4: Occhi puntati

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1 Settembre 2003

Draco's p.o.v.

La prima cosa di cui mi rendo conto è il gelo rigido del pavimento sotto la guancia.

La seconda è che ogni singolo muscolo del mio corpo duole al punto che non riesco quasi a muovermi.

La terza è che la luce che entra dalla finestra socchiusa non ha più le tinte forti di un mezzogiorno di fine estate, ma quelle dorate del tardo pomeriggio.

Ci metto secoli a tirarmi a sedere, secoli conditi di fitte di dolore che causano lampi davanti agli occhi. Mi gira la testa.

Da qualche parte, nell'ombra, odo il mormorio degli elfi domestici.

Mi aggrappo al tavolo per rizzarmi in piedi e mi accorgo che hanno sparecchiato, eppure non mi hanno toccato. Suppongo che lui abbia ordinato loro di lasciarmi dov'ero.

Non riesco a tirarmi su al primo tentativo, nemmeno al secondo. Al terzo ricado indietro, atterrando sul sedere con un tonfo che mi scuote l'intera colonna vertebrale e mi fa sbattere i denti. Nuovi lampi davanti agli occhi, nuove fitte nelle braccia, nelle gambe, nel torace.

Striscio fino alla porta, dove riesco molto lentamente ad alzarmi in piedi tenendomi allo stipite, che mi agevola più del tavolo.

Quando finalmente arrivo in camera mia, dopo una strenua lotta contro ogni gradino, è ormai il tramonto.

Merda.

I miei bagagli sono sul pavimento accanto al letto, dove li avevo lasciati, e la bacchetta è posta con cura sul mio cuscino: uno degli elfi, mosso a pietà, deve averla lasciata lì. La afferro con dita ancora dolenti e, invocando tutte le forze che mi rimangono, mi Smaterializzo insieme alle poche cose che voglio portare con me.

Quando mi Materializzo appena fuori dai terreni della scuola sono già accasciato al suolo, ansimando, con l'erba umida che mi accarezza la guancia.

Trascinarmi fino al castello, imboccare le scale fino alla stanza che – mi hanno comunicato qualche giorno fa – mi è stata assegnata ed entrarvi consuma tutte le mie energie. So che la cena di benvenuto sta per iniziare, ma non c'è modo che io riesca ad arrivarci, ora.

Collasso sul letto e mi addormento.

È un elfo domestico che mi sveglia, dopo quelli che sembrano pochi secondi. Fuori è buio, ma non ho idea di che ora sia.

«Signore, signore, devi svegliarti. La Preside mandato me a cercarti. Devi andare nella Sala Grande.»

Mi indica la veste pulita, ordinatamente piegata sul baule e io mi tiro a sedere, gemendo. Ho bisogno di una doccia.

Ignorando le pressioni dell'elfo, mi trascino verso quella che immagino – a ragione – essere la porta del bagno. In un attimo sono nudo, con l'acqua gelata che mi morde la pelle. Ho bisogno di svegliarmi.

Asciugo i capelli con un incantesimo, li intreccio, mi vesto e mi avvio verso la Sala. Il breve sonno e la doccia fredda mi hanno svegliato e, anche se ogni passo mi provoca fitte di dolore, cerco di muovermi come se niente fosse. La mia lieve zoppia è colpa di una vecchia ferita e mi sforzo di non permettere all'indolenzimento dovuto agli incantesimi di mio padre di accentuarla.

Ora che sono in grado di guardarmi intorno, i ricordi che le pareti del castello mi suscitano mi affollano la mente, dolceamari. Eppure, per quanto assurdo, mi sento più a casa qui che a Malfoy Manor.

Mi soffermo sulla soglia della Sala Grande, inspirando. Mi sembra quasi di essere tornato alla prima volta, col cuore in gola per la paura di non essere smistato nei Serpeverde, per la meraviglia alla vista di un posto magnifico di cui avevo solo sentito parlare, per il timore della nostalgia e per l'euforia di poter finalmente iniziare a scrivere il mio futuro. Bah, si è visto che grande futuro ho ottenuto...

La preside sta presentando Gazza, il che significa che è prossima alla fine del suo discorso. Forse sono ancora in tempo.

Mi sistemo le vesti anche se non ce n'è bisogno e faccio un passo in avanti, incontrando lo sguardo della Mc Grannitt.

«Da ultimo, è finalmente qui con noi il nuovo insegnante di Volo, Draco Malfoy» annuncia lei e, come mi aspettavo, un tumulto di proteste invade la sala.

Sollevo il mento e avanzo verso il tavolo degli insegnanti.

In fondo, non poteva esserci ingresso migliore, per me. Inutile arrivare in sordina, l'odio di questi maghi in erba mi si sarebbe riversato comunque addosso come le onde del mare, tanto vale farlo sfogare in un colpo solo.

Faccio passare lo sguardo su quelli che ormai posso considerare a tutti gli effetti colleghi. Nessuno sembra particolarmente felice di vedere il mio brutto muso, l'espressione più favorevole nei miei confronti è quella impassibile dei capi delle Case. E quella assorta di Potter. Potter? Perché devo sempre ritrovarmelo in mezzo ai piedi?

Sposto rapidamente lo sguardo sulla persona accanto a lui, riconoscendo la Potteressa dalla sua inconfondibile chioma ramata. Alla sua sinistra...

Incrocio un paio di occhi marroni, ora spalancati su di me, colmi di così tante emozioni che fatico a reggerne il peso. Sorpresa, rabbia, angoscia, paura, determinazione. È il suo sguardo a sovrastare il rumore delle voci intorno a me, a tenermi incatenato per lunghi istanti.

Dentro di me, sento un globo di ira e delusione ingigantirsi fino a riempire tutto lo spazio vuoto che avevo nel petto.

Pensavo mi fosse stata data una seconda opportunità, ma l'illusione crolla come un castello di carte davanti alla presenza di un nutrito gruppo dei miei vecchi nemici.

Spezzo l'incantesimo di quegli occhi scuri e continuo a camminare.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora