente ragione.

Axel avanza nella stanza, raggiungendo Victor, ormai molti metri più in là di noi.
Li seguo anch'io.

In fondo alla stanza è posizionato un abete illuminato da luci di Natale intervallate da palline di molti colori.

Un albero-arcobaleno.
Come sarebbe piaciuto a Jake.

Lui era molto solare, amava il Natale per i colori degli addobbi.

Rufius sta facendo cenno ai vari ragazzi sparsi ad ammirare lo splendore del luogo di sedersi in cerchio sul tappeto davanti all'albero, mentre gli insegnanti e i vari dipendenti prendono posto su poltrone e divanetti lì vicino.

- Quest'anno, come sapete, abbiamo deciso di organizzare una riunione per aprire i regali tutti insieme, almeno con quelli di noi rimasti. Perciò vorrei che metteste i regali che avete fatto ai vostri compagni presenti sotto l'albero, in modo che il Babbo Natale di quest'anno - e si indica con un sorriso sornione - possa distribuirli ad ognuno di voi.

Tutti gli studenti, con sorrisi dipinti sui volti, prendono i loro regali e li sistemano sotto l'albero, come ha chiesto Rufius, che intanto si sta mettendo una barba finta e un cappello rosso da Babbo Natale.

Non riesco a trattenere un risatina che sorprende Axel e Victor, seduti accanto a me.
Sorridono a loro volta.

- Bene, bene, bene giovanotti e damigelle - dice Rufius con un vocione palesemente finto - cominciamo a distribuire i regali di Natale.

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È la vigilia di Natale e i pochi rimasti al castello festeggiano tutti insieme in modo unico.

Rufius travestito da Babbo Natale?
Chissà cosa avrà in serbo per i suoi studenti!

Al prossimo capitolo!

Kiss Kiss
Areshadow 🖤

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